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Fallimenti: L’Europa condanna l’Italia
Posted by Passigli on Thursday, December 30 @ 16:32:23 CET
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L’Italia è stata, nello scorso mese di aprile, ancora una volta condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le lentezze giudiziarie riguardanti le procedure concorsuali.



L’Italia è stata, nello scorso mese di aprile, ancora una volta condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per le lentezze giudiziarie riguardanti le procedure concorsuali. La sentenza, emessa dalla seconda sezione della Corte Europea, riguarda il ricorso numero 51.703 del 1999, presentato da un cittadino di Pistoia per una procedura fallimentare iniziata nel 1987 e non ancora conclusa. La condanna è relativa alla violazione degli articoli 6 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e non si limita a sanzionare l’irragionevole durata della procedura, ma anche le ingiustificate ingerenze nella vita e nelle attività del fallito rispetto alle finalità ed agli obiettivi perseguiti dalle procedure concorsuali previste dalla legislazione italiana. A questo proposito va detto che il problema delle ingiuste interferenze è stato preso in esame dal progetto di riforma del diritto fallimentare risalente al 1942, che è ancora fermo presso la commissione Trevisanato, istituita presso il Ministero della Giustizia: ciò potrà riguardare vari aspetti, quali ad esempio la gestione della corrispondenza del fallito da parte del curatore. La Corte europea ha quindi condannato l’Italia a risarcire il cittadino di Pistoia per 20.000 euro per danni morali oltre a 3.000 euro per le spese legali, a causa delle infinite traversie giudiziarie inerenti la procedura iniziata il 14 maggio 1987 ed ancora pendente presso il Tribunale, con le immaginabili conseguenze che ne derivano. Appare quindi sempre più urgente l’adeguamento della legislazione italiana sulle procedure concorsuali alle esigenze della moderna realtà imprenditoriale ed economica, che necessita di tempi brevi e ragionevoli e della certezza e chiarezza del diritto, nell’interesse delle istituzioni statali, delle stesse imprese coinvolte nei fallimenti e degli interessi dei creditori, che dovrebbero essere in primo luogo tutelati dalle procedure in esame.

Di Alessandro Passigli
Commercialista in Roma

 
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