Prima adunanaza del nuovo consiglio dell'ordine degli avvocati di Roma.
I fax e i telefoni degli
avvocati romani hanno
squillato incessantemente
fino all'ultimo giorno
e dopo una maratona
durata circa due mesi, nella
prima adunanza del 16
febbraio scorso, il Consiglio
ha eletto alla presidenza
del Consiglio dell'Ordine
l'avvocato Alessandro
Cassiani, il più votato
tra i candidati. All'indomani
del ballottaggio
che si è svolto dal 4 febbraio
al 7 febbraio scorsi e
di altri dieci giorni che sono
serviti per stabilire gli
equilibri interni, sono stati
affidati anche gli incarichi
di consigliere segretario e
quello di consigliere tesoriere,
rispettivamente affidati
agli avvocati Antonio
Conte, l' “uomo nuovo” di
questo biennio, e Carlo
Testa.
I nuovi eletti dureranno in
carica due anni: un periodo
decisamente inadeguato
per progettare e realizzare
programmi anche
modesti e per questo motivo
molti avvocati hanno
già fatto sentire la loro voce,
spronando i neo consiglieri
a rimboccarsi subito
le maniche per prendere
posizione sul futuro della
categoria.
Come sempre la campagna
elettorale è stata una
kermesse durata fino all'ultimo
giorno e all'ultimo
voto: dopo il nulla di fatto
del primo turno delle elezioni
che si sono svolte a
gennaio, infatti, è solo con
il ballottaggio che è stato
possibile decretare i vincitori:
sette seggi agli esponenti
della 'Lista del presidente'',
4 alla lista 'Impegno
e lealta'' e 4 alla 'Lista
istituzionale di garanzia e
di rinnovamento'.
E' stata una campagna 'avvelenata'
nella quale è stato
detto tutto: sono state
dettate regole e allo stesso
modo infrante, sono state
espresse critiche spesso
'infuocate' che comunque
non hanno scoraggiato i
candidati, sempre euforici
di partecipare a un evento
che oggi ha assunto le caratteristiche
di un rito.
La mancanza di una maggioranza
assoluta per la
nomina del nuovo presidente
e del governo degli
avvocati della capitale ha
reso poi necessario un accordo
tra almeno due delle
liste.
Le ultime votazioni non
avevano infatti decretato i
vincitori tra i candidati
delle quattro liste in competizione
per i 15 posti di
consiglieri nel biennio
2006-2007. Degli oltre
18mila avvocati della capitale
si erano recati alle
urne solo 6.409, aumentati
a 7.259 nella tornata successiva
del ballottaggio.
Sebbene insufficienti, avevano
ottenuto i maggiori
voti il presidente uscente
Alessandro Cassiani
(2.426 voti), Federico
Bucci (1.983 voti), Antonio
Conte (1.767 voti) e
Domenico Condello
(1.619 voti). Nel ballottaggio
questi risultati sono
stati in linea di massima
confermati riportando
qualche variazione (vedi
tabella).
Nella capitale, anche se
gli avvocati che avevano
comunicato la loro candidatura
sono stati ben 65,
sono state solo tre le liste
presentate, oltre a quella
guidata dal presidente
uscente Alessandro Cassiani.
Due di queste peraltro
guidate da volti già noti
all'avvocatura romana
come Domenico Condello
(capofila di una lista di 14
avvocati), già da molti anni
membro del consiglio,
e Federico Bucci, ex presidente
del consiglio per il
biennio 2002-2003.
La novità è stata la lista di
Avvocatura libera, associazione
capeggiata da
Gian Domenico Caiazza
che pur facendosi portavoce
di una moralità da riconquistare
per l'Ordine,
non è riuscita ad essere
rappresentata da alcun
candidato nella rosa dei
quindici eletti.
La regola vuole che quando
si decide di partecipare
ad una competizione inter
pares, sia d'obbligo quindi
fare anche una valutazione
sul significato dei risultati
che questa 'gara elettorale'
ha reso evidente.
Il vero grande vincitore di
questa elezione è stato
senza dubbio l'avvocato
Antonio Conte, una new
entry del Consiglio dell'Ordine,
che avvalora la
tesi di quanto anche una
grande tradizione familiare
forense possa comportare
un consenso più ampio.
Tra l'altro Conte non
è l'unica delle 'voci bianche'
di queste famiglie,
degnamente rappresentate
anche da altri candidati,
oggi eletti.
Chi esce sconfitto è invece
Domenico Condello
che, sebbene eletto consigliere,
perde l'incarico di
Segretario, ricoperto nel
biennio precedente.
Anche Federico Bucci che
ha contribuito a 'infuocare'
il clima elettorale con l'apertura
di un contenzioso
nei confronti di Giovanbattista
Sgromo finito con
denuncie penali da parte
di quest'ultimo per procurato
allarme, non è riuscito
nell'intento. Sebbene
eletto consigliere, Bucci
non ha raggiunto lo scopo
che si era prefissato ovvero
quello di tornare a ricoprire
l'incarico di presidente
e di riuscire a far
passare almeno otto candidati
della sua lista.
Si chiama “Ordine” e in
questi mesi gli stessi candidati
che si sono vicendevolmente
rimproverati di
comportamenti poco consoni
alla categoria,
hanno accettato
comunque usi e
costumi di un
evento che ripresenta
sempre le
stesse problematiche.
Come quella
a suo modo divertente
secondo la
quale non è permesso
fare campagna
elettorale fuori
dal seggio al punto
che si è ritenuto
doveroso allestire
fuori della aula del
consiglio una di
quelle strisce bianche
e rosse che
notoriamente usa
la polizia stradale
per delimitare
un'area di pochi metri
quadrati. Il punto è che
poi non si spiega perché si
sia creato quello spazio
circoscritto e, al suo esterno
(cioè nella zona che
avrebbe dovuto essere logicamente
interdetta alla
campagna elettorale), siano
state messe delle stufe.
Giammai per permettere
che le conversazioni non
avvenissero in un clima
più gelido di quello creato
dagli avvocati contrapposti…
Di Maria Serra