In occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario in Vaticano si
svelano i problemi della giustizia del piccolo Stato. Più processi in
corso che abitanti: 1005 contro 455
Con la relazione del
“Promotore di
Giustizia” Nicola
Picardi si è aperto l’Anno
giudiziario del Tribunale
della Città del Vaticano.
Per la prima volta dopo
74 anni di attività, la cerimonia
è avvenuta in
forma pubblica. A rappresentare
la magistratura
italiana il Presidente
di sezione della Corte di
Cassazione Carbone, il
Procuratore Generale
della Cassazione Favara,
il Presidente della Corte
d’Appello Lo Turco, il
Procuratore Generale
della Corte dei Conti
Apicella.
Non senza sorpresa si è
appreso che il numero di
procedimenti in corso nel
piccolo Stato, 397 civili e
608 penali, è superiore al
numero dei suoi abitanti,
455 in tutto. Questo perché
gran parte delle infrazioni
e delle richieste
di giustizia provengono
da turisti o comunque da
persone estranee alla
Città che accedono alla
Basilica, agli spacci e al
magazzino del Governatorato
e che semplicemente
commettono infrazioni
al codice della
strada.
Altro dato rilevante è la
durata dei processi, che
in Vaticano è biblica non
meno che in Italia. A decidere
nel doppio grado
di giudizio che vi si
svolge sono solo tre giudici
(Dalla Torre, presidente,
Bonnet e Marrone,
giudici) e il Promotore di
Giustizia, figura analoga
per funzioni al nostro
procuratore capo. Uno
dei componenti del Tribunale,
Marrone, svolge anche
funzione di giudice
unico. Per alleggerire il
lavoro dei magistrati, Picardi
auspica la devoluzione
di molte delle funzioni
attualmente svolte
dal giudice unico al cosiddetto
notario attuario,
nonché un potenziamento
dei supporti informatici,
dal momento che gran
parte delle attività d’ufficio
vengono ancora svolte
“a mano” dal cancelliere.
Positivo, però, il bilancio
per quanto riguarda la
collaborazione con le altre
autorità giudiziarie ed
in particolare con quelle
italiane. Nel 2002 ci sono
state ben 10 richieste di
rogatorie internazionali,
tutte concluse con piena
soddisfazione dei magistrati
che ne avevano fatto
richiesta.
di Raffaella De Angelis
Avvocato del Foro di Roma