Il problema che bisogna
affrontare in maniera
prioritaria per garantire
il funzionamento della macchina
della giustizia è quello
della lunghezza della cause. Le camere civili hanno
tentato di apportare contributi
di estrema concretezza
ai problemi della giustizia
affrontandoli con la
scienza degli studiosi e con
la conoscenza dei pratici.
Il problema che bisogna
affrontare in maniera
prioritaria per garantire
il funzionamento della macchina
della giustizia è quello
della lunghezza della cause. Le camere civili hanno
tentato di apportare contributi
di estrema concretezza
ai problemi della giustizia
affrontandoli con la
scienza degli studiosi e con
la conoscenza dei pratici.
Nell’intento di continuare a
farlo, per quanto mi riguarda,
vorrei esporre un’analisi
ed una proposta. Il processo
serve ad acquisire tre elementi:
le ragioni dell’attore;
le ragioni del convenuto; i
risultati della fase istruttoria
svolta davanti il giudice.
Concluse le dette fasi il giudice
è chiamato ad applicare
il diritto sostantivo alla
vicenda portata al suo esame
emettendo il provvedimento
richiesto. Il percorso
sembra semplice e tale dovrebbe
essere, ma nel corso
dell’acquisizione degli elementi
necessari alla decisione
il processo è suscettibile di incontrare innumerevoli
ostacoli che impediscono
la soluzione rapida della
vicenda portata all’esame
del giudice. Competenza,
giurisdizione, forme processuali, differenze fra i
vari riti possibili, costituiscono
sovente l’impedimento
alla conclusione di
merito.
La difficoltà maggiore è
costituita sovente dal fare
viaggiare il processo fino
all’accesso al diritto sostanziale.
I problemi formali preliminari
alla produzione del diritto
sostanziale, che inceppano
l’esercizio della giurisdizione,
assorbono una
quota notevole dell’attività
dei giudici.
L'Unione Nazionale delle
Camere Civili sin dal congresso
di Taranto ha intrapreso
un percorso difficile,
proponendo una riflessione
in ordine al principio della
unicità della giurisdizione
che, a nostro giudizio, costituirebbe
un ambizioso
traguardo per la razionalizzazione del «servizio giustizia
» dovuto ai cittadini.
E' opportuno riflettere che
se alcuni aspetti del giudicare
in maniera diversificata
avevano un senso quando
la giurisdizione aveva
dei livelli qualitativi alti e
quantitativi accettabili, oggi,
con la maggior parte
della giurisdizione assolta
dalla magistratura onoraria,
il processo deve essere incanalato
su criteri di semplicità,
di razionalità e di
produttività adeguati alla
realtà attuale.
In atto, il principio dell’unicità
delle giurisdizione è
osteggiato soprattutto da
coloro che con la concentrazione
della giurisdizione
avanti il giudice ordinario
dovrebbero cedere i loro
privilegi in omaggio ad
una vera razionalizzazione
del servizio giustizia.
Pur mantenendo il percorso
intrapreso, l’Unione Nazionale
delle Camere Civili,
preso atto della impossibilità
di realizzare in breve
l'obiettivo strategico della
unicità della giurisdizione,
ha individuato una soluzione
minore certamente perseguibile
intesa a razionalizzare
il processo, ripristinando
la centralità del giudice,
rigorosamente togato,
nei momenti decisionali ed attribuendo alle parti reali
poteri nell'esercizio dei diritti
e della difesa. Consentire
alla giurisdizione di
non disperdere energie in
questioni rituali inutili ed
impiegare le risorse al fine
principale di rendere giustizia,
producendo provvedimenti
giudiziari decisionali,
significa recuperare
quel 25-30% di produttività
dispersa in questioni
esclusivamente formali e che può essere dedicata alla
giustizia sostanziale.
L’unificazione dei riti e la
loro semplificazione equivarrebbe
in definitiva ad
aumentare la produttività
dell'organico della magistratura
di oltre il 25%.
Un obiettivo da perseguire,
allo stato, sarebbe quello
dell’unificazione del maggior
numero possibile di riti
e la semplificazione del
processo nel quale, mantenendo
ferma la centralità
del magistrato nel momento
della decisione, si possa
prevedere, con le necessarie
garanzie di difesa e di
contraddittorio, lo svolgimento
di attività processuali
non decisionali alle
parti e/o alle strutture burocratiche
istituzionali.
di Salvatore Grimaudo
Avvocato del Foro di Palermo, Presidente dell'Unione Nazionale Camere Civili