Benvenuti in

Menù
· All Categories
· Ambiente
· Amministrazione
· Arte
· Assicurazioni
· Attualità
· Avvocatura
· Banche
· Carceri
· Certificazioni
· Consumatori
· Corruzione
· Costume
· Criminalità
· Cultura
· Dati personali
· Diritti
· Diritti d'autore
· Diritto
· Editoriali
· Etica
· Fallimenti
· Famiglia
· Formazione
· Giurisprudenza
· Giustizia
· Internazionale
· Internet
· Interviste
· Investigazioni
· Lavoro
· Lazio
· Locazioni
· Magistratura
· Medicina legale
· nulla
· Previdenza
· Psicologia
· Riforme
· Roma
· Sanità
· Società
· Teatro
· Tecnologia
· Trasparenza
· Uffici giudiziari
· Unione Europea
· Università


Languages
Select Interface Language:



Modules
· Home
· Archivio Articoli
· Argomenti
· AvantGo
· Collegamenti
· Contatti
· Content
· Downloads
· Invia notizie
· Pagina
· Primi 10
· Sezioni
· Trenitalia


Chi è in linea
There are currently, 22 guest(s) and 0 member(s) that are online.

You are Anonymous user. You can register for free by clicking here


  
Gli schiavisti e l'usura
Posted by InGiustizia on Monday, December 10 @ 16:30:40 CET
Articolo Download periodico

Lo scorso numero ho utilizzato queste pagine per affrontare un tema necessariamente non esauribile nello spazio concessomi, quello degli -schiavisti del terzo millennio-.


