Quando lo Stato batte cassa

La responsabilità amministrativa è quella a contenuto patrimoniale di amministratori e dipendenti pubblici per i danni causati all’ente gestito (o di appartenenza) nell’ambito o in occasione del rapporto d’ufficio, il cui accertamento comporta la condanna al risarcimento del danno a favore dell’amministrazione danneggiata.
E’ la Corte dei Conti che viene chiamata a giudicare su tale responsabilità di tutti gli amministratori, dipendenti pubblici e soggetti comunque legati alla Pubblica Amministrazione (compresi Ministri e direttori dei lavori, amministratori di enti pubblici economici e di S.p.A. partecipate dallo Stato).
E’ una area della giurisdizione solo apparentemente marginale, spesso collegata a procedimenti penali: basti pensare che nel 2008 la Procura regionale presso la sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti ha emesso 158 atti di citazione per un importo complessivo di risarcimenti richiesti di oltre 582 milioni di euro, dopo aver ricevuto ben 3.786 denunce di danno. Non sempre i fatti che possono dar luogo a una responsabilità penale coincidono con quelli che possono dar luogo a una responsabilità amministrativa; anche quando i fatti sono coincidenti il giudizio penale e quello amministrativo rimangono autonomi e separati. Dei rapporti fra i due giudizi si è parlato il 17 febbraio scorso in un convegno organizzato dalla Associazione forense “Ius ac Bonum”, presieduta dall’Avv. Arianna Agnese, presso l’Aula Magna della Corte di appello penale di Roma.
Come relatore è intervenuto il Dr. Paolo Luigi Rebecchi, Consigliere della Corte dei Conti (e già “pubblico ministero contabile”), il quale ha spiegato cosa debba intendersi per “danno erariale”, come funziona il giudizio di responsabilità amministrativo, e si è poi soffermato anche sulle varie problematiche che si possono creare fra tale procedimento e quello penale, sulle quali si è pronunciata recentemente anche la Corte Costituzionale.
Quest’ultima ha recentemente dichiarato inammissibile, con la sentenza del 4 luglio 2007 n. 272, la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 75, III comma, del codice di procedura penale sollevata in riferimento all’articolo 103 II comma della Costituzione, per cui sarebbe necessaria la sospensione del processo contabile instaurato nei confronti delle medesime persone e per i medesimi fatti dopo l’emanazione della sentenza penale di primo grado che abbia pronunciato sulla domanda civile proposta in quella sede dalla amministrazione pubblica.
Più in generale, ed in tempi meno recenti, la Suprema Corte di Cassazione ha precisato i confini e i limiti della giurisdizione della Corte dei Conti statuendo, ad esempio, che l’azione di rivalsa di un Comune nei confronti del Sindaco per danni cagionati ad un privato di cui l’ente sia chiamato a rispondere rientra nella giurisdizione esclusiva del giudice contabile (Cfr. Cass. civ. Sez. Un. sent. 22 dicembre 1999, n. 933).
L’azione di responsabilità per danno erariale merita dunque di essere approfondita e studiata con grande attenzione. Il Procuratore regionale Luigi Mario Ribaldo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, ha sottolineato come l’attenzione del suo ufficio si stia concentrando sull’utilizzo di strumenti finanziari derivati, anche se i casi più gravi riguardano ancora la sanità pubblica (uno per tutti: la Procura ha intentato un azione per 17,5 milioni di euro in seguito a indebiti pagamenti a case di cura private in Provincia di Roma).
Lo scorso anno sono stati recuperati 2, 24 milioni di euro, già in fase istruttoria. Ecco perché oggi un procedimento amministrativo contabile spaventa un potenziale cliente più di un processo penale… gli avvocati penalisti ne tengano debito conto.

Rodolfo Capozzi
Avvocato del Foro di Roma, Membro del Direttivo dell'associazione forense "Ius ac Bonum"