La Giustizia, quella
con la «g» maiuscola,
viene abitualmente
e simbolicamente
raffigurata con una bilancia.
Quando si parla di
Giustizia e mandato d’arresto
europeo, forse tale
immagine può essere
completata mettendo su
un piatto della bilancia
una bandiera dell’Unione
Europea ed un paio di manette,
a rappresentare il
mandato, e sull’altra una
Costituzione della Repubblica
Italiana, della nostra
Repubblica, a raffigurare i
nostri diritti e le nostre libertà.
Non sappiamo ancora da
quale parte penderà l’ago,
cioè se alla fine del processo
che sta portando all’applicazione
nel nostro
Paese della Decisione
Quadro che istituisce il
mandato d’arresto europeo
verranno salvaguardati
o meno i diritti e le
libertà individuali, ma
possiamo provare a comprendere
grazie all’avvocato
Ettore Randazzo,
Presidente dell’Unione
delle Camere Penali, cosa
significhi il mandato
d’arresto europeo per il
nostro Paese.
La Giustizia, quella
con la «g» maiuscola,
viene abitualmente
e simbolicamente
raffigurata con una bilancia.
Quando si parla di
Giustizia e mandato d’arresto
europeo, forse tale
immagine può essere
completata mettendo su
un piatto della bilancia
una bandiera dell’Unione
Europea ed un paio di manette,
a rappresentare il
mandato, e sull’altra una
Costituzione della Repubblica
Italiana, della nostra
Repubblica, a raffigurare i
nostri diritti e le nostre libertà.
Non sappiamo ancora da
quale parte penderà l’ago,
cioè se alla fine del processo
che sta portando all’applicazione
nel nostro
Paese della Decisione
Quadro che istituisce il
mandato d’arresto europeo
verranno salvaguardati
o meno i diritti e le
libertà individuali, ma
possiamo provare a comprendere
grazie all’avvocato
Ettore Randazzo,
Presidente dell’Unione
delle Camere Penali, cosa
significhi il mandato
d’arresto europeo per il
nostro Paese.
D) Presidente, quali sono
le sue osservazioni sulle
violazioni costituzionali
della Decisione Quadro
relativa al mandato
d’arresto UE?
R) Ritengo che se la Decisione
fosse accolta e attuata
così come proposta,
sarebbe densa di palesi
violazioni costituzionali.
Ciò non è una novità, infatti
è stato rilevato da almeno
un anno anche da
personalità quali i professori
Giuliano Vassalli e
Caianello, già Presidenti
della Corte Costituzionale.
Si tratta in sostanza di
violazioni dei principi costituzionalmente
sanciti,
quali per esempio la tassatività
della norma penale o
la riserva di legge in materia
penale.
Bisogna notare che ci troviamo
di fronte a 32 tipologie
di reati solo genericamente
indicate e per le
quali non occorre la «doppia
incriminazione», ossia
che si tratti di fatti che costituiscono
reato anche nel
nostro Paese.
Esistono poi gravi pericoli
per la tutela della libertà
personale, dato che si
esporrebbero i cittadini a
parametri di garanzie processuali
in tema di libertà
inferiori a quelli costituzionalmente
previsti in
Italia.
Inoltre esistono limitazioni
riguardanti la impugnabilità
degli atti del procedimento,
e per di più non
si prevede alcuna verifica
o alcun controllo sul rispetto
delle norme, né in
particolare garanzie per il
rispetto dei principi del
giusto processo inseriti
nell’articolo 111 della nostra
Costituzione nel novembre
1999.
Si tratta in sostanza di difendere
la nostra civiltà
giuridica, per cui non si
può accettare di uniformarsi
verso il basso, tra
l’altro affidandosi a sistemi
giudiziari come quelli
di alcuni Paesi che stanno
per entrare nell’Unione
Europea e che non rispettano
i livelli dei nostri diritti.
D) Da un punto di vista
pratico, quali problemi
implica il mandato per il
cittadino?
R) Per esempio un cittadino
italiano, un comune turista,
potrebbe diventare
vittima di un procedimento
all’estero, magari per
una banale quanto frequente
contestazione in
ordine all’effettività dei
servizi resi e al correlativo
pagamento del canone stabilito
per la locazione di
un appartamento. Per l’autorità
straniera, sulla base
dell’ordinamento locale,
la «banale contestazione»,
per noi di mero rilievo civilistico,
potrebbe risultare
un’ipotesi di reato (di
«frode», uno di quelli
elencati nella Decisione
Quadro tra i trentadue per
i quali non può verificarsi
alcunché).
