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Il popolo è sovrano
Posted by InGiustizia on Monday, November 26 @ 18:38:47 CET
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Quando il ‘Grillo’ fa i fatti e i ‘Parlanti’ sono i politici.



“Lo Stato siamo noi”, “Il Popolo è Sovrano”.
Questi, in sintesi, sono i concetti che mi sono stati insegnati durante il mio periodo di formazione scolastica. Successivamente, con lo studio del diritto Costituzionale e del diritto Pubblico ho capito come sia importante e fondamentale, in uno stato democratico, che il Popolo sovrano possa, utilizzando gli strumenti di democrazia diretta quali il referendum e le leggi di iniziativa popolare, contribuire all’attività legislativa che la Costituzione delega al Parlamento.
L’8 settembre il V-Day, manifestazione organizzata da Grillo per la raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge da lui depositata in Cassazione, è stato un duro colpo per tutta la classe politica. No ai parlamentari condannati; No ai parlamentari di professione; Elezione diretta dei candidati; questo, in sintesi, il contenuto della proposta di Grillo. Il V-Day non è stato altro che un momento di partecipazione diretta alla vita politica del Paese. I cittadini, per un giorno, si sono riappropriati del potere legislativo che gli appartiene.
Si sono raccolte 300.000 firme, si sono viste file di cittadini ai banchetti per la raccolta delle stesse, si è visto un popolo pacifico, senza bandiere, che scende in piazza.
La reazione all’evento da parte della classe politica è stata quella di una Casta che viene attaccata e che è costretta a difendersi.
Uno dei primi commenti, riportato dalle tv, è stato quello di Casini che ha bollato il VDay come vergognoso per l’attacco a Marco Biagi. Chi segue il blog di Grillo sa che le critiche sono rivolte alla Legge 30 che porta il suo nome e non alla persona. In piazza c’erano 50.000 persone che possono smentirlo. La Bindi, in vista delle primarie del PD, cerca di cavalcare l’ondata popolare per aumentare il consenso tra il popolo della sinistra.
Nell’intervista rilasciata a Repubblica dice che occorre riflettere e che condivide i tre punti della proposta di legge. Ma quando il giornalista le chiede se anche Visco debba lasciare il Parlamento, la Bindi risponde: “No, io mi riferisco a reati più gravi come la corruzione e la concussione”.
Questa frase riassume la realtà politica italiana, una politica fatta di compromessi per la conservazione di uno status quo, e non una politica fatta all’insegna della legalità e di valori costituzionali. Visco è stato condannato in via definitiva per abusivismo edilizio: come può un Governo essere credibile e fare la lotta all’abusivismo edilizio se tra i suoi membri vi è un pregiudicato con tali precedenti?
Addirittura ci sono editorialisti schierati, come Scalfari, che ravvisano nel V-Day un pericolo per la democrazia, perché i “movimenti populisti”, nel passato sono stati l’anticamera della dittatura.
E per sostenere la sua tesi scomoda addirittura Grossman.
E’ evidente che egli ha frainteso il significato delle parole di Grossman che vengono riportate nel suo stesso articolo. Questi si riferisce al potere dei “mass-media” sulla massa, che viene estrinsecato “utilizzando un linguaggio povero e volgare, trasformando problemi politici e morali complessi con semplicismo e falsa virtù, creando intorno a noi un’atmosfera di prostituzione spirituale ed emotiva che ci irretisce rendendo “kitsch” tutto ciò che tocchiamo: le guerre, la morte, l’amore, l’intimità”.
Ma il V-Day è stato caratterizzato dall’assenza dei “mass-media”.
Abbiamo assistito ad un’autocensura da parte di chi aveva il dovere di informare. Tutto è partito dal blog: Internet, questa “cosa” sconosciuta ai nostri politici, è una rivoluzione non solo a livello tecnologico, ma è destinata a cambiare la nostra società, il nostro modo di interagire con la realtà e i problemi di tutti i giorni.
