Il Foro di Milano conferma ancora una volta la propria unicità
Non ci si lasci ingannare
dal titolo,
perché, stavolta, la
pur facile ironia sugli uffici
giudiziari meneghini,
sul loro ruolo di «custodi»
del diritto e sulla loro
«unicità» costituisce lo
spunto non per la solita
polemica a sfondo politico,
bensì per una semplice
nota di cronaca che, si ritiene,
possa interessare
anche quel lettore che dei
vari Borrelli, D’Ambrosio,
loro successori e «sostituti
» nel corso di questi anni
non abbiano (sempre che
ciò sia possibile…) mai
sentito parlare.
I fatti, in breve.
Con provvedimento dell’Amministrazione
Comunale,
è stato bandito un
concorso per la selezione
di guardie giurate, dipendenti
di Istituti di sicurezza
privati, che, a seguito
di appositi corsi di preparazione
(di 40 ore e tenuti
dai loro stessi datori di lavoro…),
saranno al fine
autorizzati a lavorare a
presidio anche di enti pubblici:
compreso, appunto,
il Palazzo di Giustizia.
Presso i medesimi uffici
giudiziari verranno mantenute
le esistenti strutture
dell’Arma nonché della
Polizia, ma, verosimilmente,
a causa della penuria
di uomini delle forze
dell’ordine, in futuro è
realistico dire che alla sicurezza
di luoghi in cui si
trovano così importanti
uomini nonché, com’è noto,
documenti baderanno
principalmente questi vigilantes
privati.
Il punto dolente è che,
però, per loro stessa ammissione,
allo stato essi
non sono in grado di assolvere
proficuamente ad
una funzione di tale delicatezza.
Lo afferma, senza giri di
parole, Alessandro Marmello,
guardia giurata a
sua volta, anzitutto, nonché
presidente dell’associazione
«Centro Studi Sicurezza
»: i vigilantes, secondo
la disciplina attualmente
vigente, sono, in
realtà, nulla più che semplici
cittadini lecitamente
armati, i quali, però, non
potendo essere equiparati
a poliziotti o carabinieri,
non sono abilitati né a reprimere
né, tanto meno,
ad anticipare reati.
In parole povere, essi non
possono sparare, se non
per legittima difesa, né
chiedere ad un sospetto di
mostrare i propri documenti.
C’è di più nel j’accuse di
Marmello (paradossale solo
in apparenza, poiché la
sua proposta per uscire da
tale stato di cose è, ovviamente,
quella di incrementare
i poteri delle
guardie giurate…).
Secondo la ricostruzione
del diretto interessato, infatti,
non solo i vigilantes
di oggi sono giuridicamente
inidonei per tale
compito, ma gli stessi corsi
di cui sopra, finalizzati
a conferire loro la preparazione
tecnico-pratica indispensabile
per difendere
luoghi anche a rischio terrorismo,
non sarebbero
adatti alla bisogna.
Si lamenta, infatti, non solo
la mancanza di controlli
sulla loro effettiva frequenza,
l’assenza di qualsiasi
tirocinio di tipo psicologico
nonché del rilascio
finale di una formale
qualifica: dulcis in fundo,
anche la sostanziale violazione,
nel quadro di uno
stanziamento di oltre 12
milioni di euro per i prossimi
3 anni, della legge
regionale in vigore, la
quale prevedrebbe la tenuta
di corsi di formazione
ad hoc per le guardie giurate
secondo l’addestramento
della polizia locale,
che pare, invece, non sia
stata neanche consultata…
Considerato che la ricetta
di Marmello appare, per
ovvie ragioni, difficilmente
accoglibile, ci si renderà
conto di come, pur
essendo talvolta «indifendibili
» i Giudici di Milano
da alcune delle critiche loro
mosse, forse, in questa
occasione, a Palazzo Marino
abbiano oggettivamente
esagerato…
di Alessandro Cetrone