Un noto punto di riferimento
per capire
l’evoluzione del
fenomeno della corruzione
nei vari Paesi è l’Indice di
Percezione della Corruzione
pubblicato annualmente
da Transparency International.
L’associazione ha rilevato
nel 2003 un leggero
miglioramento del punteggio
complessivo attribuito
all’Italia, ma ha anche evidenziato
qualche passo indietro
che rischia di danneggiare
l’intero Paese, secondo
il presidente di
Transparency International
Italia, Maria Teresa Brassiolo.
Un noto punto di riferimento
per capire
l’evoluzione del
fenomeno della corruzione
nei vari Paesi è l’Indice di
Percezione della Corruzione
pubblicato annualmente
da Transparency International.
L’associazione ha rilevato
nel 2003 un leggero
miglioramento del punteggio
complessivo attribuito
all’Italia, ma ha anche evidenziato
qualche passo indietro
che rischia di danneggiare
l’intero Paese, secondo
il presidente di
Transparency International
Italia, Maria Teresa Brassiolo.
D) Presidente, quali miglioramenti
e quali peggioramenti
nel nostro
Paese ha messo in luce
l’indice di Percezione della
Corruzione 2003?
R) L’Indice di Percezione
della Corruzione è uno
strumento creato da Transparency
International per
misurare la percezione della
corruzione all’interno di
un Paese. Nel 2003, l'Italia,
su un punteggio che va
da 0, alta corruzione, a 10,
bassa corruzione, ha registrato
un lieve miglioramento
passando dalla votazione
di 5,2 a quella di
5,3. E' importante notare
che mentre è migliorato il
punteggio massimo attribuito
all'Italia (7,3 nel
2003, 7,2 nel 2002, 6,9 nel
2001), è peggiorato quello
minimo (3, 3 nel 2003, 3,4
nel 2002, 4,0 nel 2001). Il
nostro Paese si colloca ancora
una volta in coda agli
altri Paesi dell’Unione Europea.
Mentre la deviazione
tra il punteggio minimo
e quello massimo dato all’Italia
(7,3 – 3,3) rivela
che esistono aree o settori
in cui si registra un progressivo
miglioramento, il
proliferare della corruzione
in altre aree o settori danneggia
l’immagine finale
dell’Italia, con grave conseguenze,
sociali, economiche
e politiche.
D) Secondo Lei quali sono
le cause di tali cambiamenti?
R) Gli strumenti adottati
nel panorama legislativo
internazionale e le sfide
etiche che si è posta la comunità
sovranazionale hanno
influenzato positivamente
il settore privato, il
quale si è orientato verso la
gestione etica aziendale.
Viceversa, il settore pubblico,
forse poco stimolato
sulle tematiche della trasparenza
e dell’etica, viene
percepito come un attore
fortemente corrotto e, pertanto,
non credibile. Il Barometro
TI sulla Corruzione
completa le indicazioni
fornite dal CPI (Corruption
Perception Index) e dal
BPI (Bribe Perception Index),
rivelando che secondo
gli Italiani le istituzioni
maggiormente corrotte sono
i partiti politici e – dato
sorprendente – la magistratura,
mentre a conferma di
quanto detto, il mondo imprenditoriale
raccoglie giudizi
positivi.
D) Quali iniziative ritiene
prioritarie per il contrasto
alla corruzione in Italia?
R) Educazione e prevenzione.
Solo da qui si può
partire per contrastare il fenomeno
della corruzione. I
Progetti ed i Programmi
che Transparency International
Italia sviluppa, tra
cui il Progetto Educazione
e il Progetto Etica aziendale,
sono ideati e implementati
per sensibilizzare i cittadini
verso i danni economici
e sociali che provoca
la «piaga» della corruzione.
Dal 1997 la nostra associazione
realizza seminari
per Docenti e Studenti
della Scuola secondaria
superiore al fine di fornire
il sistema dell’insegnamento
e agli studenti un
quadro delle molteplici
forme di corruzione che
affliggono i cittadini, danneggiando
gravemente la
qualità della vita. L’obiettivo
è rendere consapevoli,
evidenziando i pericoli
della diffusione della corruzione
e le conseguenze,
promovendo la validità e
l’utilità di comportamenti
positivi.
D) La legge 3 del 2003 ha
istituito l’Alto Commissario
per la Prevenzione e il
Contrasto della Corruzione
e delle altre forme di
illecito all’interno della
Pubblica Amministrazione.
Sarà uno strumento
efficace?
