Le credenziali di
TEAM sono notevoli:
è un’associazione
che riunisce circa 50
organizzazioni in 20 Paesi
europei, che può contare
su migliaia e migliaia di
attivisti, molti dei quali
possono vantare vittorie in
diversi referendum riguardanti
in un modo o nell’altro
l’UE. TEAM riunisce
gli insoddisfatti di
questa Unione, è «una rete
che difende la democrazia
». Il suo portavoce svedese
Henrik Dahlsson ci
spiega proprio cosa non
va dell’Unione e soprattutto
della recente bozza
di Costituzione Europea.
Le credenziali di
TEAM sono notevoli:
è un’associazione
che riunisce circa 50
organizzazioni in 20 Paesi
europei, che può contare
su migliaia e migliaia di
attivisti, molti dei quali
possono vantare vittorie in
diversi referendum riguardanti
in un modo o nell’altro
l’UE. TEAM riunisce
gli insoddisfatti di
questa Unione, è «una rete
che difende la democrazia
». Il suo portavoce svedese
Henrik Dahlsson ci
spiega proprio cosa non
va dell’Unione e soprattutto
della recente bozza
di Costituzione Europea.
D) Dahlsson, qual è la
sua opinione sul processo
che ha portato alla
bozza della cosiddetta
Costituzione Europea?
R) Si pensava che la Convenzione
sul Futuro dell’Europa,
avviata nel marzo
2003, fosse un modo
nuovo di costruire l’Unione
Europa. I rappresentanti
dei Parlamenti nazionali,
dei Governi e delle istituzioni
UE dovevano discutere
apertamente e la
società civile doveva essere
coinvolta nel processo.
Il «metodo della Convenzione
» era descritto dagli
entusiasti come più democratico
rispetto ai negoziati
segreti in occasione delle
Conferenze Intergovenative.
Presto è diventato chiaro
per i membri della Convenzione
e per le altre
persone coinvolte che non
si trattava di un processo «dal basso all’alto», ma il
contrario. Non si è proceduto
alle votazioni come in
un normale parlamento.
Persino il Praesidium, costituito
da 12 persone, che
ha controllato l’intero processo
della Convenzione, è
stato descritto come un organo
che ha lavorato secondo
modalità «dall’alto
al basso». Gisela Stuart, britannica, che ha rappresentato
i Parlamenti nazionali
nel Praesidium, ha
detto che molte decisioni
sono state adottate senza il
coinvolgimento dell’intero
Praesidum. Chi ha preso
allora le decisioni? Il presidente
Valéry Giscard d’Estaing
da solo?
Si pensava inoltre che la
Convenzione, e specialmente
il Praesidium,
avrebbero coinvolto la «società
civile» nel processo.
«Società civile» significa
principalmente il grande
gruppo di organizzazioni non governative che lavorano
a Bruxelles e provano
ad influenzare l’agenda dei
lavori. Io ho rappresentato
TEAM in queste sessioni.
Rapidamente molte ONG
sono rimaste deluse per la
mancanza di interesse del
Praesidium a raggiungere
un vero dialogo. Alla fine
anche i gruppi pro-UE
hanno descritto le sessioni
ONG come «un alibi democratico
» per una Convenzione
non democratica.
D) La Costituzione dell’Unione
Europea è la risposta
giusta ai problemi
dell’Unione, specialmente
al deficit democratico?
R) No, la Costituzione non rende l’Unione Europea
più democratica o più trasparente.
Viene abbandonata
la «struttura a pilastri
», e ciò rende in pratica
quasi tutte le materie sovranazionali.
L’articolo
10.1 stabilisce che il diritto
dell’Unione Europea ha
sempre prevalenza sul diritto
degli Stati membri e
sulle Costituzioni nazionali.
Ciò forma la base di un
ordinamento federale, in
cui gli Stati membri possono
essere considerati come
«regioni», «province», non
Paesi indipendenti che mantengono il controllo
sui loro affari.
Nelle aree delle cosiddette
«competenze concorrenti»
- che comprendono l’ambiente,
le politiche sociali
e la vasta area «libertà, sicurezza,
giustizia», gli Stati
membri possono solo legiferare
quando l’Unione
Europea decide di non farlo.
Ciò significa che il
principio fondamentale
dell’Unione Europea è rovesciato:
i poteri derivano
dalla stessa UE, non dagli
Stati membri.
Si propone che la Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione
Europea diventi giuridicamente
vincolante. Se la Carta diventasse vincolante
nell’ambito del diritto
dell’Unione Europea, ai
giudici della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea,
privi di responsabilità, verrebbe
dato il potere finale
di decidere quali sono i nostri
diritti, e tutta la legislazione
dell’UE e la giurisprudenza
della Corte di
Giustizia dovrebbero essere
prodotte in conformità
di una nuova dimensione
legale, quella dei diritti
umani come definiti nella
Carta. Questo darà all’Unione
Europea e alla Corte di Giustizia nuovi poteri
per intervenire negli affari
degli Stati membri e nella
vita della gente.
La Carta dell’Unione Europea
ha quindi più a che
fare con il potere politico
che con i diritti umani. E’
uno strumento effettivo
per espandere il potere
dell’UE. La Costituzione
non trasferisce alcun vero
potere ai parlamenti nazionali,
e ad essi non vengono
dati strumenti efficienti
per controllare il
concentramento di potere
in corso a Bruxelles.
D) La Costituzione europea
salvaguarda o minaccia
le libertà individuali?
R) L’area delle libertà è
uno degli aspetti più importanti
della Costituzione.
Come ho descritto in
precedenza, la Costituzione
forma la base per un sistema
giuridico federale.
