Intervista a Sergio Cianti, responsabile di Firenze dell’Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada. Le riforme da fare per salvare vite umane
L’Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada, fondata a Cesena, ma con sedi anche a Firenze, Roma e Latina, nasce con lo scopo di impedire la quotidiana strage che avviene sulle nostre strade, portando l’attenzione sulle numerose vittime e sugli effetti, non solo fisici, riportati dai sopravvissuti degli incidenti: accade, infatti, di assistere ad una “seconda vittimizzazione” ad opera di una giustizia lenta e, spesso, fin troppo indulgente.
D) Quali sono le finalità per cui è nata l’Associazione?
R) Fermare le stragi sulle strade. L’Associazione si batte affinché vengano apportate migliorie non solo all’attuale sistema legislativo, ma anche alla qualità della strada, perché non sempre la causa dell’incidente è imputabile ad una colpa o distrazione del conducente della macchina. Questi due aspetti, un intervento a livello normativo ed una maggior cura e controllo delle strade, devono essere considerati parallelamente.
D) Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissi?
R) Il nostro programma punta alla riforma dell’attuale legislazione e, in particolar modo, del codice penale con l’espressa configurazione del reato di omicidio stradale e non il semplice reato di omicidio colposo, prevedendo l’inasprimento delle pene nei casi accertati.
D) Ad oggi, si può fare un bilancio sulle condanne inflitte dai giudici?
R) Le pene che vengono inflitte sono molto lievi nei massimi e gli stessi giudici tendono ad applicare il minimo. Ciò che rischia il conducente è un anno con la condizionale, la sospensione della patente per sei mesi e nessuna menzione nel casellario. Ribadisco che il nostro obiettivo primario è l’inasprimento delle pene, affinché chi si mette alla guida di una macchina, ad esempio, in stato di ebbrezza si renda conto che ha commesso un omicidio e non venga semplicemente denunciato a piede libero. Inoltre, la recente sentenza della Corte di Cassazione sull’impossibilità di togliere i punti sulla patente se non si è stati fermati è stato un brutto colpo per noi.
D) In questa vostra “battaglia” le istituzioni vi sono state vicine?
R) Sì. A Firenze il Comune ci ha sostenuto nella nostra campagna di prevenzione. Assieme, abbiamo affisso dei manifesti con le immagini dei ragazzi morti sulle strade: il risultato raggiunto è stata la diminuzione del 15% degli incidenti nel periodo di affissione. Il nostro intento è di riproporre questo tipo di campagna. Del resto già in Inghilterra il proporre immagini shock ha prodotto risultati di rilievo.
di Valeria Noccioli