Intervista con l’avvocato Domenico Marocco.
Abbiamo incontrato
l’avvocato Domenico
Marocco.
Ci racconta dell’ iniziativa
che vedrà la ripresa
in pieno delle attività da
parte dell’Aif. L’avv.
Marocco ha voluto precisare,
prima di risponderci
in merito, che
l’Aif non si ricostituisce
strumentalmente in vista
delle prossime elezioni.
Avvocato Marocco cosa
l’ha spinta a far ‘risorgere’
l’Associazione
Italiana Forense?
L’AIF è nata molti anni
fa. Per un breve periodo
si è associata nell’ UIF
(Unione Italiana Forense),
ma non è mai stata
sciolta.
La volontà di riprendere
attivamente le attività
dell’AIF nasce da un
unico, ma imprescindibile
presupposto: dare
voce a tutti quei colleghi
che ad oggi non si sentono
sufficientemente
tutelati, né tantomeno
rappresentati nelle loro
istanze, relativamente
agli interessi della categoria.
Le basti pensare che
molti colleghi mi hanno
sollecitato al rilancio di
questa associazione.
Ci spieghi meglio.
Quali dovrebbero essere
gli interessi da difendere?
Al di là dei problemi
oramai a tutti noti, carenza
di personale nelle
cancellerie, mancanza di
locali, ufficio del Registro,
notifiche etc, ci sono
due problemi fondamentali
sui quali è necessario
da subito cominciare
a lavorare e che
sembrano a prima vista
non riscuotere un grande
interesse da parte degli
organi preposti: il primo
è quello della formazione
professionale da un
punto di vista della qualità
e della continuità; il
secondo riguarda l’attuale
totale mancanza di
identità e appartenenza
dell’essere avvocati.
Quali sono le proposte
dell’Aif in merito alla
formazione legale?
Abbiamo avuto l’impressione
che l’aggiornamento
professionale si
stia trasformando in un
vero e proprio business
messo in piedi da terzi e
dove vige la legge che fa
capo agli interessi dei
grandi gruppi.
Da parte nostra avremmo
voluto che la formazione
fosse essenzialmente a titolo
gratuito così che tutti
potessero accedervi indistintamente
– si pensi
ai giovani, quale ulteriore
gravame sarebbe per
loro accedere a corsi.
L’Aif ha intenzione di rilanciare
proprio questa
idea originaria di formazione,
chiedendo solamente
e, solo se assolutamente
necessario, un
contributo che sia semplicemente
una sorta di
rimborso spese, quali la
stampa del materiale e/o
l’eventuale locazione di
locali per l’espletamento
del corso.
Tra l’altro stiamo parlando
di una formazione organizzata
con delle modalità
alquanto discutibili:
che senso ha, solo per
fare un esempio, obbligare
un avvocato specializzato
nel penale a frequentare
corsi di aggiornamento
che riguardano
la materia civile? Sarebbe
quindi ora di rendere
semmai valido un principio
di specializzazione,
come avviene nel campo
medico.
Non si può semplicemente
dire “devi fare tot crediti
formativi all’anno”:
l’Aif non intende dissentire
da questo sistema di
valutazione, ma sarebbe
opportuno stabilire qual
è l’autorità che decide in
merito a questi crediti,
con quali modalità vengono
determinati e attribuiti
e se in linea con
quanto svolto giornalmente
nella professione.
Come vengono scelte
oggi le società che si occupano
di formazione
in campo legale?
Mi risulta che molte società
abbiano proposto al
Consiglio dell’Ordine di
organizzare corsi.
Francamente non so, con
quali criteri le stesse si
propongono e vengano
scelte.
Cosa pensa dell’avvocatura?
Oggi sta sempre più
prendendo piede la logica
dei grandi studi organizzati.
Il risultato è che si stanno
perdendo tutte quelle
tradizioni e quel patrimonio
di cultura e di umanità
legata a questa professione,
fatta in gran
parte dai piccoli e medi
studi che hanno sempre
messo al primo posto la
tutela della persona.
Sono stato nominato nella
Commissione per l’abilitazione
di Stato alla
professione di avvocato
per l’anno 2007 e ho potuto
prendere coscienza
delle migliaia di ragazzi,
tra l’altro ormai non così
giovani, che si apprestano
ad intraprendere questa
professione e che dovranno
cercare di immettersi
in un mercato ormai
saturo.
L’identità dell’avvocato
non esiste più. Nessuno
si prende la briga di difendere
la sua professionalità.
Basti pensare alla recente
proposta di affidare le
separazioni ai notai, come
se non ci fosse una
Costituzione che riconosce
la professione e i
suoi compiti.
Vorremmo che molti giovani
aderissero all’Associazione.
E’ infatti un discorso che
abbraccia gli interessi di
tutte le generazioni; la
difesa dell’essere avvocato
deve essere di tutti e
non solo a parole.
Qual è la degenerazione
alla quale fa riferimento?
Non si può trasformare
l’avvocato in un’azienda,
non si può dire ad un avvocato
‘hai tanti anni di
professione e quindi mi
devi tanto ai fini delle
tasse’.
Tra l’altro non ci è permesso
scaricare nulla
dalla dichiarazione dei
redditi: e mi riferisco a
tutti quegli strumenti
senza i quali è impossibile
pensare di poter fare la
professione; il mezzo di
trasporto è solo un esempio.
Ed ecco allora moltissimi
avvocati preferire la
strada delle grandi multinazionali,
divenendo così
una sorta di impiegati:
piuttosto che lavorare in
uno studio legale, si preferisce
rinunciare di fatto
a quel principio di indipendenza
tipico della nostra
professione.
Questo perché oggi gli
studi professionali hanno
grande difficoltà nel reperire
clientela, mancando
la possibilità di dare
un servizio giustizia immediato
alla esigenza e
alla tutela delle persone.
E’ quindi necessario predisporre
un programma
serio e mirato che rimetta
insieme le esigenze
dell’avvocatura e degli
utenti.
Come giudica quanto
fatto dal Consiglio dell’Ordine
in merito alle
problematiche che ci ha
esposto?
In tempi non recenti le
cariche del Consiglio
dell’Ordine venivano attribuite
per l’autorevolezza
e il prestigio con il
quale ci si era distinti in
tutta la propria carriera
professionale.
Oggi, senza nulla voler
togliere ai colleghi chiamati
a questa incombenza,
vige la regola del
‘chi ha più voti occupa
lo scranno’ e questo purtroppo
rappresenta un
ostacolo per raggiungere
quei risultati che le ho
descritto.
E’ stato allestito un sito
internet per quanti vorranno
conoscere meglio
le iniziative dell’Aif?
Ci stiamo lavorando e
presto sarà on line quello
che vorrei fosse individuato
come un punto di
riferimento sia per i piccoli
e medi studi, sia per
tutti quei colleghi che
vorranno con i loro suggerimenti
ridare dignità
all’avvocatura.
Di Maria Serra