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Formazione o business
Posted by InGiustizia on Friday, February 22 @ 17:02:08 CET
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La formazione degli avvocati è il punto di incontro e di scontro nella categoria forense che caratterizza anche la campagna elettorale per il rinnovo delle cariche in seno all’Ordine degli Avvocati di Roma.



La formazione degli avvocati è il punto di incontro e di scontro nella categoria forense che caratterizza anche la campagna elettorale per il rinnovo delle cariche in seno all’Ordine degli Avvocati di Roma.
Da quando i crediti di formazione sono diventati obbligatori, è iniziata una grande bagarre tra coloro che ne sono promotori e chi al contrario pensa che siano assolutamente inutili.
Il nocciolo della questione sta tutto nello stabilire cosa si intenda per aggiornamento professionale, laddove il Consiglio Nazionale Forense (CNF N.25-C/2007) enumera una serie di attività che possono rientrare a diverso titolo in questo ambito, e nel capire fino a che punto questo tipo di formazione (spesso a pagamento) sia solo un modo in più per rimpinguare le casse degli istituti che sono promotori dei corsi di aggiornamento.
La prima questio ha dell’inverosimile: all’art. 2, comma 3 del regolamento del CNF è scritto che “ogni iscritto deve conseguire nel triennio almeno n.90 crediti formativi, che sono attribuiti secondo i criteri indicati nei successivi artt. 3 e 4, di cui almeno n.20 crediti formativi devono essere conseguiti in ogni singolo anno formativo”.
Il CNF si occupa dunque di dare le linee guida in materia di formazione e di verificare che ogni singolo Consiglio dell’Ordine predisponga queste attività seguendo i criteri dettati. Allo stesso tempo (e qui il paradosso) sempre il Cnf è chiamato a giudicare più o meno idonee le attestazioni dei crediti provenienti dai singoli professionisti. C’è chi parla apertamente di un conflitto di interessi che non fa tornare i conti: come può lo stesso ente dare le direttive e allo stesso tempo essere giudice del loro rispetto? Un residuo di legislazione fascista o un regolamento che non reggerebbe la prova di una impugnativa al Tar?
Secondo l’Avv. Rodolfo Murra semplicemente un regolamento da disapplicarsi in quanto egli ritiene che “non vi sia bisogno di impugnare un atto di fonte secondaria in assenza di una norma di legge che ne autorizzi l’emanazione”. Egli suggerisce di attendere la prima sanzione disciplinare per chiedere “al giudice di disapplicare il regolamento stesso”. Diversa la posizione sul punto del Avv. Stefano Galeani che ha inviato un mail a tutti i colleghi ricordando che “la formazione continua è stabilita da una legge dello Stato”.
Seconda questio: tutto ha un costo e sembra proprio che anche la formazione ne abbia uno. Legittimo, certamente, ma fino a che punto?
Ufficialmente la possibilità di acquisire i crediti è garantita a tutti attraverso corsi a titolo gratuito. Scorrendo però lungo il piano provvisorio dell’offerta formativa del 2008 dell’Ordine degli Avvocati di Roma (vedi tabella pubblicata) questa gratuità non è poi cosi reale. Infatti per raggiungere i venti crediti annuali obbligatori è necessario partecipare ad almeno uno dei corsi a pagamento.
Su venti proposte formative, solo otto sono quelle a titolo gratuito.
Guarda caso quelle la cui frequentazione consente di avere il minor numero di crediti, se confrontate con le restanti onerose. E la matematica nella sua razionalità, in questo caso può illuminare più di tante parole.

Di Maria Serra

 
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