Una serie televisiva che è un’offesa al diritto e ai suoi operatori
«Che peccato!
Questa domenica
non c’è
“SOSPETTI 2” in TV».
«Bella fiction, il magistrato,
un bellissimo attore.
Certo, alla fine è tornato
con la sua ex fidanzata.
Comunque ora capisco
perché molti innocenti
stanno dietro le sbarre.
Il dott. Luca Bartoli, è solo
perché era un magistrato,
aveva una storia con la
commissaria ed aveva la fidanzata
che lavorava nell’archivio
del Tribunale
che è riuscito a sfuggire alle
grinfie di quell’antipatico
del Pubblico Ministero!!
».
«Un povero impiegato come
me, con quell’avvocato
lì, sarebbe andato in carcere
dopo essere stato seviziato
di insulti da quel PM
di fronte all’inerzia del
Giudice. Che “IN Giustizia!!!”
».
Ecco uno stralcio di discorso
fra due amici al bar, che
commentano “SOSPETTI
2”, ultimo degli sceneggiati
andati in onda di recente in
RAI, improntato sul tema
del giustizia italiana, ed in
particolare sul processo penale.
Orbene, è vero che era solo
una fiction e che, pertanto,
ogni riferimento a persone
e cose era puramente causale
e frutto della fantasia,
sennonché, l’immagine che
l’autore ha dato del sistema
processuale italiano è davvero
surreale e soprattutto
dovrebbe far inorridire
ogni operatore giudiziario.
Ciò che è emerso dalla visione
dello sceneggiato è
una giustizia corrotta, senza
regole processuali, ove
tutto il sistema è manipolabile
in ogni suo aspetto dai
suoi stessi addetti.
Il PM è apparso come colui
che deve accusare, anche
di fronte all’evidente innocenza,
senza porsi il problema
di andare alla ricerca
della verità dei fatti.
Il difensore dell’indagato
viene mostrato come colui
che, invece di improntare
una difesa volta a tutelare
il proprio assistito, si limita
ad arginare la sete di vendetta
della pubblica accusa.
Le prove non sono altro
che strumenti nelle mani
della giustizia che le manipola
a seconda dei propri
interessi.
Alla luce di ciò, quale è il
messaggio che trapela dalle
immagini trasmesse?
Non può che essere il “sospetto”
che la giustizia ruoti
intorno alla corruzione,
all’inganno ed alla falsità.
L’avvocatura e la magistratura
dovrebbero sentirsi offese
di fronte a queste pubblicazioni
visive.
Invero, nonostante il processo
italiano presenti diverse
lacune sia procedurali
che sostanziali, nulla di
ciò che è apparso in TV
corrisponde alla realtà.
Nei Tribunali vigono regole
e tempi inderogabili che
impongono il compimento
di atti posti a tutela dell’indagato.
L’ordine di carcerazione
non viene spiccato
dal PM bensì dal GIP. Le
udienze si svolgono in maniera
totalmente diversa da
quanto descritto nella sceneggiatura.
Insomma, dal
punto di vista giuridico non
ci sono uno, due ma plurimi
e circostanziati sospetti
che sia stata realizzata senza
l’ausilio di alcune consulenza
legale.
L’Ordine degli Avvocati e
l’Associazione Nazionale
Magistrati ben avrebbero
potuto fornirgliene una gratuitamente
a tutela del
buon nome degli operatori
del diritto.
di Giovanna Ranieri
Avvocato del Foro di Roma