Si riapre una questione "spinosa".
Basta poco per riaccendere
la miccia al
dibattito sulla giustificata
o meno presenza
del crocifisso nelle aule di
Tribunale o nelle scuole
pubbliche. Questa volta il
‘pretesto’ per riaprire la
questione è la notizia che
Michele Duchi, presidente
del Tribunale di Ragusa,
ha fatto togliere i crocifissi
appesi nelle nuove aule
dell’appena edificata sezione
distaccata del Tribunale
di Vittoria. Duchi
aveva già respinto la richiesta
inoltrata dal locale
Ordine degli avvocati nel
2005 di rimettere al suo
posto, nelle aule di Ragusa,
il simbolo religioso
della cristianità. ‘L’Italia è
uno Stato laico’, risponde
a chi gli chiede della sua
presa di posizione; concetto
ribadito anche dalla
Corte Costituzionale in
svariate sentenze, che si
basano su ciò che dice il
dettato costituzionale agli
art. n. 7, 8 e 20; ma quando
si ricomincia a parlare
di togliere crocifissi dalle
aule scolastiche o dalle aule
di Tribunale non sono in
molti a pensarla come lui.
Lo schieramento dei contrari
di solito non nega il
principio riconosciuto della
laicità dello stato ma ricorda
come la maggioranza
degli italiani si riconosca
comunque nella religione
cattolica e quindi
nel suo simbolo, il crocifisso.
Dal canto loro, i favorevoli
dicono che la
presenza del simbolo di
un’unica religione contrasta
con il
principio
della pluralità
delle
confessioni.
Andando a
ritroso nel
tempo ricordiamo
che
nel 2003 il
dibattito si
era infiammato
per il
ricorso d’urgenza
presentato
al
Tribunale
dell’Aquila
da Adel
Smith, presidente
dell’Unione
musulmani d’Italia,
il quale chiedeva la rimozione
del crocifisso
dalle aule della scuola elementare
frequentata dai figli.
All’epoca si mossero
tutti, dal Ministro della
Giustizia Castelli alla Cei,
contro la sentenza del giudice
Mario Montanaro,
che condannava l’istituto a
rimuovere il crocifisso.
Più recente (2008) è la
sentenza del Tribunale
dell’Aquila che ha condannato
il giudice del Tribunale
di Camerino, Luigi
Tosti, ad un anno di reclusione
per essersi rifiutato
nel 2006 di fare udienza in
aule dove era presente il
crocifisso. Una questione
di non facile soluzione se
lo stesso Tribunale nel giro
di pochi anni ha emesso
due sentenze così diverse.
Per ora tutto rimane
com’è, in attesa della
prossima notizia che scalderà
gli animi religiosi e
laici degli italiani.
Federica Teresa Calcioli