Intervista all’Avvocato Carlo Priolo, presidente
del nuovo Movimento per la Giustizia e la
Difesa del Cittadino
Il Movimento per la Giustizia
e la Difesa del Cittadino
nasce in nome
della Giustizia non solo per
segnalare carenze e difetti,
disfunzioni e soluzioni, fornire
informazioni e sostegno
di iniziative, difesa e rilascio
del ruolo forense, ma soprattutto
per generare nella ripetitiva
acustica del dibattito
sui mali della giustizia un
approccio più scientifico e
meno partigiano per la soluzione
dei problemi.
D) Avvocato Priolo, cosa vi
proponete di fare?
R) Assistiamo impotenti ad
un perenne susseguirsi di
deboli interessi particolari,
di inascoltati sofismi giuridici,
di opportunismi politici.
Cortigiani di ogni ordine
e grado ci ricordano i complotti
e le azioni persecutorie
dei magistrati. Sacerdoti
in toga denunciano la controriforma
dell’ordinamento
giudiziario fermo al 1941, la
dittatoriale cancellazione delle guarentigie della magistratura,
l’oscuramento del
primato della tripartizione
dei poteri, la consegna della
magistratura al potere politico.
Chi subisce il pizzo ha il dovere
di denunciarlo, per morire
il giorno seguente; gli
uomini d’onore passeggiano
indisturbati per le strade delle
città, ma alla magistratura
deve essere restituita la fiducia
dei cittadini. Mentre l’universo
“Giustizia” precipita
in un degrado inarrestabile.
D) Ed allora?
R) Allora dobbiamo capire
che occorre cambiare approccio alla soluzione dei
problemi, una presa di coscienza
generale sulla necessità
di mettere in discussione
le basi di un sistema che
non funziona e difficilmente
potrà essere corretto con interventi
di dettaglio. Così
come lo studio e la correzione
dei fenomeni naturali,
economici e psicologici ha il
suo referente scientifico nelle
scienze naturali, nella scienza economica e nelle
discipline psicologiche, dobbiamo
individuare un referente
scientifico anche per
risolvere i problemi della
Giustizia, in quanto fenomeno
sociale. Solo così gli organi
competenti ed i centri
decisionali potranno avere la
forza e l’autorevolezza per
avviare il cambiamento. Se
continuiamo a mandare in
scena martiri con la costituzione
in mano od indagati
eccellenti che discettano sui
“principi”, “sulle regole”
dell’azione giudiziaria, che
stigmatizzano comportamenti
accusatori, continueremo
a registrare assoluzioni
lunghe decenni, scarcerazioni
dimenticate, arresti fuori
tempo massimo; uscite per
buona condotta che producono
altri delitti; cause per
una truffa da 28 centesimi,
carcerazioni con privilegi
dopo due anni pur avendo
massacrato a coltellate la fidanzata.
Ed il vasto esercito
dell’anonimato (9.000.000
di processi civili e penali
pendenti) attende di ottenere
“giustizia”.