Le persone che ogni giorno accedono al blog, (si parla, dopo il V-Day, di milioni di accessi al sito) non sono soggetti passivi ai quali vengono inculcati determinati argomenti proposti da Grillo, ma persone che interagiscono tra di loro, che si confrontano, che criticano.
La massa non è più costituita da pecore che seguono il leader sulla base di slogan populisti, ma da persone con un cervello e che hanno idee proprie.
Altra critica mossa a Grillo è quella di essere un populista. Eppure quando il 21% dei parlamentari ha risposto alla sua mail sui tre punti della legge di iniziativa popolare, non è stato etichettato come populista, anzi si sono detti d’accordo (le risposte e le percentuali sono state pubblicate sul sito di Beppe Grillo).
L’etichetta di populista dovrebbe spettare anche all’economista Mauro Gallegati, all’architetto Majowiechi ed Alessandro Bergonzoni, che hanno partecipato a Bologna al V-Day; al Times che nel 2005 lo ha nominato eroe dell’anno, affermando che: “gli "eroi" presi in considerazione sono rappresentati da quelle persone che hanno fatto qualcosa per migliorare il mondo”; o a Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace per il 2006. Bellissimo l’incontro di questi con Grillo, all’Università di Bologna, alla presenza dei banchieri italiani, dove lo stesso Yunus, dopo il discorso del nostro, lo abbraccia e ribadisce: “Io sono pienamente d’accordo con tutto quello che dice Beppe”.
Quale politico italiano può vantare un simile riconoscimento?.
Sempre Scalfari, non contento di aver citato Grossman ed aver dato sfoggio della sua cultura, prosegue il suo excursus passando ad esaminare i tre quesiti proposti.
Relativamente alla scelta diretta dei candidati si dice d’accordo, anche perché spiega, è conforme alle direttive del nuovo PD, quindi nulla questio.
Mentre per il limite di due legislature non conviene e si chiede cosa sarebbe successo se nei primi anni cinquanta fosse stato impedito a De Gasperi, Togliatti, Nenni, Pacciardi o La Malfa di candidarsi per la terza volta. È da chiedersi se nel presente vi siano dei politici della stessa tempra e valore di quelli menzionati.
Da notare che quest’ultima motivazione viene avvallata anche da Fini e Bertinotti, un tempo agli antipodi, oggi più vicini che mai (la paura di perdere la poltrona fa dei brutti scherzi). Poi il veterano direttore di Repubblica veste i panni del costituzionalista, ravvisando l’incostituzionalità della norma perché priverebbe l’elettore di poter votare chi gli pare. Dimenticando che una tale norma, relativamente alla eleggibilità dei sindaci, è già presente nel nostro ordinamento. E veniamo all’ultimo punto: i parlamentari condannati.
Anche qui egli esprime il suo dissenso e lo fa ricordando che anche Gramsci, Paletta, Saragat, Pertini sono stati condannati; certo ma a quei tempi vigeva la dittatura!
Oggi, per nostra fortuna, non è più così: siamo in democrazia e le idee politiche possono essere portate avanti alla luce del sole, senza darsi alla clandestinità.
Ma questo problema oggi sussiste realmente? Quali sono i reati commessi dai nostri parlamentari?. Si va dal reato di banda armata a quello di lesioni; dalla corruzione alla concussione, emissioni di fatture false, false dichiarazioni al PM, finanziamento illecito ai partiti, ecc.. Non vi è alcun dubbio che i reati commessi non hanno alcun nesso con la politica. Tutto questo offende il cittadino e fa venire meno la fiducia nelle Istituzioni e nella politica in generale.
Il cittadino, quando partecipa a un pubblico concorso deve dichiarare se ha carichi pendenti o se ha avuto condanne penali.
Tutto questo come si concilia con i Parlamentari condannati che continuano a percepire stipendi sproporzionati e a godere di opportunità e privilegi di Casta?
E’ arrivato il momento che la classe politica, quella sana, quella che fa politica per passione, che vuole rendere un servizio al proprio Paese si faccia avanti, facendo una politica basata esclusivamente sul principio di legalità e sulla Costituzione.
E’ questo quello che chiede il Popolo Sovrano.

Di Paolo Franzi

 
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