Copiare è un diritto? La rivoluzione concettuale sui
diritti d’autore
Il rapporto stretto tra opera d’arte e diritti
d’autore è un concetto che si è affermato in epoca moderna e che si
lega alla rivoluzionaria diffusione della stampa. Dal settecento fino
agli anni ‘80 del nostro secolo il diritto d’autore ha goduto di ottima
salute e solo un’altra “rivoluzione” poteva mettere in discussione la
sua consolidata posizione: quella informatica. Nel campo
dell’informatica il concetto di Open Source è spesso collegato a quello
di ricerca scientifica non finalizzata al guadagno privato ma
all’incremento conoscitivo di tutta la comunità. Alla fondazione della
Free Software Foundation (Fsf) nel 1984 da parte dell’informatico
Richard Stallman, prima al Massachusetts Institute of Technology (MIT),
l’obiettivo era quello di rendere accessibili i codici sorgenti dei
programmi e dare a tutta la comunità scientifica la possibilità di
migliorare e modificare liberamente il sapere informatico. Lo scontro
con Bill Gates e il suo Windows a codice “chiuso” ha dato vita ad un
dibattito vivo ormai da vent’anni che investe molti campi disciplinari.
Copyright e il suo contrario copyleft sono una felice opposizione
terminologica che rivela un contrasto etico, sociale e perfino
ideologico. La scelta di usare il sistema operativo Linux può
rispecchiare una conoscenza scientifica nonché una posizione morale
contro lo strapotere, prima culturale, poi economico, dei monopoli
delle grandi aziende. Dalle sue origini scientifiche l’opposizione al
diritto d’autore trova la sua maggior diffusione nella riproduzione
delle opere d’arte, prime fra tutte scritte e musicali. Queste hanno
trovato nella Rete e nell’informatica i compagni ideali per una
“rivoluzione” concettuale. Il caso Napster, così come l’accanimento
giuridico delle case discografiche che tentano di non perdere profitti
sono le maggiori manifestazioni di una pratica che appare oramai
irreversibile. Diverso è il caso di opere letterarie, poiché nel campo
della letteratura il concetto di opera aperta e di annullamento della
figura dell’autore nasce con la letteratura stessa ed il fenomeno blog,
le enciclopedie aperte e l’esperienza di gruppi letterari come il Wu
Ming sono espressioni del modo in cui la cultura del copyleft trova
ampia coesione con una parte del mondo letterario e dell’editoria. Ma
questa spinta al cambiamento etico, tecnologico ed artistico che il
concetto di copyleft porta con sé investe ormai anche l’economia e la
politica che vedono in esso un alleato nella diffusione di idee contro
la globalizzazione e i poteri rigidi e autoritari. Se dunque i
proprietari dei diritti d’autore, dei brevetti e delle esclusive non
sembrano voler cedere di neanche un passo di fronte a queste multiformi
novità, un’ampia parte del mondo culturale e scientifico mondiale
trovano nel copyleft un background comune per tentare di rendere la
scienza, le arti ed il sapere tutto sempre più liberi.
di Francesca Magni