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Ex Cirielli: indietro di quaranta anni
Posted by Reboa on Monday, October 30 @ 18:30:17 CET
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Le nuove norme sulla prescrizione e la recidiva hanno causato proteste e critiche diffuse.



Non poteva chiudersi in maniera più controversa la legislatura per quanto riguarda i rapporti tra avvocati penalisti da una parte e maggioranza parlamentare dall'altra.
Questo lungo periodo di relativa stabilità politica è stato segnato alternativamente da consensi per riforme attese, delusioni per aspettative disattese e dissensi per riforme contrastate.
Basta pensare a questo avvio di 2006, in cui la soddisfazione per la legge sull'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento è stata offuscata dalle battaglie contro la cosiddetta legge ex-Cirielli. Quest'ultima reca alcune novità che proprio non sono state tollerate dall'Unione Camere Penali, in particolare quelle sulla prescrizione e sulla recidiva.
Sul primo argomento si fa osservare che l'affermazione secondo la quale sarebbero stati ridotti drasticamente i termini prescrizionali è solo parzialmente esatta, mentre sullo stesso tema esiste il problema del regime transitorio previsto dall'articolo 10 della legge, nella misura in cui esclude dall'applicazione delle nuove disposizioni più favorevoli i «processi già pendenti in primo grado ove vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento». Il sistema creerebbe forti disuguaglianze e costituirebbe anche una chiara deroga a principi giuridici consolidati.
Il problema della recidiva è ancora più sentito e criticato perché creerebbe meccanismi a cascata in grado di incidere fortemente sulla quantificazione e determinazione della pena e sulla sua esecuzione, con automatismi che farebbero tornare indietro il nostro sistema di decenni e farebbero esplodere la popolazione carceraria.
Non a caso, in prossimità dell'approvazione delle legge ex-Cirielli, l'UCPI annunciava la protesta affermando che «riporterebbe il regime sanzionatorio indietro di quaranta anni.
Questo disegno di legge, infatti, se da un lato detta nuove norme sulla prescrizione che sono state oggetto di censura da parte della migliore dottrina per la loro incoerenza, dall'altro lato reintroduce automatismi sanzionatori in tema di recidiva e disciplina delle attenuanti, ovvero preclusioni oggettive in materia di benefici previsti dall'ordinamento penitenziario, che restaurerebbero scelte abbandonate da tempo, vanificando il principio di personalizzazione delle pene.
Il modello culturale cui si ispira questo intervento, ampiamente pervaso dalla logica del doppio binario, è in realtà quello di una giustizia automatica e spersonalizzata per i così detti “delinquenti” quanto cauta e comprensiva con le persone “per bene”».
Dopo l'approvazione della legge è arrivata la promessa di una nuova astensione di protesta «contro una legge regressiva, frutto di una concezione tanto sorpassata nel pensiero giuridico quanto propria dei sistemi autoritari», «con la quale si è liquidata di fatto, per una larghissima parte di detenuti, ogni possibilità di recupero e reinserimento.
Il “doppio binario”, che già comprime il diritto al giusto processo per imputati accusati di particolari delitti, è divenuto sistema d'elezione anche dal punto di vista sostanziale.
La concreta ed evidente ingiustizia di molte delle norme contenute nella ex Cirielli ha già prodotto l'effetto, e ancora più lo produrrà se questa legge non verrà radicalmente modificata, di colpire gli imputati e i condannati appartenenti alle categorie sociali più deboli».
In definitiva «la legge ex Cirielli è indegna del nostro ordinamento, perché è l'apoteosi, antistorica e incostituzionale, del diritto diseguale».

Di Andrea Trunzo

 
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