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Unione Europea: Randazzo: «diritti e libertà prima di tutto»
Posted by Trunzo on Wednesday, February 02 @ 18:23:30 CET
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La Giustizia, quella con la «g» maiuscola, viene abitualmente e simbolicamente raffigurata con una bilancia.
Quando si parla di Giustizia e mandato d’arresto europeo, forse tale immagine può essere completata mettendo su un piatto della bilancia una bandiera dell’Unione Europea ed un paio di manette, a rappresentare il mandato, e sull’altra una Costituzione della Repubblica Italiana, della nostra Repubblica, a raffigurare i nostri diritti e le nostre libertà.
Non sappiamo ancora da quale parte penderà l’ago, cioè se alla fine del processo che sta portando all’applicazione nel nostro Paese della Decisione Quadro che istituisce il mandato d’arresto europeo verranno salvaguardati o meno i diritti e le libertà individuali, ma possiamo provare a comprendere grazie all’avvocato Ettore Randazzo, Presidente dell’Unione delle Camere Penali, cosa significhi il mandato d’arresto europeo per il nostro Paese.



La Giustizia, quella con la «g» maiuscola, viene abitualmente e simbolicamente raffigurata con una bilancia.
Quando si parla di Giustizia e mandato d’arresto europeo, forse tale immagine può essere completata mettendo su un piatto della bilancia una bandiera dell’Unione Europea ed un paio di manette, a rappresentare il mandato, e sull’altra una Costituzione della Repubblica Italiana, della nostra Repubblica, a raffigurare i nostri diritti e le nostre libertà.
Non sappiamo ancora da quale parte penderà l’ago, cioè se alla fine del processo che sta portando all’applicazione nel nostro Paese della Decisione Quadro che istituisce il mandato d’arresto europeo verranno salvaguardati o meno i diritti e le libertà individuali, ma possiamo provare a comprendere grazie all’avvocato Ettore Randazzo, Presidente dell’Unione delle Camere Penali, cosa significhi il mandato d’arresto europeo per il nostro Paese.
D) Presidente, quali sono le sue osservazioni sulle violazioni costituzionali della Decisione Quadro relativa al mandato d’arresto UE?
R) Ritengo che se la Decisione fosse accolta e attuata così come proposta, sarebbe densa di palesi violazioni costituzionali.
Ciò non è una novità, infatti è stato rilevato da almeno un anno anche da personalità quali i professori Giuliano Vassalli e Caianello, già Presidenti della Corte Costituzionale.
Si tratta in sostanza di violazioni dei principi costituzionalmente sanciti, quali per esempio la tassatività della norma penale o la riserva di legge in materia penale.
Bisogna notare che ci troviamo di fronte a 32 tipologie di reati solo genericamente indicate e per le quali non occorre la «doppia incriminazione», ossia che si tratti di fatti che costituiscono reato anche nel nostro Paese.
Esistono poi gravi pericoli per la tutela della libertà personale, dato che si esporrebbero i cittadini a parametri di garanzie processuali in tema di libertà inferiori a quelli costituzionalmente previsti in Italia.
Inoltre esistono limitazioni riguardanti la impugnabilità degli atti del procedimento, e per di più non si prevede alcuna verifica o alcun controllo sul rispetto delle norme, né in particolare garanzie per il rispetto dei principi del giusto processo inseriti nell’articolo 111 della nostra Costituzione nel novembre 1999.
Si tratta in sostanza di difendere la nostra civiltà giuridica, per cui non si può accettare di uniformarsi verso il basso, tra l’altro affidandosi a sistemi giudiziari come quelli di alcuni Paesi che stanno per entrare nell’Unione Europea e che non rispettano i livelli dei nostri diritti.
D) Da un punto di vista pratico, quali problemi implica il mandato per il cittadino?