Lo scorso numero ho utilizzato queste pagine per affrontare un tema necessariamente non esauribile nello spazio concessomi, quello degli -schiavisti del terzo millennio-.
Osservavo come l’immigrazione clandestina sia un fenomeno difficilmente contrastabile lì ove il capitalismo ha necessità di avere manodopera a basso prezzo non solo per lucrare il più possibile, ma per difendersi dall’invasione di prodotti provenienti da mercati ove non vi è solo un costo del lavoro inferiore a quello occidentale, ma si procede al costante sfruttamento dell’essere umano e dei minori o, comunque, alla produzione in condizioni igieniche e di sicurezza per noi inammissibili.
L’immigrato clandestino o è un pericolo pubblico in quanto compie reati per sopravvivere o per affermarsi socialmente o è di fatto proprietà di chi gli da lavoro ed alloggio, magari trattenendogli i documenti sino al momento in cui abbia finito di pagare il suo riscatto, come le cronache insegnano avviene per le prostitute.
L’economia senza diritti doganali è un fenomeno senz’altro positivo lì dove attuato tra paesi che hanno legislazioni sociali (oltre che fiscali) omogenee, quali tentano di essere le nazioni della Comunità Europea, ma diventa una autentica castrazione lì ove si aprono le parte a prodotti costruiti in fabbriche e fabbrichette che non esitano a far lavorare i bambini, che hanno orari di lavoro superiori a quelli dei paesi occidentali, che non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro e sull’inquinamento.
Merce che venisse prodotta in Italia nelle condizioni in cui è prodotta nella maggior parte dei paesi asiatici sarebbe immediatamente sequestrata quale -corpo di reato- e, probabilmente distrutta.
Il libero mercato attuato senza discriminazioni etiche consente, viceversa, a chi utilizza forme di schiavismo non solo di lucrare a casa propria, ma di essere competitivo sui mercati delle nazioni che hanno posto l’uomo al centro dei propri ordinamenti costituzionali, danneggiando l’economia interna e ponendo così i presupposti da un lato per l’acquisto del sistema produttivo nazionale da parte del potere bancario internazionale e, dall’altro, per una difesa ad oltranza del proprio territorio economico produttivo attuata attraverso lo sfruttamento degli immigrati clandestini.
Marco Tullio Cicerone ci ha insegnato a ricercare la verità rispondendo alla domanda -cui prodest?-.
Quando una legislazione chiede al sistema produttivo determinati standard a tutela della dignità dell’uomo, della sua sicurezza e dell’ambiente, dovrebbe poi premiarlo sotto vari profili, compreso quello fiscale, al fine di consentirgli di realizzare quel valore aggiunto che giustifica gli investimenti di denaro ed il rischio imprenditoriale e che provoca quale effetto sociale riflesso la creazione di nuove iniziative e, quindi, posti di lavoro e ricchezza per l’intera comunità nazionale.
Se, viceversa, la legislazione non difende i mercati nazionali dalla invasioni dei prodotti -corpo di reato- e impone una fiscalità in misura tale da risultare un balzello inaccettabile anche per l’assenza dei servizi pubblici che le tasse dovrebbero finanziare, ecco che gli investimenti si orientano non già verso le attività produttive, ma verso quelle cosiddette parassitarie, prime tra tutte la concessione di denaro in prestito.
Sappiamo tutti che il sistema economico è in mano a quello bancario che investe e lucra sul lavoro altrui in Italia e nel mondo, esaltandolo o affossandolo a seconda di interessi propri, ai quali le comunità locali e nazionali sono sempre più estranee: eppure in queste comunità l’uomo trova la ragione della propria esistenza le radici che alimentano la sua crescita. Solo una comunità può dare calore al freddo marmo delle lapidi che nascondono il degrado dei corpi umani, ma per un sistema bancario le comunità sono solo entità economiche, sedi di filiali, indici di produttività.
Il crollo del comunismo, facendo venire un sistema oppressivo, ma che nella sua utopia appariva come un contrappeso possibile ed attuale, ha consentito il dilagare del capitalismo selvaggio ed eticamente immorale, che pone il sistema bancario e, quindi, l’usura al centro dell’universo.
Ezra Pound, il grande poeta americano, venne definito pazzo e passò dodici anni (dal 1946 a 1958) nel manicomio criminale di Saint Elizabeth non già per le sue simpatie fasciste, ma per aver definito il sistema nel quale la guerra mondiale aveva trovato il suo humus.
Certamente chi conosce la storia economica italiana non ignora che i titoli di stato nel periodo bellico 1940/1945, cioè di massimo indebitamento della Nazione a causa della guerra, avevano un rendimento del 5%, tasso sul quale oggi tutti i poveri vessati dal caro mutui metterebbero volentieri una firma.
Con usura nessuno ha una solida casa di pietra squadrata e liscia per istoriarne la facciata, mai parole appaiono ad un avvocato più attuali quando egli è costretto ad occuparsi di una esecuzione immobiliare e vede il sistema bancario lucrare prima sui mutui che il povero impiegato non riesce più a pagare e, poi, sui nuovi mutui che verranno corrisposti per finanziare l’acquisto (divenuto conveniente a causa della rivalutazione dell’immobile) della casa del primo malcapitato debitore.
In quelle aule ci si rende conto che quella casa cambia proprietario ed utilizzatore, ma rimane sempre nella disponibilità del sistema bancario, che ne finanzia le operazioni di riacquisto, rimanendo creditore ipotecario.
Sempre l’usura è lo strumento di riciclaggio del denaro della criminalità, ove la squallida figura del cravattaro del quartiere scompare perché concorrente di apparentemente più pulite società finanziarie che si cucinano i residui di linfa vitale di chi non gode più del credito del sistema bancario.
Gli schiavisti del terzo millennio creano i presupposti per l’usura, l’usura nuovi schiavi: era veramente pazzo quel poeta che in versi disse quello che sessant’anni dopo ha detto il prefetto Serra, denunciando il fenomeno usura nel Lazio?
Usura arresta il giovane amante, cede il letto a vecchi decrepiti, si frappone a giovani sposi, contro natura….

Di Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma

 
Related Links
· More about Articolo
· News by InGiustizia


Most read story about Articolo:
Diritti: Il contratto di spedalità



Article Rating
Average Score: 5
Votes: 1


Please take a second and vote for this article:

Excellent
Very Good
Good
Regular
Bad




Options

 Printer Friendly Page  Printer Friendly Page

 Send to a Friend  Send to a Friend



Associated Topics

Articolo

Sorry, Comments are not available for this article.
Web site engine's code is Copyright © 2002 by PHP-Nuke. All Rights Reserved. PHP-Nuke is Free Software released under the GNU/GPL license.
Page Generation: 0.159 Seconds