A questo punto il mandato
d’arresto potrebbe essere
spiccato dall’autorità estera,
magari da un organo di
accusa, cioè da un pubblico
ministero e non da un
giudice «terzo» (come
vuole la nostra Costituzione);
il magistrato italiano
dovrebbe poi recepire passivamente
tutto ciò, con
grave danno dei diritti e
delle libertà del cittadino.
D) Cosa propone l’Unione
Camere Penali per
uscire da tale intricata
questione salvaguardando
tutte le nostre garanzie
costituzionali?
R) La posizione dell’Unione
è chiara e forte: bisogna
mettere dei «paletti» per
salvaguardare i nostri
principi costituzionali.
La recente approvazione
in Commissione Giustizia
degli emendamenti presentati
dall’onorevole Pecorella
sulle garanzie costituzionali
va proprio in
questo senso, in quanto
recepisce quasi interamente
la proposta di legge degli
avvocati penalisti. Proposta
che ha conseguito
un riconoscimento di qualità
e serietà davvero fuori
dal comune: si pensi che
ben cinque partiti (PRC,
UDEUR, Verdi, SDI, AN),
di maggioranza e opposizione
hanno presentato il
disegno di legge dell’Unione
delle Camere Penali.
D) Ma tentando di porre
i «paletti» non si corre il
rischio di incorrere in
una disapplicazione della
Decisione Quadro?
R) Non si possono preferire
la cieca adesione, l’ingenua
benevolenza nei
confronti di quanto provenga
dall’Europa alla difesa
dei diritti dei cittadini
italiani, delle loro libertà.
Queste vengono prima di
tutto: i valori fondamentali
della nostra Costituzione,
peraltro condivisi dalle
Convenzioni internazionali,
devono considerarsi in
ogni caso insuperabili,
non ci possono essere argomenti
di sorta che li annullino.
D) Quali sono state e
quali saranno le iniziative
politiche dell'Unione
in relazione al mandato?
R) Le Camere Penali hanno
sempre manifestato la
massima attenzione rispetto
a questo problema e sono
state sempre molto attive,
con tutti i mezzi a loro
disposizione: comunicati,
documenti, incontri politici,
audizioni presso la
Commissione Giustizia,
convegni, manifestazioni,
astensioni dall’attività
giudiziaria. Forse la stampa
ha dedicato più spazio
ad altri temi, ma l’Unione
si è sempre occupata e
continuerà ad occuparsi
del mandato d’arresto europeo.
D) Crede che le modalità
con le quali il governo
Italiano ha dato il suo
assenso ad una decisione
del genere siano state le
più appropriate?
R) No, credo siano state
affrettate. Il dibattito culturale
sul tema si è realizzato
solo ora, in extremis,
mentre andava democraticamente
avviato, con il
coinvolgimento del Parlamento,
prima dell’adozione
sulla Decisione.
D) Esiste un «rischio-
Unione Europea» per il
giusto processo, per la
Giustizia Italiana?
R) Direi di sì, per le ragioni
dette, nonché per
l’intenzione dei vertici dei
Paesi europei (compreso il
nostro, in cui è mancata
una necessaria elaborazione
nelle sedi deputate) di
sottoscrivere una Costituzione
Europea in cui, insieme
ai diritti fondamentali
espressamente richiamati,
sono previste alcune
disposizioni poco rassicuranti.
Ad esempio, si vorrebbe
introdurre una «competenza
concorrente» dell’UE
in tema di spazio giuridico
di sicurezza, libertà e giustizia,
con la conseguenza
che i singoli Stati potrebbero
legiferare in queste
materie solo ove non l’avesse
fatto l’Unione.
Per non parlare del potenziamento
dell’Eurojust e
dell’Europol, strutture
volte a tutelare la sicurezza
con metodi certamente
meno garantisti dei nostri.
Tutti vogliamo ordine
pubblico e sicurezza, libertà
e giustizia. Ma con
quali mezzi siamo disposti
a tutelare questi valori?
Sono gli strumenti applicativi
in concreto prescelti,
non gli scopi, a fare la
differenza tra uno Stato di
diritto e uno Stato autoritario.
Di Andrea Trunzo