R) Per esempio un cittadino italiano, un comune turista, potrebbe diventare vittima di un procedimento all’estero, magari per una banale quanto frequente contestazione in ordine all’effettività dei servizi resi e al correlativo pagamento del canone stabilito per la locazione di un appartamento. Per l’autorità straniera, sulla base dell’ordinamento locale, la «banale contestazione», per noi di mero rilievo civilistico, potrebbe risultare un’ipotesi di reato (di «frode», uno di quelli elencati nella Decisione Quadro tra i trentadue per i quali non può verificarsi alcunché).
A questo punto il mandato d’arresto potrebbe essere spiccato dall’autorità estera, magari da un organo di accusa, cioè da un pubblico ministero e non da un giudice «terzo» (come vuole la nostra Costituzione); il magistrato italiano dovrebbe poi recepire passivamente tutto ciò, con grave danno dei diritti e delle libertà del cittadino.
D) Cosa propone l’Unione Camere Penali per uscire da tale intricata questione salvaguardando tutte le nostre garanzie costituzionali?
R) La posizione dell’Unione è chiara e forte: bisogna mettere dei «paletti» per salvaguardare i nostri principi costituzionali.
La recente approvazione in Commissione Giustizia degli emendamenti presentati dall’onorevole Pecorella sulle garanzie costituzionali va proprio in questo senso, in quanto recepisce quasi interamente la proposta di legge degli avvocati penalisti. Proposta che ha conseguito un riconoscimento di qualità e serietà davvero fuori dal comune: si pensi che ben cinque partiti (PRC, UDEUR, Verdi, SDI, AN), di maggioranza e opposizione hanno presentato il disegno di legge dell’Unione delle Camere Penali.
D) Ma tentando di porre i «paletti» non si corre il rischio di incorrere in una disapplicazione della Decisione Quadro?
R) Non si possono preferire la cieca adesione, l’ingenua benevolenza nei confronti di quanto provenga dall’Europa alla difesa dei diritti dei cittadini italiani, delle loro libertà.
Queste vengono prima di tutto: i valori fondamentali della nostra Costituzione, peraltro condivisi dalle Convenzioni internazionali, devono considerarsi in ogni caso insuperabili, non ci possono essere argomenti di sorta che li annullino.
D) Quali sono state e quali saranno le iniziative politiche dell'Unione in relazione al mandato?
R) Le Camere Penali hanno sempre manifestato la massima attenzione rispetto a questo problema e sono state sempre molto attive, con tutti i mezzi a loro disposizione: comunicati, documenti, incontri politici, audizioni presso la Commissione Giustizia, convegni, manifestazioni, astensioni dall’attività giudiziaria. Forse la stampa ha dedicato più spazio ad altri temi, ma l’Unione si è sempre occupata e continuerà ad occuparsi del mandato d’arresto europeo.
D) Crede che le modalità con le quali il governo Italiano ha dato il suo assenso ad una decisione del genere siano state le più appropriate?
R) No, credo siano state affrettate. Il dibattito culturale sul tema si è realizzato solo ora, in extremis, mentre andava democraticamente avviato, con il coinvolgimento del Parlamento, prima dell’adozione sulla Decisione.
D) Esiste un «rischio- Unione Europea» per il giusto processo, per la Giustizia Italiana?
R) Direi di sì, per le ragioni dette, nonché per l’intenzione dei vertici dei Paesi europei (compreso il nostro, in cui è mancata una necessaria elaborazione nelle sedi deputate) di sottoscrivere una Costituzione Europea in cui, insieme ai diritti fondamentali espressamente richiamati, sono previste alcune disposizioni poco rassicuranti.
Ad esempio, si vorrebbe introdurre una «competenza concorrente» dell’UE in tema di spazio giuridico di sicurezza, libertà e giustizia, con la conseguenza che i singoli Stati potrebbero legiferare in queste materie solo ove non l’avesse fatto l’Unione.
Per non parlare del potenziamento dell’Eurojust e dell’Europol, strutture volte a tutelare la sicurezza con metodi certamente meno garantisti dei nostri.
Tutti vogliamo ordine pubblico e sicurezza, libertà e giustizia. Ma con quali mezzi siamo disposti a tutelare questi valori? Sono gli strumenti applicativi in concreto prescelti, non gli scopi, a fare la differenza tra uno Stato di diritto e uno Stato autoritario.

Di Andrea Trunzo

 
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