R) Il decreto legislativo
231/2001, emanato dal Governo
in ottemperanza alle
disposizioni di cui all’articolo
3 della Convenzione
Ocse sulla lotta alla corruzione
del pubblico funzionario
straniero nelle operazioni
economiche internazionali,
regola la responsabilità
amministrativa della
persone giuridiche e degli
enti privi di personalità
giuridica per illeciti amministrativi
derivanti da reato,
escludendo che possano rispondere
di tali illeciti lo
Stato Italiano, gli enti pubblici
territoriali, gli altri enti
pubblici non economici e
gli enti che svolgono funzioni
di rilievo costituzionale.
Ma gli Indici TI 2002
e 2003 di Percezione della
Corruzione rivelano che la
corruzione è fortemente radicata
anche negli enti
pubblici. Di conseguenza,
TI-Italia ha accolto favorevolmente
l’istituzione di un
Ufficio quale quello dell’Alto
Commissario per la
Prevenzione e il Contrasto
della Corruzione e delle
Altre Forme di Illecito all’interno
della Pubblica
Amministrazione, ritenendo
si possa trattare di uno
strumento di vigilanza utile
per generare maggior senso
di responsabilità e consapevolezza
nelle strutture
pubbliche. Nonostante il
budget limitato che verrà
erogato per svolgere i compiti
attribuiti a tale figura
con regolamento approvato
il 7 novembre 2003 dal
Consiglio dei Ministri, ci
auguriamo che l’Alto
Commissario possa, nelle
sue funzioni, garantire la
trasparenza, l’efficienza e
la correttezza della P.A nei
suoi rapporti con il cittadino,
la società civile e le altre
Istituzioni.
D) L’Italia non ha aderito
al GRECO – Gruppo di
Stati contro la Corruzione
in seno al Consiglio
d’Europa e non ha ratificato
le due relative Convenzioni
sulla corruzione,
pur avendole firmate nel
1999. Nemmeno la Comunità
Europea le ha ratificate.
Come giudica tali
scelte?
R) La Convenzione di diritto
penale sulla corruzione,
che è entrata in vigore
l’1 luglio 2002, nasce dalla
convinzione dei Ministri
della Giustizia europei,
riunitisi a Valletta nel
1994, che la corruzione
costituisca grave minaccia
alla democrazia, alla «rule
of law» e ai diritti umani,
e che sia dovere del Consiglio
d’Europa, in quanto
principale istituzione europea
posta a difesa di tali
fondamentali valori, adottare
un approccio multidisciplinare
ed intervenire
sul piano legislativo. Effettivamente,
l’Italia non ha
ancora ratificato né la
Convenzione di diritto penale
né quella di diritto civile.
L’attuale Governo, a
differenza del precedente,
ha, tuttavia, manifestato
interesse e disponibilità a
procedere. Pur auspicando
fortemente una partecipazione
dell’Italia nel GRECO,
ci preme sottolineare
che il preambolo delle
Convenzioni citate, così
come i 20 Principi Guida
per la Lotta contro la Corruzione
adottati il 6 novembre
1997 dai Ministri
del Consiglio d’Europa,
evidenziano nei contenuti
profonde analogie con la
Convenzione OCSE contro
la corruzione, che invece è
stata ratificata dall’Italia
nel 2000 e che ha prodotto
importanti conseguenze nel
nostro ordinamento. Allo
stesso modo, con decisione
approvata a Bruxelles dai
Ministri della Giustizia Europei,
e quindi, per via differente
dalla ratifica della
Convenzione di Diritto Civile
del CdE, si è deciso di
introdurre nella nostra legislazione
il delitto di corruzione
«private-to-private».
Il pericolo da evitare è,
piuttosto, che il proliferare
di strumenti legislativi contro
la corruzione, quali la
Convenzione OCSE, le due
del Consiglio d’Europa, la
recentissima delle Nazioni
Unite e la Convenzione Interamericana,
produca una
complicata sovrapposizione
di norme che rendano
difficile e macchinoso l’adeguamento.
D) Numerosi scandali
hanno coinvolto in questi
anni gli uffici comunitari,
forse più che altre istituzioni
internazionali e sovranazionali.
Crede che
nel sistema comunitario
ci sia qualche fattore o
qualche carenza strutturale
che favorisce attività
poco trasparenti?
R) Il sistema comunitario
risente del mancato rapporto
tra le Istituzioni e il cittadino
europeo. Non avendo
quest’ultimo diritto di
voto, l’Istituzione non risponde
di fatto che a sé
stessa ed è evidente che ciò
determini una mancanza di
trasparenza nelle sue decisioni
e una quasi totale assenza
di rendicontazione
nella gestione economica.