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Editoriali: I diritti degli ultimi
Posted by Reboa on Friday, February 24 @ 18:02:50 CET
2006 Download periodico

In molte recenti riforme normative si rinviene il medesimo principio inspiratore, una progressiva privatizzazione degli strumenti di tutela dei diritti (veri o presunti) del creditore o danneggiato, attuata attraverso l’affiancamento all’Ufficiale Giudiziario di «esperti» scelti da chi a lui si è rivolto.
E’ così da alcuni anni nella normativa sul diritto di autore, che si è armonizzata ad analoghe forme di tutela a livello internazionale e vede gli «esperti» a fianco anche della Guardia di Finanza nei sequestri delle magliette o delle borsette taroccate vendute per strada, ed è ora così nella nuova normativa sulle esecuzioni mobiliari.



In molte recenti riforme normative si rinviene il medesimo principio inspiratore, una progressiva privatizzazione degli strumenti di tutela dei diritti (veri o presunti) del creditore o danneggiato, attuata attraverso l’affiancamento all’Ufficiale Giudiziario di «esperti» scelti da chi a lui si è rivolto.
E’ così da alcuni anni nella normativa sul diritto di autore, che si è armonizzata ad analoghe forme di tutela a livello internazionale e vede gli «esperti» a fianco anche della Guardia di Finanza nei sequestri delle magliette o delle borsette taroccate vendute per strada, ed è ora così nella nuova normativa sulle esecuzioni mobiliari.
Quella delle esecuzioni mobiliari è stata una riforma bipartisan su proposta di un parlamentare di opposizione, che la maggioranza ha accolto ed ha varato a fine legislatura, dopo che era intervenuta più volte sulla materia con norme ancora non entrate in vigore.
Anche in questo caso l’Ufficiale Giudiziario potrà essere affiancato da «esperti» (avvocati, commercialisti, ecc.) nella ricerca dei beni del debitore.
Si stanno esaminando norme sulle quali nulla si può eccepire sotto il profilo formale, perché così si rafforza la tutela dei diritti dell’azienda produttrice o del creditore: nella pratica, con l’intervento dell’esperto privato, si ottiene quella tutela giurisdizionale che la carenza di strutture dello stato altrimenti non realizzerebbe.
Diversa è l’analisi politico-sociale: si tratta di una serie di norme a tutela dei diritti della fascia sociale economicamente più benestante e imprenditorialmente più efficace contro quella che, spesso, non è solo la parte che viola la legge, ma è anche quella che afferma di violarla perché, diversamente, non avrebbe i mezzi per tirare avanti.
Nella maggioranza dei casi, effettivamente, i destinatari passivi di questa normativa appartengono ad una fascia sociale più debole rispetto alla parte procedente.
E’ la logica del capitalismo, dell’integrazione in un sistema ove imperversa la cosiddetta globalizzazione, nella quale vi sarebbero anche molti vantaggi ove i contrappesi esistenti nel Paese di origine trovassero riscontro anche nelle legislazioni nazionali.
Negli Stati Uniti, alla cui legislazione l’Italia sta facendo riferimento con la <> della tutela giurisdizionale, le fasce sociali più deboli hanno la possibilità di organizzarsi e di sferrare colpi anche mortali alle aziende, allorché queste ultime violino i diritti fondamentali del cittadino.
Su queste pagine si è già parlato per altri motivi delle class actions e del fatto che il loro recepimento nell’ordinamento italiano appare del tutto incongruo rispetto alle esigenze del cittadino consumatore.
Ciò su cui preme soffermarsi in questa sede non sono gli aspetti tecnici di certa normativa approvata o proposta, quanto la questione sociale. In una società ove le ideologie non trovano, di fatto, più posto, il contrasto è o interreligioso (e rischia di travolgere l’umanità in una sanguinosa guerra mondiale) o tra produttori e consumatori. Lì ove alla categoria economicamente più forte e più organizzata, quella delle aziende, che reclama ed ottiene giustamente una maggior tutela per i propri diritti ed investimenti, non si contrapponga una analoga tutela a favore dei consumatori, il capitalismo si trasformerà in una dittatura di multinazionali o del sistema bancario, con una centrale di comando ignota ai più e totalmente priva di slanci umanitari, perché disancorata da ogni e qualsiasi realtà territoriale.
I diritti dei consumatori sono i diritti degli ultimi nella filiera della distribuzione dei prodotti e, come tali, possono essere facilmente calpestati, anche perché riguardano una realtà strutturalmente non organizzata e priva di un minimo comune denominatore diverso da quello di essere, appunto, la comunità degli ultimi.
Eppure la tutela dei diritti degli ultimi è fondamentale per assicurare ad una nazione pace sociale ed indipendenza.
Non è difficile comprendere perché la creazione di un sistema di contrappesi alla tutela giuridica dei diritti delle centrali di potere economico globalizzate, attraverso strumenti giuridici agili a tutela dei consumatori, contribuisca alla pace sociale: lì ove la struttura giudiziaria di uno stato sia in grado di assorbire e dare adeguata (e obiettivamente equa) risposta alle contrapposte istanze, ogni controversia rimane all’interno del sistema/stato e non ha quindi ragione di esplodere violentemente sotto forma di conflitto sociale. Meno facile potrebbe essere intuire perché la tutela dei diritti degli ultimi sia fondamentale per l’indipendenza di una nazione.
Le recenti scalate bancarie hanno portato all’attenzione di tutti come l’effetto della unificazione monetaria sia stato l’acquisto delle più importanti strutture economiche da parte del capitale straniero.
Si potrebbero fare molte polemiche sulle condizioni imposte all’Italia per la rinuncia alla lira, per di più con un Italiano alla guida della commissione Europea, ma ciò attiene alla campagna elettorale: ciò che va esaminata qui è la realtà, che vede che il timone produttivo del Paese sta passando in mano straniera, con gli Italiani che, piuttosto che un popolo o una nazione, divengono ogni giorno di più i consumatori di una area, o forse di una espressione geografica, come soleva affermare Bismark.
Ma se il timone produttivo, bancario ed economico è straniero, come può una nazione affermare legalmente la propria identità ed indipendenza rispetto a questo dittatore occulto?
Dando tutela ai diritti degli ultimi, ai diritti dei consumatori, l’Italia può tentare di affermare la propria identità ed indipendenza: forse non è molto per chi crede ancora negli ideali del Risorgimento, ma è l’ultima occasione di fronte alla globalizzazione.

di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma

 
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