La Costituzione dà anche
all’UE il potere giurisdizionale
di agire come uno
Stato centralizzato. Con il
«mandato d’arresto europeo
» è possibile arrestare
una persona in un qualsiasi
Paese UE per un fatto
che non è un reato nel suo
Paese. E nessuna prova
deve essere presentata!
I diritti civili sono veramente
minacciati dalla
bozza di Costituzione e
dall’attuale sviluppo dell’UE.
Dopo l’11 settembre
ogni tipo di disobbedienza
civile può essere classificata
come «terrorismo», i
vostri beni sequestrati, la
vostra posta elettronica e i
vostri conti bancari controllati
dalle autorità. Allo
stesso tempo, l’Unione
non rispetta principi democratici
elementari come
la responsabilità e la trasparenza.
Con l’attuale atteggiamento
autoritario
dell’UE, ciò costituisce
un’evoluzione molto pericolosa.
D) Cosa pensa dell’equilibrio
di poteri tra Unione
Europea e Stati membri,
e tra Stati membri,
delineato nella bozza?
R) La bozza trasferisce
poteri dai piccoli Stati
membri alle istituzioni UE
e agli Stati membri con
grandi popolazioni. A
Francia e Germania sono
stati dati poteri ampliati,
dato che il potere di voto
è parzialmente basato sulla
popolazione. Insieme
con un altro grande Paese
possono bloccare ogni decisione.
Insieme formeranno
un «direttorio», per
citare Sverker Gustavsson,
professore svedese di
scienza politica.
Il fallimento del vertice di
Bruxelles pone in discussione
l’idea di un’Unione
guidata dai grandi Stati.
Dimostra che le aspirazioni
francotedesche per l’egemonia
in Europa non
vengono accettate. I piccoli
Stati membri dell’Unione
devono chiedersi se
sono pronti a cedere così
tanto potere al direttorio.
E i cittadini dovrebbero
domandarsi se sono desiderosi
di fare ciò.
D) Lei è a favore di referendum
nazionali sulla
Costituzione UE?
R) Sì. Adesso è giunto il
momento di dare all’enfatico
motto della «Europa
dei cittadini» qualche contenuto,
di chiedere ai cittadini
quale tipo di Europa
vogliono. Organizzando
referendum possiamo veramente
coinvolgere i cittadini
in una discussione
approfondita sulla Costituzione
e sul futuro dell’Europa.
Molti aderenti a
TEAM sono attivi nella
Campagna Europea per il
Referendum (www.europeanreferendum.org), che
chiede referendum nazionali
sulla Costituzione UE in connessione con le elezioni
per il Parlamento Europeo
del giugno 2004.
D) Un referendum, quello
svedese, ha già fatto sensazione.
Cosa possiamo
imparare da questo No
all’euro?
R) Dal massiccio voto per
il no (55,9% No, 42% Sì)
si possono trarre tre principali
conclusioni, che riguardano
lo sviluppo dell’UE
e le modalità di svolgimento
del dibattito su di
esso.
Innanzi tutto, gli svedesi
hanno capito che l’euro è
un progetto politico. Quindi
è necessario un dibattito
franco sulla Costituzione
UE, un confronto aperto e
corretto sul suo contenuto
e sui suoi possibili effetti.
Come è possibile fare questo?
Lasciando che la gente
decida attraverso referendum
nazionali se vuole
o no la Costituzione.
Poi bisogna limitare i poteri
di Bruxelles. Gli svedesi
non hanno detto no non solo
all’euro, ma anche al
crescente potere di Bruxelles.
Il concentramento di
poteri non può continuare
incontestato mentre c’è un
crescente risentimento
pubblico contro questa
evoluzione, altrimenti l’UE
si troverà in una crisi di legittimità
sempre più
profonda.
Infine, bisogna creare
un’Europa più flessibile. Il
no svedese all’euro crea un
nuovo scenario politico in
Europa. La Gran Bretagna,
la Danimarca e la Svezia
rimarranno fuori dall’area
euro nel prevedibile futuro,
e probabilmente per sempre
se la crisi economica dell’area euro peggiorerà.
Gli Stati membri dell’UE
continueranno a scegliere
strade diverse in questo
scenario. Qualcuno opterà
per la cosiddetta «cooperazione
rafforzata» come,
per esempio, per la sicurezza
e la difesa, mentre
altri non parteciperanno affatto.
Un’UE con 25 o 30
membri ha bisogno di essere
più flessibile e meno
centralizzata per poter funzionare.
D) Quali idee per un’Europa
diversa e più democratica?
R) TEAM non sostiene una
sola alternativa all’attuale
evoluzione dell’UE. Vogliamo
creare una piattaforma
per un ambio dibattito sulle
alternative allo «Stato UE»
che adesso è in via di formazione.
L’alternativa, o le
alternative, possono essere
le organizzazioni europee
esistenti o i trattati vigenti,
una riforma delle attuali
istituzioni UE, o la creazione
di una nuova struttura
per affrontare le questioni
europee.
Le idee hanno una cosa in
comune: qualsiasi cooperazione
europea deve essere
basata sul consenso dei popoli
d’Europa e dei loro
parlamenti nazionali. Potere
e responsabilità devono procedere
mano nella mano.
Questo dibattito è iniziato
in modi differenti. TEAM
ha appena organizzato una
conferenza a Bruxelles,
«Idee per un’Europa democratica
», dove sono state
discusse alternative allo
Stato UE. Raccogliamo
idee e proposte per le alternative
nel nostro sito internet
www.teameurope.info.
di Andrea Trunzo