Il 20 ottobre 2004 è stato
pubblicato l’Indice di
Percezione della Corruzione
(CPI) 2004 (i dettagli
sono disponibili sul sito
www.transparency.it), elaborato
per 146 Nazioni dall’Università
di Passau su incarico
di Transparency International.
Il 20 ottobre 2004 è stato
pubblicato l’Indice di
Percezione della Corruzione
(CPI) 2004 (i dettagli
sono disponibili sul sito
www.transparency.it), elaborato
per 146 Nazioni dall’Università
di Passau su incarico
di Transparency International.
Si tratta di un Indice
composito – ottenuto sulla
base di varie interviste/ricerche
somministrate ad esperti
del mondo degli affari e a
prestigiose istituzioni – che
misura la percezione della
diffusione della corruzione
nel settore pubblico e nella
politica.
IL CPI definisce la corruzione
come «l’abuso del pubblico
ufficio per guadagno
personale», senza distinguere
tra corruzione attiva e
passiva e tra corruzione e
concussione, accogliendo
un’accezione del reato di
corruzione più internazionale
e necessariamente meno
sofisticata rispetto al diritto
italiano.
Le ricerche sulla base delle
quali è stilato l’Indice indagano,
in particolare, sulla
percezione della diffusione
della corruzione nei contratti
pubblici, misurando la propensione
del settore pubblico
a chiedere o ricevere tangenti
dal settore privato.
Secondo i dati di TI, le tangenti
pagate nel mondo ogni
anno al settore pubblico ammonterebbero
a 400 miliardi
di dollari. La Banca Mondiale,
indicando la corruzione
come «il principale ostacolo
allo sviluppo economico
e sociale» di un Paese,
stima che la tangenti pagate
in tutti i settori ogni anno
(oltre mille miliardi di dollari)
rappresentino quasi il 3%
del prodotto nazionale lordo
mondiale.
L’Italia quest’anno si colloca
al 42esimo posto. Il voto
ricevuto dal nostro Paese –
4,8 su 10 – mette in evidenza
una situazione di criticità
delle pubbliche istituzioni,
in termini di autorevolezza,
capacità gestionale, efficienza,
immagine.
Tale situazione è, peraltro,
confermata dai dati ottenuti
con il Barometro di Percezione
della Corruzione, un
ulteriore strumento di misurazione,
ideato da Transparency
International in collaborazione
con Gallup International.
Diversamente dal
CPI, che indaga tra esperti
del settore e analisti, il Barometro
si rivolge direttamente
ai cittadini proponendo
una serie di domande per
verificare la sensibilità degli
stessi verso il fenomeno.
A 30.487 persone intervistate
in 44 nazioni è stato chiesto da quale settore, potendo,
eliminerebbero la corruzione.
In tre Paesi su quattro,
i partiti politici sono indicati
come i più corrotti,
subito seguiti dai Tribunali
e dalle Forze di Polizia. Se
i cittadini avessero una bacchetta
magica, con ogni
probabilità eliminerebbero
la corruzione dai partiti politici.
Questo è particolarmente
evidente in Argentina
(58.2%) e Giappone
(51.9), ma il dato è forte
anche nei Paesi considerati
più virtuosi dal CPI, come
il Canada (39,7%) e la Finlandia
(38%). In quest’ultimo
Paese, considerato dal
CPI 2004 il più virtuoso, il
27,7% degli intervistati giudica i propri Tribunali
estremamente corrotti.
In Italia, i risultati ottenuti
confermano l’allarme pubblica
amministrazione lanciato
dal CPI 2004. I cittadini
italiani considerano come
più corrotti i partiti politici
(29%) e la magistratura
(18%), subito seguita dal
settore sanitario (15%). Si
salva, invece, con una percentuale
estremamente positiva,
il sistema dell'impresa
privata (1,3%).
Emergono, dunque, evidenti
criticità proprio nel rapporto
con quelle Istituzioni chieche
maggiormente dovrebbero
rappresentare e tutelare
gli interessi della collettività.
Oltre alla fiducia riposta
nel nuovo ufficio dell’Alto
Commissario per la
Prevenzione ed il Contrasto
della Corruzione e delle altre
Forme di Illecito all’interno
della Pubblica Amministrazione
– che, qualora
incarni i richiesti requisiti di
indipendenza, integrità,
competenza, confidiamo
sarà determinante nel contrastare la corruzione a livello
nazionale e nel diffondere
una cultura di etica e trasparenza
nella PA – Transparency
International Italia richiede
verifiche più attente
interne ed esterne alle Istituzioni
pubbliche, ai Sindacati
e agli organi di controllo,
quali la Corte dei Conti.
Contemporaneamente occorre
insistere sulla formazione
etica di dipendenti ed amministratori
pubblici, nonché
sull’adozione di sistemi di
integrità condivisi.
Di Anna Marra
Avvocato, Project Officer TI-IT