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Editoriali: La giustizia vola
Posted by InGiustizia on Thursday, November 08 @ 17:28:24 CET
Editoriali Download periodico

La Giustizia è in crisi, per ripristinarla, serve partire dal basso.

Era da quando questa testata ha abbandonato il proprio carattere locale per specializzarsi in giustizia e ingiustizia che sognavo di dare il grande annuncio: «la Giustizia vola». Finalmente, grazie al ministro Mastella, ciò è stato possibile: e non fateci caso se le cause rimangono ferme, è solo perché a Monza la bandiera a scacchi l’hanno abbassata per far partire le auto della formula uno, mentre la corsa dei processi verso la prescrizione era già iniziata e correva veloce lontano dalle telecamere.
Lontano, ma sicura, perché non farà morti, non avrà incidenti, come sicuro è il percorso dei criminali verso la libertà immediatamente dopo aver patteggiato una pena per uno scippo o per aver devastato la nostra casa per rubare oggetti che rivenderanno al mercato nero a pochi soldi per comprare una dose di droga. Ma, in fondo, perché fare tante polemiche su un volo di stato sul quale il ministro ha portato con sè un figlio desideroso di vedere un gran premio automobilistico quando cala subito il silenzio su fatti probabilmente più gravi (quale la vicenda della Campanile srl di proprietà dei figli del Ministro che, secondo L’Espresso, ha esercitato un diritto di prelazione in luogo di una società quasi omonima, acquistando così per soli 452.000 euro un appartamento in Roma, via Arenula, dopo aver usufruito di 480.000 euro di pubblici contributi)?
Perché il fatto che la giustizia voli è un sogno ed è meglio parlare dei sogni che guardare in faccia la realtà di certi politici italiani i quali, zitti zitti, si fanno gli affari loro.
Infatti, tornando al caso del volo per il gran premio di Monza, è sembrato quasi scontato che il Ministro per i Beni Culturali, on. Rutelli, andasse in visita ufficiale ad un gran premio che sicuramente è un patrimonio sportivo e dell’industria automobilistica italiana, ma appare agli occhi dei più come estraneo all’attività di governo di quel ministro. L’assuefazione alla mala gestio fa dei brutti scherzi e questo i politici lo sanno bene.
La realtà è che Mastella ha scelto di impersonificare l’arroganza del potere, cosciente che gli Italiani prima mugugnano, ma, poi, si avvicinano a chi questo potere lo detiene e chiedono favori per se stessi: la mentalità di molti è rimasta feudale, se non tribale, sicché certi scandali a questi politici ledono l’immagine solo di fronte ai rari benpensanti, mentre gli aumentano i voti dei tanti questuanti presenti e futuri.
Del resto il Ministro della giustizia è un uomo molto intelligente e, quale suo primo atto, si è guadagnato la simpatia della Magistratura, facendo saltare la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dal precedente governo, ma osteggiata dalla categoria.
Chi potrebbe giudicare o solo indagare la famiglia Mastella in questo contesto?
Qualche PM invero ci vorrebbe provare, ma al CSM è arrivata subito la richiesta di suo trasferimento su iniziativa dell’Ispettorato Generale, cioè un ufficio alle dipendenze dirette del Ministro.
E, allora, è meglio tornare a pensare ai voli, anche perché, aprendo il sito internet del Ministero della Giustizia, si ha notizia che Mastella vola tanto anche per motivi istituzionali, ad esempio andando in 24 ore da Bruxelles in Israele.
Un dinamismo che dovrebbe far volare veramente la giustizia in Italia, che invece, oltre ad impantanarsi ancor di più dopo ogni riforma, la si vuol far divenire sempre più sommaria, secondo l’erroneo concetto che ciò che fa perdere tempo è il dovere di motivare le proprie decisioni.
La realtà è che basterebbe che fermassero gli aerei e controllassero i costi di tante intercettazioni nate non già su serie ipotesi di reato, ma da motivi politico economici, ed i Tribunali avrebbero più risorse necessarie per le esigenze quotidiane.
E’ dimostrato che la maggior parte dei rinvii dei processi penali deriva non già da manovre dilatorie degli avvocati, ma dal semplice fatto che le notifiche vengono reiteratamente eseguite male o i risultati non giungono in tempo nei fascicoli civili perché manca il personale ausiliario o vengono disposte indagini su degli indirizzi che si esauriscono in una burocratica nuova acquisizione dei documenti anagrafici da parte della Polizia Giudiziaria, mentre sarebbe sufficiente che qualcuno si recasse nel luogo della presunta abitazione e bussasse a qualche porta per trovare persone che mai in realtà si sono rese irreperibili. Qualcuno eccepirà che senza il sistema delle intercettazioni stile «grande fratello» non sarebbero stati scoperti molti importanti reati: affermazione sicuramente veritiera, che però omette di considerare quanto gli Italiani stiano pagando in termini di limitazione della costituzionale libertà delle comunicazioni e quanti processi con palesi colpevoli potrebbero concludersi con una condanna effettivamente scontata se agli stessi venissero destinate quelle risorse. La Giustizia italiana è malata perché gli organici della Magistratura e degli ausiliari sono inadeguati rispetto al numero dei processi civili e penali e perché, negli ultimi 50 anni, nessuno ha avuto il coraggio di scrivere che la proletarizzazione dell’avvocatura italiana è stato uno dei modi utilizzati da certe forze politiche per diminuire il numero dei presunti disoccupati nel Paese.
E’ chiaro che, in un mercato ove vi è un numero di professionisti venti o trenta volte superiore alle reali esigenze dell’utenza, gli operatori tenderanno a stimolare i consumi, per usare un gergo da economista: il che, in parole povere, significa che vi sono molti avvocati che sono costretti a stimolare la litigiosità, pur di guadagnare qualcosa.
Allora, al Ministro che ama gli aerei, non è necessario chiedergli di camminare a piedi, ma solo di volare basso, quasi radente al suolo, trovando le risorse per la carta delle fotocopiatrici, per gli assistenti in udienza e per quelle che possono sembrare amenità, ma che costituiscono il foraggio indispensabile per far trainare dai cavalli un carrozzone che fa mangiare tanta gente e porta tanti voti…

Romolo Reboa

 
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