La Giustizia è in crisi, per ripristinarla, serve partire dal basso.
Era da quando questa
testata ha abbandonato
il proprio carattere
locale per specializzarsi
in giustizia e ingiustizia
che sognavo di dare il
grande annuncio: «la Giustizia
vola». Finalmente,
grazie al ministro Mastella,
ciò è stato possibile: e
non fateci caso se le cause
rimangono ferme, è solo
perché a Monza la bandiera
a scacchi l’hanno abbassata
per far partire le auto
della formula uno, mentre
la corsa dei processi verso
la prescrizione era già iniziata
e correva veloce lontano
dalle telecamere.
Lontano, ma sicura, perché
non farà morti, non
avrà incidenti, come sicuro
è il percorso dei criminali
verso la libertà immediatamente
dopo aver patteggiato
una pena per uno
scippo o per aver devastato
la nostra casa per rubare
oggetti che rivenderanno
al mercato nero a pochi
soldi per comprare una dose
di droga. Ma, in fondo,
perché fare tante polemiche
su un volo di stato sul
quale il ministro ha portato
con sè un figlio desideroso
di vedere un gran premio
automobilistico quando
cala subito il silenzio su fatti
probabilmente più gravi
(quale la vicenda della Campanile
srl di proprietà dei figli
del Ministro che, secondo
L’Espresso, ha esercitato
un diritto di prelazione in
luogo di una società quasi
omonima, acquistando così
per soli 452.000 euro un appartamento
in Roma, via
Arenula, dopo aver usufruito
di 480.000 euro di pubblici
contributi)?
Perché il fatto che la giustizia
voli è un sogno ed è meglio
parlare dei sogni che
guardare in faccia la realtà
di certi politici italiani i quali,
zitti zitti, si fanno gli affari
loro.
Infatti, tornando al caso del
volo per il gran premio di
Monza, è sembrato quasi
scontato che il Ministro per i
Beni Culturali, on. Rutelli,
andasse in visita ufficiale ad
un gran premio che sicuramente
è un patrimonio sportivo
e dell’industria automobilistica
italiana, ma appare
agli occhi dei più come
estraneo all’attività di governo
di quel ministro. L’assuefazione
alla mala gestio fa
dei brutti scherzi e questo i
politici lo sanno bene.
La realtà è che Mastella ha
scelto di impersonificare
l’arroganza del potere, cosciente
che gli Italiani prima
mugugnano, ma, poi, si avvicinano
a chi questo potere
lo detiene e chiedono favori
per se stessi: la mentalità di
molti è rimasta feudale, se
non tribale, sicché certi
scandali a questi politici ledono
l’immagine solo di
fronte ai rari benpensanti,
mentre gli aumentano i voti
dei tanti questuanti presenti
e futuri.
Del resto il Ministro della
giustizia è un uomo molto
intelligente e, quale suo primo
atto, si è guadagnato la
simpatia della Magistratura,
facendo saltare la riforma
dell’ordinamento giudiziario
voluta dal precedente governo,
ma osteggiata dalla categoria.
Chi potrebbe giudicare o solo
indagare la famiglia Mastella
in questo contesto?
Qualche PM invero ci vorrebbe
provare, ma al CSM è
arrivata subito la richiesta di
suo trasferimento su iniziativa
dell’Ispettorato Generale,
cioè un ufficio alle dipendenze
dirette del Ministro.
E, allora, è meglio tornare a
pensare ai voli, anche perché,
aprendo il sito internet
del Ministero della Giustizia,
si ha notizia che Mastella
vola tanto anche per motivi
istituzionali, ad esempio
andando in 24 ore da
Bruxelles in Israele.
Un dinamismo che dovrebbe
far volare veramente la giustizia
in Italia, che invece,
oltre ad impantanarsi ancor
di più dopo ogni riforma, la
si vuol far divenire sempre
più sommaria, secondo l’erroneo
concetto che ciò che
fa perdere tempo è il dovere
di motivare le proprie decisioni.
La realtà è che basterebbe
che fermassero gli aerei
e controllassero i costi di
tante intercettazioni nate
non già su serie ipotesi di
reato, ma da motivi politico
economici, ed i Tribunali
avrebbero più risorse necessarie
per le esigenze quotidiane.
E’ dimostrato che la
maggior parte dei rinvii dei
processi penali deriva non
già da manovre dilatorie degli
avvocati, ma dal semplice
fatto che le notifiche
vengono reiteratamente eseguite
male o i risultati non
giungono in tempo nei fascicoli
civili perché manca
il personale ausiliario o vengono
disposte indagini su
degli indirizzi che si esauriscono
in una burocratica
nuova acquisizione dei documenti
anagrafici da parte
della Polizia Giudiziaria,
mentre sarebbe sufficiente
che qualcuno si recasse nel
luogo della presunta abitazione
e bussasse a qualche
porta per trovare persone
che mai in realtà si sono rese
irreperibili. Qualcuno eccepirà
che senza il sistema
delle intercettazioni stile
«grande fratello» non sarebbero
stati scoperti molti
importanti reati: affermazione
sicuramente veritiera,
che però omette di considerare
quanto gli Italiani stiano
pagando in termini di limitazione
della costituzionale
libertà delle comunicazioni
e quanti processi con
palesi colpevoli potrebbero
concludersi con una condanna
effettivamente scontata
se agli stessi venissero
destinate quelle risorse. La
Giustizia italiana è malata
perché gli organici della
Magistratura e degli ausiliari
sono inadeguati rispetto al
numero dei processi civili e
penali e perché, negli ultimi
50 anni, nessuno ha avuto il
coraggio di scrivere che la
proletarizzazione dell’avvocatura
italiana è stato uno
dei modi utilizzati da certe
forze politiche per diminuire
il numero dei presunti disoccupati
nel Paese.
E’ chiaro che, in un mercato
ove vi è un numero di professionisti
venti o trenta volte superiore
alle reali esigenze
dell’utenza, gli operatori tenderanno
a stimolare i consumi,
per usare un gergo da
economista: il che, in parole
povere, significa che vi sono
molti avvocati che sono costretti
a stimolare la litigiosità,
pur di guadagnare qualcosa.
Allora, al Ministro che
ama gli aerei, non è necessario
chiedergli di camminare
a piedi, ma solo di volare
basso, quasi radente al suolo,
trovando le risorse per la
carta delle fotocopiatrici, per
gli assistenti in udienza e
per quelle che possono sembrare
amenità, ma che costituiscono
il foraggio indispensabile
per far trainare
dai cavalli un carrozzone
che fa mangiare tanta gente
e porta tanti voti…
Romolo Reboa