La responsabilità civile nel pallone
Il mondo del calcio ha
da sempre dato ispirazione
in tema di responsabilità
civile, innanzi
tutto con la celeberrima
sentenza Meroni, e questo
è fatto notorio. Com’è notorio
che, mentre un tempo
il danno non patrimoniale
risarcibile era considerato
solo quello derivante da un
fatto di reato come previsto
dall’art. 185 C. P., ormai
da decenni la giurisprudenza
ha ampliato la
categoria del danno risarcibile
inserendo le categorie
di danno morale, biologico
ed esistenziale.
Si è così accresciuta la tutela
dei cittadini, fino ad
arrivare a sentenze che
hanno un che di folkloristico:
è l’esempio
del giudice di pace
che ha riconosciuto
il danno esistenziale
perfino a chi non
riusciva a riavere i
soldi “mangiati”
dalla macchina
stampatrice dei biglietti
dei mezzi
pubblici.
Così la nuova
frontiera del risarcimento
calcistico e
non solo potrebbe essere
legata ai danni che le
società sportive e i loro
amministratori causano in
conseguenza delle loro irregolarità e inadempienze:
dalla frode sportiva all’iscrizione
fraudolenta al
campionato, dal ritardato
pagamento degli stipendi e
dei contributi (che è già
costato al Bologna diversi
punti) alla non corretta
manutenzione e gestione
degli impianti sportivi, che
in alcune occasioni hanno
permesso il verificarsi di
violenze negli stadi.
Il caso certamente più clamoroso
degli ultimi anni è
stato quello di Calciopoli.
Il nostro direttore, l’avv.
Romolo Reboa, ha colto
l’occasione per essere, ancora
una volta, all’onore
della cronaca costituendosi
parte civile nell’ambito del
processo contro Moggi. Il
campionato del 2006, dopo
lo scandalo, avrebbe perso
di interesse in quanto le
partite erano state già tutte
decise “a tavolino”, ma gli
abbonati delle payperview
pagarono ugualmente l’abbonamento
come se quello
fosse un campionato “normale”.
Il danno sarebbe
quindi non solo per i tifosi
della Juventus, ma anche
per quelli delle altre squadre
di Serie A abbonati.
Un ragionamento
simile è fatto da Luca
Stanghellini, docente di diritto
civile e di diritto sportivo
all’Università di Siena,
sostenendo che i tifosi,
anche associati, possano
agire contro i dirigenti della
loro squadra del cuore
per far valere, se non un
loro interesse legittimo, almeno
il loro interesse di
fatto, e questo a norma di
quanto previsto dal 2395
C.C..
In definitiva, i nuovi
spunti in tema di
responsabilità civile
potrebbero
portare alla fine
del mondo del
pallone, almeno
per come lo
conosciamo oggi,
ma saranno
anche l’occasione
per segnare un
punto a favore
dello sport vero.
D’altronde la
storia lo insegna:
le svolte
della giurisprudenza
sulla responsabilità
civile passano per
il calcio.
Massimo Reboa