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Un popolo di pistoleri
Posted by Reboa on Wednesday, January 17 @ 18:15:45 CET
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Guardie giurate:posseggono un arma, ma non hanno un regolamento.

.

Un freddo pomeriggio a Roma in via Camilla. Un ex vigilante dell'Italpol spara all'ex fidanzata, allieva maresciallo dei Carabinieri per il motivo più antico del mondo: la gelosia e il non voler accettare la fine di una storia sentimentale.
Il classico fatto di cronaca che ogni giorno riempie le pagine della carta stampata, ormai non ci facciamo più caso. Ciò che colpisce però è la facilità con la quale oggi si maneggiano le armi, senza pensare alle conseguenze dei gesti inconsulti dei quali siamo vittime, oltre che carnefici.
Si calcola che nelle case degli italiani ci siano più pistole che al tempo dei cowboys, e questo fatto non può non destare preoccupazione. E' vero, ci si deve difendere da una società dove la criminalità si fa sempre più sentire, però spesso si passa dalla legittima difesa a reati veri e propri di omicidio, reati che si potrebbero evitare se si usasse quello che un tempo si chiamava buon senso.
Mariti che uccidono le mogli e viceversa, padri che eliminano i figli con un colpo di rivoltella per una lite banale, per non parlare delle tragedie condominiali scoppiate per sciocchezze.
Il ritratto dell'Italia “pistolera” del terzo millennio si fa sempre più tristemente nitido, e rischia di diventarlo sempre di più.
Il caso di via Camilla, però, apre un sipario sul quale ci sarebbe molto da discutere, soprattutto dal punto di vista legislativo, in quanto la persona che ha sparato è un ex guardia giurata, quindi non più in diritto di usare un revolver.
La figura del vigilante privato è da sempre un enigma: difensore dei beni privati, non è considerata giuridicamente e la legge per il riconoscimento della qualifica professionale ha ancora molte lacune e non si sa bene quando e come diverrà definitiva.
Allo stato attuale chi viene assunto da un istituto di vigilanza, a differenza di chi viene incorporato nelle Polizia, Carabinieri, ecc. deve acquistare l'arma con la quale dovrà svolgere il suo lavoro e il porto d'armi viene dato dalla Prefettura, mentre nelle Forze dell'Ordine la pistola viene concessa dallo Stato assieme allo stesso porto d'armi.
Fin qui va bene, ma in caso di cessazione del rapporto di lavoro o di pensionamento, il poliziotto o il carabiniere restituiscono l'arma mentre il vigilante no. Le leggi italiane su questo problema non hanno una soluzione, per ora.
Eppure a ben pensare una soluzione ci sarebbe: basterebbe un decreto che imponesse alle ex guardie giurate di consegnare la propria pistola in questura dove verrebbe distrutta dietro una valutazione economica da corrispondere all'ex guardia, dal momento che essa ha effettuato un esborso al tempo dell'assunzione. Certo, è una spesa per lo Stato, ma la sicurezza dei cittadini non ha prezzo.
Oppure si potrebbe cam biare la normativa: a chi viene assunto come guardia giurata, oltre al porto d'armi, lo Stato, la Prefettura, consegna l'arma. Da restituire in caso di licenziamento o di pensione.
Qualcuno potrebbe obiettare che, se così fosse, la guardia privata sarebbe paragonata ad un poliziotto di Stato, ma non bisogna dimenticare che le guardie giurate rischiano la pelle per difendere i nostri beni, al pari di un agente di polizia o di un carabiniere. E la vita è uguale per tutti.
Oggi sparare è diventato un fatto troppo quotidiano per essere sottovalutato così. I gioiellieri, i tabaccai, qualsiasi commerciante, per legittima difesa sono costretti a premere il grilletto, ma molte volte più per rabbia che per difesa, anche quando il rapinatore è uscito dal negozio senza sparare un colpo.
Meglio perdere i soldi che finire dietro le sbarre per omicidio.
E' la legge della violenza che genera altra violenza. Sarebbe ora di porre un freno al fumo che esce senza criterio da pistole che starebbero bene solo nei film di Lohn Wayne o nei western del compianto Sergio Leone.p>

Di Lorella Lattavo

 
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