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Il libro verde del tesoro
Posted by InGiustizia on Monday, November 26 @ 18:00:45 CET
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Negli anni ’90 la spesa per la giustizia è aumentata del 140% e i magistrati sono aumentati del 15%.



Idati del Consiglio d’Europa sulla spesa pubblica, pubblicati in un libro verde redatto dal ministero del Tesoro italiano, smentiscono tante chiacchiere che da anni si fanno sui pochi mezzi che sarebbero destinati alla giustizia dallo Stato italiano.
E pongono, inevitabilmente, il problema dei “giudici fannulloni” o di una “filiera” giudiziaria che ha troppe anse e troppi blocchi. Costosissimi. Infatti, secondo il Consiglio d’Europa, la spesa pubblica destinata alla giustizia in Italia ''non è affatto bassa" rispetto agli altri paesi europei, tuttavia il nostro Paese arranca in termini di lunghezza dei processi, trascinati per anni. Servono 582 giorni per un divorzio, 696 giorni per un licenziamento, 1.210 per concludere un procedimento relativo ad un inadempimento contrattuale: in tutti e tre gli esempi l'Italia conquista il primo posto delle lungaggini nel confronto con gli altri Paesi occidentali.
Nel Libro Verde del Tesoro sulla spesa pubblica italiana si sottolinea come proprio la giustizia sia stata nello scorso decennio "una delle voci in maggior crescita del bilancio dello Stato". Negli anni '90 ''essa è infatti aumentata del 140% e i magistrati in servizio sono aumentati del 15%". All'aumento di risorse umane ed economiche destinate al settore, si legge ancora, "non è però corrisposto un adeguato miglioramento dei risultati".
Gli esempi parlano da soli: "il numero dei procedimenti pendenti, civili e penali, non è affatto diminuito.
Negli ultimi 20 anni lo stock di cause civili arretrate si è pressoché triplicato e nel 1999, tra primo e secondo grado, superava i 3 milioni e mezzo di procedimenti", mentre i procedimenti penali pendenti in primo grado "sono più che raddoppiati". Non solo "dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90%".
Se i dati sono allarmanti, sono addirittura preoccupanti le soluzioni prospettate dal ministro Padoa- Schioppa. Il ministro le ha proposte presentando il Libro verde a inizio settembre. In tre punti, infatti, Padoa-Schioppa propone questa ricetta: avviare il federalismo fiscale, applicare l'intesa sulla produttività e il merito nel pubblico impiego, rendere strutturale la capacità di spendere meglio dei ministeri.
Meno male che il ministro si è affrettato a sottolineare che questo non è “un piano d’azione”, ma vuol essere soltanto un contributo” a un dibattito che è di là da venire e che evidentemente il governo prodi non vuole neanche sfiorare.
Se infatti secondo e terzo punto – miglioramento delle spese dei ministeri e applicazione della meritocrazia– escono direttamente dal “libro dei sogni” e sono praticamente irrealizzabili, il primo punto, quello sul federalismo fiscale, garantirebbe il caos dei tribunali gravando ancora nuove spese e tasse sui cittadini delle diverse Regioni. Insomma, restano i dati, resta il fatto che il Libro verde ci mette al 15 posto in Europa per la “qualità della spesa” (solo la Grecia fa peggio), e resta un governo senza capacità di decidere nulla che possa servire a “sbloccare” una situazione della Giustizia che in Italia si è fatta pesantissima.

Di Maria Serra

 
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