… e se la Giustizia non si vergogna? Gli indicatori di efficienza
della Giustizia
Il Ministro della Giustizia
Castelli sin dai
suoi primi interventi
pubblici ha chiarito che
uno degli obiettivi primari
del Governo è il
miglioramento della Giustizia
italiana. In questo
quadro d’intenzioni s’inserisce
il tassello rappresentato
dalla Commissione
paritetica CSM-Ministero
della Giustizia e
dalle conclusioni che la
stessa ha raggiunto in tema
di indicatori atti ad
orientare la Giustizia italiana
verso una maggiore
efficienza.
Tali “indici” dovrebbero
rappresentare la monitorizzazione
costante del
quadro della Giustizia
italiana; un esame, quello
della verifica della situazione
degli uffici e
della gestione del relativo
carico di lavoro, da
non svolgere, quindi, solo
alle ricorrenze di rito.
Gli indicatori sono raggruppati
in quattro macro-
categorie. La prima è
il ‘Carico giudiziario’:
un insieme di dati da cui
estrapolare informazioni
idonee ad evidenziare la
capacità dell’Ufficio
Giudiziario a ricevere e
gestire la richiesta di
giustizia proveniente dai
cittadini e la reattività
dello stesso al fine di
non creare eccessivi e
dannosi ammassi ristagnanti
di procedimenti.
La seconda è la ‘Tempestività
del giudizio’: i dati
rientranti in questa categoria
sono quelli riferiti
alla dimensione “tempo”
misurata, analizzata
e valutata in riferimento
sia al procedimento, considerato
nel suo complesso,
che alle singole fasi
dello stesso.
La terza è la ‘Persistenza
del giudizio’: un interessante
parametro, da approfondire
nel contenuto,
con cui si scandaglia la
“capacità di emettere decisioni
non impugnate”.
Infine ‘l’Efficienza’: è
l’indice complessivo attraverso
cui verificare
l’ottenimento dei risultati
prefissati nei precedenti
punti attraverso un uso
ottimizzato delle risorse
economiche, umane e
materiali a disposizione
dell’ufficio interessato.
L’idea è quella di inserire
dei concetti propri dell’attività
d’impresa nell’ambito
della struttura
“Giustizia” e misurabili
con l’unità di misura
“qualità del servizio reso
ai cittadini”. Le aree interessate
saranno quelle
concernenti il primo grado
del settore civile e a
quello penale, dunque il
70% circa degli Uffici
Giudiziari.
Tuttavia, se appaiono
chiare le ragioni sostanziali
di un meccanismo
così complesso, non appaiono
in concreto palesi
i meccanismi atti a realizzare
l’efficienza della
Giustizia. Le informazioni
raccolte - fruibili dal
Ministero, dal CSM e
progressivamente dai livelli
periferici fino al
singolo magistrato - rappresenteranno
una “gogna
virtuale” in cui i diversi
uffici e/o i singoli
magistrati potranno ricercare
la posizione rivestita
in classifica al fine di
misurare il proprio grado
“d’infamante inefficienza”.
La critica alla pregevole
iniziativa non è strutturale,
poiché l’idea di conoscere
con estrema facilità
e rapidità la situazione
dettagliata in cui i singoli
Uffici Giudiziari versano
è un ottimo modo per
correggere errori con
provvedimenti puntuali.
Il problema potrebbe nascere,
invece, nel momento
in cui si pensasse
che queste statistiche
possano essere da sole
sufficienti, con la semplice
stigmatizzazione interna
di ciò che non funziona,
a spronare ed incentivare
l’ufficio giudiziario
ad un autonomo miglioramento
della propria
condizione.
E’ necessario concepire
modalità operative idonee
a fornire alle strutture
interessate il “knowhow”
e i mezzi necessari
per superare il problema
rilevato dagli indicatori,
arrivando ad ipotizzare
delle conseguenze, in
ampio senso, penalizzanti
e sanzionatorie verso
chi - una volta indicato il
problema e messo nelle
condizioni di risolverlo -
si ostini nell’immotivata
inefficienza.
La messa alla gogna degli
Uffici Giudiziari rappresenta
un punto di non
ritorno per tutte le Istituzioni
del nostro Stato,
perché nel momento in
cui appariranno nel “display
del cruscotto informatico”
le informazioni e
le notizie riguardanti le
predette inefficienti disfunzioni
sarà dovere del
potere legislativo, esecutivo
e dell’ordine giudiziario
procedere con gli
opportuni accertamenti e
le relative, necessarie,
conseguenze. Se ciò non
sarà fatto e i risultati delle
verifiche rimarranno
senza alcuna conseguenza,
se non quella definibile
goliardica e propagandistica,
le responsabilità
omissive dei vertici
politici e giudiziari saranno
ancora più gravi
perché ampiamente coscienti.
di Leo Stilo