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Editoriali: Solstizi elettorali
Posted by Reboa on Monday, December 27 @ 15:34:51 CET
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I solstizi d’estate e d’inverno sono i momenti in cui il sole è più vicino o più lontano dalla terra.
Un attimo di esaltazione, perché si è raggiunto il massimo splendore, un momento di tristezza, di paura, perché il freddo pare insopportabile. E il freddo rappresenta la morte.



I solstizi d’estate e d’inverno sono i momenti in cui il sole è più vicino o più lontano dalla terra.
Un attimo di esaltazione, perché si è raggiunto il massimo splendore, un momento di tristezza, di paura, perché il freddo pare insopportabile. E il freddo rappresenta la morte.
Eppure, sin dall’antichità, entrambi i solstizi vengono festaggiati. Quello estivo con feste esuberanti, nelle quali è l’esaltazione a farla da sovrana, quello invernale con fuochi, in una ricerca del calore e della luce ove è la speranza, la capacità dell’essere umano a superare i momenti difficili a prevalere sul freddo.
Il solstizio d’estate è un momento bello, la terra e, con essa, l’uomo ottengono il massimo della luce. Eppure è un momento triste, perché dopo la luce diminuirà inesorabilmente e dovrà passare un anno, un intero ciclo vitale, perché quello splendore possa essere nuovamente raggiunto.
E, comunque, non plus ultra, non sarà mai possibile andare oltre quello zenith. Così come non sarà mai possibile scendere più in basso rispetto al solstizio di inverno: basta avere la forza di superarlo, di sopravvivervi, e la vita non potrà che essere migliore.
Gli uomini politici, tanto capaci a confrontarsi con dati elettorali contrapposti in tabelline omogenee o disomogenee per tipo di consultazione a seconda delle rispettive convenienze, appaiono però incapaci di fermarsi un secondo ad osservare il fenomeno della terra che continua a girare intorno al sole, incurante dei momenti di esaltazione o di tristezza dei suoi abitanti.
Eppure il fenomeno dei solstizi dovrebbe costituire un punto fondamentale di qualsiasi analisi politica, perché è evidente che se, ad esempio, in una regione si è fatto il plenum dei deputati, dopo sarà solo possibile pareggiare o perdere. Ma tale evento non significherebbe necessariamente la fine di un’era o l’incapacità del momentaneo perdente di far fronte agli ulteriori attacchi avversari, ma ben potrebbe costituire un fisiologico allontamento dallo zenith, indispensabile per poter girare intorno al sole ed avere una nuova estate.
Le elezioni europee hanno segnato una perdita di consensi per Silvio Berlusconi.
E’ un dato sul quale hanno concordato tutti, persino quest’ultimo. Hanno visto anche il listone dell’Ulivo raggiungere un risultato interessante, ma inferiore alle aspettative, tanto che i partiti i quali lo compongono sono entrati in immediata polemica tra di loro (come quelli che si riconoscono nella Casa delle Libertà, del resto).
Ove si avesse la capacità di prendere la natura quale elemento di raffronto, il quesito da porsi sarebbe questo: Berlusconi ha o meno raggiunto il solstizio d’inverno e l’Ulivo ha o meno raggiunto il solstizio d’estate?
I risultati elettorali delle politiche degli anni 1994, 1996 e del 2001 e l’accentuazione del fenomeno del bipolarismo fanno ritenere che, probabilmente, il 2001 sia stato il solstizio d’estate della attuale maggioranza di governo, così come il 1996 lo sia stato per i partiti del cosiddetto Ulivo.
Applicando alla politica la teoria dei solstizi ed il concetto del non plus ultra, l’essersi affidati a Prodi nel 1996, l’averlo poi trombato all’interno della propria maggioranza e l’averlo ripresentato, ottenendo un risultato inferiore alle aspettative, significa che il dato di riferimento per Prodi era il 1996, rispetto a cui egli ha perso clamorosamente, non riuscendo né a ricreare quella unità politica che gli aveva permesso di diventare Presidente del Consiglio, né ad ottenere i consensi di quella tornata elettorale.
In sintesi le urne hanno dimostrato che un Governo Prodi dovrebbe necessariamente passare sotto le forche caudine di Bertinotti, fatto che lo farebbe crollare non appena si presentassero dei problemi di fondo, quali la politica con gli Stati Uniti (i quali, piaccia o non piaccia, hanno le loro basi militari sparse in tutta Italia perché il voltafaccia di Badoglio aveva fatto venire meno la fiducia nel nostro Paese e la Resistenza non è certo servita per ridare all’Italia quella dignità che tentavano di difendere coloro che scelsero di perdere la guerra con onore).
Viceversa il fatto che Berlusconi abbia perso, ma la maggior parte dei suoi voti sia andata ai suoi alleati, potrebbe significare che, per il Presidente del Consiglio, le elezioni europee 2004 siano state il solstizio d’inverno, dopo il quale egli non potrà che riprendere una parabola ascendente.
Ovviamente queste considerazioni non possono avere quale conseguenza, per il premier forzista e per i suoi alleati, quello di rimanere fermi in attesa che la terra compia il proprio giro, fingendo di ignorare il messaggio inviato dagli elettori.
Gli Italiani, in linea di massima, non desiderano al governo nazionale una maggioranza nella quale sia presente la estrema sinistra e, anche, i diessini ex comunisti, mentre non hanno alcuna preclusione in tal senso allorché si tratti di affidare a queste forze delle amministrazioni locali.
Ciò in quanto vi sono dei differenti valori su questioni fondamentali (non solo le alleanze internazionali, ma anche di natura etica), nelle quali la maggioranza degli Italiani preferisce che la sinistra si esprima quale forza propulsiva di opposizione piuttosto che di governo.
Tuttavia, poiché la sinistra al governo non è più un tabù né gli eventi hanno dimostrato che costituisca un fenomeno irreversibile, gli Italiani chiedono che Berlusconi, oltre a comunicare la propria volontà di fare, realizzi i progetti per i quali è stato votato.
Vi sono stati molti elettori i quali hanno scelto l’attuale Presidente del Consiglio ben coscienti che avrebbero così consentito allo stesso di tutelare meglio gli interessi delle proprie aziende, ma con la speranza che Berlusconi, tutelando se stesso, avrebbe tutelato anche i loro interessi.
E’ innegabile che i risultati del fondatore di Mediaset siano stati inferiori alle aspettative, diversamente da quello che è successo in altre amministrazioni passate in mano ad uomini politici puri, quali, ad esempio, la Regione Lazio, ove ciascun cittadino ha potuto toccare con mano gli effetti positivi del cambio di gestione. Lo deve comprendere Berlusconi, così come lo deve comprendere Fini: per vincere non è necessario promettere tutto ed il contrario di tutto o perdere la propria identità, è sufficiente portare avanti con coerenza i progetti e le idee per i quali si è stati votati, così come hanno fatto i democristiani non rinnegati dell’UDC e Bertinotti, premiati dagli elettori.
Poi un nuovo solstizio verrà e, se vi sono persone valide, la vittoria altro non sarà che un evento naturale.

Di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma

 
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