Quanto paventato
nei mesi passati su
InGiustizia è avvenuto.
Il Consiglio UE Ecofin,
cioè quello dei Ministri
Economici e Finanziari,
sotto gli auspici di Tremonti
ha graziato Francia
e Germania nonostante abbiano
infranto anche quest’anno
le regole del Patto
di Stabilità e Crescita.
Quanto paventato
nei mesi passati su
InGiustizia è avvenuto.
Il Consiglio UE Ecofin,
cioè quello dei Ministri
Economici e Finanziari,
sotto gli auspici di Tremonti
ha graziato Francia
e Germania nonostante abbiano
infranto anche quest’anno
le regole del Patto
di Stabilità e Crescita.
A dirla proprio tutta, i
francotedeschi non hanno
timidamente violato il Patto.
No, hanno programmato
la sua violazione, con
l’arroganza tipica di chi
vuole porsi fuorilegge sapendo
di riuscire farla
franca e senza alcun rispetto
per gli altri Paesi
con i quali hanno concordato
tali norme (e che subiranno
i costi di tali iniziative).
Insomma, visto che il Patto
è un pilastro dell’unione
economica monetaria europea,
quello di Francia e
Germania è un attacco al
cuore stesso del sistema,
che è pessimo e va cambiato
ma fino a quando è
in vigore deve essere rispettato.
Da tutti.
Formalmente «il sistema»
è uno strumento giuridico
che pone vincoli strettissimi
agli Stati membri di eurolandia,
come quello del
tetto massimo del 3% per
il rapporto tra deficit e
prodotto interno lordo. Fu
voluto dalla Germania con
la complicità della Francia
come strumento di garanzia
contro le «finanze allegre
» degli altri Stati prossimi
all’adozione della
moneta unica europea. Diciamolo
pure, era una misura
diretta principalmente
diretta contro l’Italia, essendo
il nostro l’unico
grande Paese (a parte i due
«eletti») ad aver aderito all’euro,
dunque l’unico in
grado di produrre effetti
consistenti con le sue politiche.
Sostanzialmente, il Patto
fu una dura prova di forza
con la quale i due Paesi
riuscirono a modellare l’unione
economica e monetaria
europea a loro piacimento.
E l’Italia sa quale
sia il costo di questo modello:
anni di sacrifici per
rispettare vincoli inutili se
non deleteri, durante i quali
sono stati sacrificati la
crescita economica, lo sviluppo,
gli investimenti
prioritari del nostro Paese.
Anni in cui la crisi è rimasta
sempre e la ripresa non
è arrivata mai. Anni in cui
i nostri Ministri sono andati
a Bruxelles a rendere
conto del nostro Paese
sommessi come bambini
che aspettano l’interrogazione
dell’insegnante «cattivo
». L’Italia ha subito
quindi sia il danno che la
beffa: il danno per gli effetti
di una regola ingiusta,
la beffa per averla applicata
inutilmente mentre gli
altri l’hanno violata.
In questo periodo Francia
e Germania hanno preteso
l’applicazione del Patto
dagli altri Paesi, che per
rispettare la parola data
hanno anche compiuto notevoli
sacrifici (e con quali
risultati, visto l’andamento
dell’economia dell’area
euro…).
In questo periodo Francia
e Germania lo hanno violato,
ma senza incorrere
nelle mega-sanzioni
previste dal patto
stesso.
Quello che è successo,
in pratica, è
la dimostrazione
che nell’Unione Europea
alcuni Paesi,
ovvero Francia e
Germania grazie a
qualche complicità,
sono esentati di fatto dall’applicazione
delle principali
regole comunitarie,
mentre altre nazioni, le più
piccole (ma anche le più
serie, le più affidabili), devono
applicarle alla lettera.
Il significato politico di
questo evento è molto importante,
non essendo dunque
una cavillosa questione
tecnica che riguarda solo
superburocrati ma una
vicenda squisitamente politica
che pone una domanda
fondamentale per il futuro
dell’Italia: chi comanda
in Europa? Esiste veramente
un concerto di nazioni
oppure c’è qualcuno
che ha preso il controllo?
Purtroppo la risposta non
può che essere la più pessimista.
Francia e Germania,
grazie a qualche governo
supino come quelli
di Prodi, D’Alema e Berlusconi,
si trovano in una
posizione di supremazia. E
tutto questo è stato palesato
mentre si discute di Costituzione
Europea.
Di Andrea Trunzo