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Uffici giudiziari: Quis custodiet custodes?
Posted by Cetrone on Wednesday, February 23 @ 15:01:17 CET
2003 Download periodico

Il Foro di Milano conferma ancora una volta la propria unicità



Non ci si lasci ingannare dal titolo, perché, stavolta, la pur facile ironia sugli uffici giudiziari meneghini, sul loro ruolo di «custodi» del diritto e sulla loro «unicità» costituisce lo spunto non per la solita polemica a sfondo politico, bensì per una semplice nota di cronaca che, si ritiene, possa interessare anche quel lettore che dei vari Borrelli, D’Ambrosio, loro successori e «sostituti » nel corso di questi anni non abbiano (sempre che ciò sia possibile…) mai sentito parlare.
I fatti, in breve.
Con provvedimento dell’Amministrazione Comunale, è stato bandito un concorso per la selezione di guardie giurate, dipendenti di Istituti di sicurezza privati, che, a seguito di appositi corsi di preparazione (di 40 ore e tenuti dai loro stessi datori di lavoro…), saranno al fine autorizzati a lavorare a presidio anche di enti pubblici: compreso, appunto, il Palazzo di Giustizia.
Presso i medesimi uffici giudiziari verranno mantenute le esistenti strutture dell’Arma nonché della Polizia, ma, verosimilmente, a causa della penuria di uomini delle forze dell’ordine, in futuro è realistico dire che alla sicurezza di luoghi in cui si trovano così importanti uomini nonché, com’è noto, documenti baderanno principalmente questi vigilantes privati.
Il punto dolente è che, però, per loro stessa ammissione, allo stato essi non sono in grado di assolvere proficuamente ad una funzione di tale delicatezza.
Lo afferma, senza giri di parole, Alessandro Marmello, guardia giurata a sua volta, anzitutto, nonché presidente dell’associazione «Centro Studi Sicurezza »: i vigilantes, secondo la disciplina attualmente vigente, sono, in realtà, nulla più che semplici cittadini lecitamente armati, i quali, però, non potendo essere equiparati a poliziotti o carabinieri, non sono abilitati né a reprimere né, tanto meno, ad anticipare reati.
In parole povere, essi non possono sparare, se non per legittima difesa, né chiedere ad un sospetto di mostrare i propri documenti.
C’è di più nel j’accuse di Marmello (paradossale solo in apparenza, poiché la sua proposta per uscire da tale stato di cose è, ovviamente, quella di incrementare i poteri delle guardie giurate…).
Secondo la ricostruzione del diretto interessato, infatti, non solo i vigilantes di oggi sono giuridicamente inidonei per tale compito, ma gli stessi corsi di cui sopra, finalizzati a conferire loro la preparazione tecnico-pratica indispensabile per difendere luoghi anche a rischio terrorismo, non sarebbero adatti alla bisogna.
Si lamenta, infatti, non solo la mancanza di controlli sulla loro effettiva frequenza, l’assenza di qualsiasi tirocinio di tipo psicologico nonché del rilascio finale di una formale qualifica: dulcis in fundo, anche la sostanziale violazione, nel quadro di uno stanziamento di oltre 12 milioni di euro per i prossimi 3 anni, della legge regionale in vigore, la quale prevedrebbe la tenuta di corsi di formazione ad hoc per le guardie giurate secondo l’addestramento della polizia locale, che pare, invece, non sia stata neanche consultata… Considerato che la ricetta di Marmello appare, per ovvie ragioni, difficilmente accoglibile, ci si renderà conto di come, pur essendo talvolta «indifendibili » i Giudici di Milano da alcune delle critiche loro mosse, forse, in questa occasione, a Palazzo Marino abbiano oggettivamente esagerato…

di Alessandro Cetrone

 
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