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Editoriali: Il Processo Goliardico
Posted by InGiustizia on Monday, August 11 @ 19:09:41 CEST
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Le “misure urgenti” del Ministro Mastella rischiano di far saltare principi giuridici fondamentali.

La Goliardia universitaria non è più di moda ed è un peccato, anche se non è un caso, dato che essa venne a suo tempo combattuta da quelle forze politiche che reclamavano l’impegno sociale degli studenti a fianco dei lavoratori.
Il lettore attento avrà notato che ho scritto la parola Goliardia con la “G” maiuscola: ciò è avvenuto non per un refuso del tipografo, ma in quanto volevo sottolineare il rispetto che ho per quel movimento di cultura e libertà che era una vera e propria istituzione, rappresentando il libero governo degli studenti nell’urbe studiorum nel solco di una tradizione che partiva dagli eroi di Curtatone e Montanara.
Essa aveva le sue leggi, il Codice Morandini, ed all’inizio del percorso universitario prevedeva una sorta di rito di iniziazione per le matricole, il cosiddetto processo matricolare o processo goliardico .
Bollato come una forma di nonnismo, perché si concludeva inevitabilmente con una condanna della matricola a subire una sanzione che certi benpensanti non esiterebbero a definire umiliante (si trattava per lo più del bagno vestiti nella fontana dell’università o di altre simili amenità), il processo goliardico aveva in realtà un retroterra filosofico fondamentale per aprire il giovane alla vita.
Esso doveva insegnare a chi iniziava un percorso culturale di un certo rilievo che il processo è quasi sempre un’ingiustizia e non basta aver acquisito un titolo (nel caso la licenza liceale) per essere immuni da piccoli e grandi soprusi fatti in nome della legge.
Un processo veloce, una condanna veloce, una pena scontata immediatamente e, poi, tutti a bere insieme, perché la giovinezza porta a ridere di ogni ingiustizia e quello, in realtà, altro non era che un rito di iniziazione.
Un processo veloce, una condanna veloce, una pena scontata immediatamente hanno avuto anche nel 1989 in Romania Nicolae Ceauşescu e sua moglie, ma lì la condanna era alla fucilazione e, quindi, si è riso molto di meno.
Un altro feroce dittatore ha avuto un processo sostanzialmente veloce, Saddam Hussein, ed anch’egli ha scontato immediatamente la sua condanna all’impiccaggione per aver provocato la morte di molti innocenti. Peccato che il “regime democratico” che gliela ha comminata non sia capace di impedire le centinaia di vittime innocenti degli attentati quotidiani, ma questa è un’altra storia e, del resto, essi non sono seguaci di Cristo che invitò a lanciare la prima pietra solo coloro che fossero <>.
L’Europa si appresta a condannare l’Italia per l’inottemperanza al principio della durata ragionevole del processo: per evitarlo il Ministro Mastella presenterà le ennesime “misure urgenti” formalmente dirette alla “velocizzazione” del processo, ma che affrontano il problema non aggredendo i mali che lo affliggono, ma facendo saltare principi giuridici fondamentali a garanzia del diritto di difesa dell’imputato e, quindi, del giusto processo.
Quale corollario si vogliono altresì varare discipline illiberali in ordine alle modalità dell’astensione degli avvocati dalle udienze, volendo così ridurre il ruolo universalmente riconosciuto all’avvocato di difensore della legalità e dei diritti delle persone sottoposte a processo a quello di un mero notaio della regolarità della procedura di accertamento della fondatezza della tesi accusatoria del PM.
Fondatezza che, peraltro, viene accertata da un giudice che sulla carta è terzo, ma che di fatto è un collega di chi accusa e con lo stesso si scambia il ruolo, in un gioco delle parti degno delle grandi commedie teatrali.
Mentre tutto ciò avviene in Italia, dagli Stati Uniti giunge nelle librerie di tutto il mondo il nuovo best seller di John Grisham, dal titolo L’innocente , ispirato ad una storia vera, che costituisce una sferzante censura al sistema giudiziario americano ed ai danni che può provocare alla giustizia un sistema nel quale PM e forze della polizia hanno un potere eccessivo, aggravato dal fatto che spesso l’imputato non è in grado di spendere centinaia di migliaia di dollari per una valida difesa tecnica.
Il solo Ministro Emma Bonino, nel Governo Prodi, ha avuto il coraggio di votare contro un progetto che, oltre a divergere anche dal programma dell’Unione, è stato da lei testualmente definito agli antipodi dalle posizioni che appartengono alla Rosa del Pugno, e alla tradizione laica, liberale, socialista e radicale .
La Casa delle Libertà, nei suoi cinque anni di governo a larga maggioranza, non era riuscita a far decollare non già la separazione delle carriere, ma nemmeno quella delle funzioni, anche se aveva legiferato in tale direzione.
E’ quindi da ritenere che essa si opporrà alla riforma prospettata dal Ministro Mastella e che, senza i voti della Rosa nel Pugno, il provvedimento non dovrebbe avere i numeri per essere approvato al Senato.
Ma chi crede che un governo italiano cada su un tema fondamentale come la Giustizia ed i diritti fondamentali di difesa dei cittadini?
Il caso Tortora è ormai dimenticato e le piccole ingiustizie quotidiane non fanno notizia.
Gli stessi avvocati ogni giorno, allorché tentano di difendere diritti scomodi, rischiano di essere indagati e rinviati a giudizio per aver fatto il loro lavoro ritenendo che il principio costituzionale di parità tra accusa e difesa non sia una semplice enunciazione teorica: e ciò chi scrive lo può affermare con piena contezza, essendo una delle vittime di tale degenerazione del sistema.
In tale situazione la decisione delle Camere Penali di proclamare tre giorni di astensione dalle udienze non solo è giusta, ma è l’inevitabile conseguenza delle scelte di un potere politico che sta lentamente e sistematicamente togliendo ogni spazio alle voci del dissenso. Il giusto processo è sotto assedio, ma i tribunali non chiuderanno, il processo goliardico è pronto ad essere il clou della pantomima che si vuole recitare nelle sue aule.

Romolo Reboa

 
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