Continua lo sciopero "bianco"

Del c.d. “sciopero bianco” messo in atto dal dicembre dello scorso anno negli uffici giudiziari romani i nostri lettori sanno già tutto (vedi il numero precedente di “In-Giustizia”): si tratta sostanzialmente di una forma di agitazione che consta nel «rigoroso rispetto delle mansioni e dei compiti attribuiti», ovvero in una applicazione puntigliosa e pedante delle norme procedurali in delicate materie afferenti, ad esempio, la visione ed l’estrazione di copia degli atti, attuata anche per la – sedicente - tutela della privacy.
Il Presidente della Camera Penale di Roma (C.P.R.), Gian Domenico Caiazza (pure intervistato da noi a riguardo) ha contestato tali discutibili assunti in una lettera al Presidente del Tribunale di Roma, Paolo De Fiore, partendo proprio dalla normativa in materia di tutela dei dati personali. La C.P.R. ha distribuito agli avvocati addirittura una “delega-standard” anti- sciopero da rilasciare ai propri collaboratori - non nominati sostituti processuali – e quotidianamente buttati fuori dalle cancellerie.
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dal canto suo, ha emanato una delibera il 19 febbraio scorso con cui si lanciava l’invito ad interrompere l’odiosa ed – ahimè – assai efficace forma di agitazione.
Tutto inutile: lo “sciopero bianco” si è diffuso tra le cancellerie (anche civili) come un virus influenzale. E allora che fare?
Il 9 marzo scorso la Camera Penale ha organizzato un assemblea per decidere opportune contromisure, tra cui una astensione prolungata dei difensori dalle udienze e la possibilità di presentare denunce ed esposti a pioggia per il reato di interruzione di pubblico servizio contro i cancellieri troppo scrupolosi…
L’assemblea – che ha visto anche la partecipazione del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma Alessandro Cassiani e dei consiglieri Francesco Gianzi e Livia Rossi – è stata piuttosto infuocata, anzi potremmo dire al “calor bianco”.
Infatti dopo la relazione del Presidente Caiazza, si apre subito il dibattito con la tensione già alle stelle. Il compassato Cassiani tenta di buttare un po’ di acqua sul fuoco, invitando a partecipare all’ennesima riunione fissata per il 12 marzo successivo con il Presidente del Tribunale e le rappresentanze sindacali dei cancellieri, allo scopo di trovare una soluzione al problema.
Chiede agli scatenati penalisti di congelare ogni iniziativa prima di tale appuntamento, ma la proposta è subito bocciata.
Anzi, la combattiva Livia Rossi prende la parola dopo il suo Presidente e dichiara che è ora di smetterla – per gli avvocati – di prendere “schiaffi in faccia” dalla magistratura, dalla politica e ora anche persino dai cancellieri!
L’avv. Giosuè Bruno Naso propone di passare «a vie di fatto» (in senso lato, chiarirà poi tranquillizzando i presenti) producendosi in un formidabile j’accuse contro l’immobilismo dell’avvocatura penalista romana tutta (che, a suo dire, lo “sciopero bianco” se lo merita eccome). Francesco Gianzi, interpellato dal Ns. giornale, ribadisce che il Consiglio dell’Ordine «deplora l’atteggiamento assunto» dai sindacati, definendo «inammissibile nei modi ed inaccettabile nei metodi» l’iniziativa delle cancellerie, precisando altresì che egli e la collega Rossi sono solidali con tutte le iniziative messe in campo a riguardo dalla Camera Penale (e da quella Civile).
Anche Giovanni Giaquinto (“moderato” del direttivo del C.P.R.), da noi raggiunto, conclude che al problema «sia indispensabile rispondere con la forma dell’astensione» anche se «occorre…evitare di spostare il problema sul piano dello scontro personale», ritenendo anche «sbagliato il ricorso alla denuncia, iniziativa…oltretutto di difficile attuazione».
Non la pensa così Fabrizio Merluzzi, storico membro del direttivo romano della Camera Penale, il quale in assemblea si dice contrario all’astensione, «perchè così si denunciano tutti e non si denuncia nessuno», e rilancia con forza l’idea dell’esposto/denuncia.
In realtà sul punto l’avvocatura organizzata è tutt’altro che unita: nella stessa giornata del 9 marzo altre associazioni forensi – pure attive all’interno del Tribunale penale -(l’A.N.F. e l’Associazione forense “Ius ac Bonum” ) hanno indetto una altra riunione alla quale hanno partecipato anche l’Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M.), la Feder.M.O.T. (Federazione nazionale magistrati ordinari) e diverse rappresentanze sindacali degli operatori di giustizia. In quest’altra sede si è discusso, invece, di coordinare le varie proteste, astensioni ed agitazioni provenienti dai vari settori della giustizia: un’idea evidentemente opposta a quella della Camera Penale, la quale ha infatti votato una astensione dal 23 al 28 marzo con soli 4 voti contrari e 2 astenuti. L’unica certezza, per il momento, è che lo “sciopero bianco” continua.

Rodolfo Capozzi
Avvocato del Foro di Roma