Il Foro di Roma vessato dal Comune di Roma.
Come il ciabattino
cammina con le
scarpe rotte, così
gli avvocati romani subiscono,
rassegnati, le sanzioni
per aver parcheggiato
sulle strisce blu senza
pagare la “tangente” oraria,
o dopo la scadenza
dell'orario pagato. Nella
quasi totalità dei casi, proprio
noi giuristi non dovremmo
subire quelle vessazioni.
Parecchi milioni
di euro (ma suona
più efficace dire:
tanti miliardi di
lire) sono stati ingiustamente
pagati per anni
dagli avvocati romani
e dai cittadini che noi
rappresentiamo.
Abbiamo fatto scorrere
quel fiume di denaro e ci
saremmo almeno aspettati
la costruzione di una moltitudine
di parcheggi sotterranei,
ma nulla di tutto
ciò è stato fatto dal Comune
di Roma.
Quando scoprii l'assoluta
illegittimità della “gabella”
mi indussi a contestare
con azioni giudiziarie civili
le sanzioni irrogate a
me, ai miei familiari, ai
colleghi, ai miei clienti. Le
sentenze mi hanno dato ragione.
Mi sono da tempo
impegnato in questa battaglia
non solo per risparmiare
i miei quattrini, anche
se, come titolare di
uno studio in Prati, ho ottenuto
cospicui rimborsi
per spese legali nei giudizi
conseguenti alle violazioni
accertate dagli “omini in
verde”. Dal punto di vista
etico, ho sempre considerato
ingiusto, infatti, che
gli ausiliari del traffico, dipendenti
di società private,
avessero di fatto ottenuto
la qualifica di pubblico ufficiale
grazie alla fede privilegiata,
fino a querela di
falso ai sensi dell'art. 2700
codice civile, riconosciuta
ai loro “verbali” dalla legge
e dalla giurisprudenza
di legittimità. In realtà l'intenzione
del legislatore,
nell'istituire la sosta a pagamento,
era quella di
consentire agli enti proprietari
delle strade, attraverso
i relativi proventi,
l'installazione e la costruzione
di parcheggi sotterranei
o sopraelevati e, con
le somme eventualmente
in eccedenza, il miglioramento
della mobilità urbana
(art. 7 D.L.vo 30 aprile
1992 n. 285 [Nuovo codice
della strada]).
Tutti possiamo constatare
come la continua proliferazione
di strisce blu (per la cui apposizione è sufficiente
la spesa di un semplice
barattolo di vernice
colorata) ed il continuo
scorrazzare di questi soggetti,
che con fare arrogante
dispensano «multe»
a destra e a manca, non
siano stati accompagnati
né dalla costruzione di
nuovi parcheggi né, tantomeno,
da incisive azioni
del Comune per il miglioramento
della viabilità
stradale. L'intenzione del
legislatore è rimasta, pertanto,
un “pio” proposito e
l'iniziativa in questione, da
un punto di vista funzionale,
si è rivelata un colossa-le fallimento. Sotto il profilo
giuridico è bene fare
riferimento al già richiamato
articolo 7 per constatare
come il Comune di
Roma non abbia mai rispettato
nemmeno una di
dette condizioni.
Pertanto, d'intesa con Federico
Bucci quale presidente
del Patronato Forense,
è stato, provocatoriamente,
proposto ricorso al
TAR e, dopo tale attacco e
le condanne che ho ottenuto
dai Giudici di Pace, il
Comune di Roma con affanno
è corso maldestramente
ai ripari: non vengono
costruiti i parcheggi
sotterranei con quei miliardi
incassati con le ingiuste
sanzioni, ma in viale
Giulio Cesare sono
comparse d'incanto le strisce
bianche (il parcheggio
libero) nella zona verso il
fiume. Di fronte all'edificio
del Tribunale civile,
per tentare di legittimare
le strisce blu che illecitamente
restringono le carreggiata,
sono state allungate
le estremità dei marciapiedi
a delimitazione
laterale delle strisce blu
stesse, come se così non si
continuasse a restringere
illegittimamente la carreggiata.
L'espediente è grottesco.
La nostra azione ha
fruttato sia le reiterate
condanne del Comune per
le illegittime sanzioni sia
quei primi spazi liberi con
le strisce bianche, oltre al
vergognoso tentativo di legittimare
le strisce blu residue.
E' la conferma che
avevamo ed abbiamo ragione.
La “guerra” continua
e sono a disposizione
dei colleghi per segnalare
e divulgare i precedenti
giurisprudenziali, così da
condividere le vittorie giudiziarie
(www.maurovaglio.it).
Di Mauro Vaglio
Avvocato del Foro di Roma