Che Massimo Tabacchiera
sia un
uomo capace, non
c’è dubbio. Figlio di Alfredo
Tabacchiera, il dottor
Tabacchiera è vicepresidente
dell’Asteco
Industria, un’azienda leader
nella produzione dei
chioschi in cui si vendono
i giornali, che esporta
anche all’estero con un
giro d’affari di undici milioni
di euro l’anno.
Che Massimo Tabacchiera
sia un
uomo capace, non
c’è dubbio. Figlio di Alfredo
Tabacchiera, il dottor
Tabacchiera è vicepresidente
dell’Asteco
Industria, un’azienda leader
nella produzione dei
chioschi in cui si vendono
i giornali, che esporta
anche all’estero con un
giro d’affari di undici milioni
di euro l’anno. Un
imprenditore che sa il
fatto suo, Presidente della
Federlazio e dell’Ama.
Azienda alla cui guida è
stato confermato nel novembre
scorso. Insieme
all’amministratore delegato
Domenico
Tudini.
Uomini preparati,
non c’è
dubbio. Ben inseriti
nei circuiti
che contano,
campioni di tutti
quegli imprenditori
che
dopo aver fatto
bene nelle loro
aziende vengono
chiamati a
gestire le aziende
che offrono
servizi pubblici
colla malcelata
speranza che finalmente
riescano a pareggiare
i bilanci e magari
far lavorare i dipendenti.
In un parola, che sappiano
trasformare
l’inefficienza
in
efficienza.
Che il sindaco
di Roma
Walter
Veltroni li
abbia scelti
una prima
volta alla
guida dell’Azienda
Municipale
Ambiente
non stupisce.
Tanto
più che si tratta di uomini
vicini alla sinistra. E francamente
sarebbe assurdo
pensare che un sindaco
possa scegliere uomini
imparziali, o, peggio, avversari
politici alla guida
delle aziende municipali.
Capacità e vicinanza politica,
quindi.
Ma quando questo cocktail
non si traduce in fatti,
i dubbi vengono. E
non è una questione di
iniziative più o meno
simpatiche o di bilanci
più o meno stiracchiati
da dare in pasto alla
stampa. Ma è una questione
di rifiuti, senza cadere
in troppo facili battute.
Insomma, Roma è sporca.
Troppo sporca. In tutti
i sensi. Dai cassonetti
che non vengono svuotati,
alle strade che non
vengono ripulite: un
esempio per tutti può essere
il piazzale fra la Basilica
di San Paolo e l’adiacente
parco Schuster,
che ancora dopo tre giorni
dai funerali per i caduti
in Iraq, era ingombro
di rifiuti lasciati dalla folla.
I risultati non sono soddisfacenti.
E anche riconoscendo
che la capitale
presenta mille difficoltà,
e che i romani non sono
il massimo della civiltà
in quanto a rifiuti, rimane
il fatto che la riconferma
sembra più dovuta alla
vicinanza politica, cioè
diamo-il-posto-ai-nostrisennò-
non-ci-rivotano,
che ad altri requisiti.