Donne sull'orlo di un pubblico impiego
Segretario, recentemente le donne del pubblico impiego, sono state “richiamate”
dal Ministro Brunetta, perché impegnate a fare la spesa in orario di servizio. Cosa pensa
di quest’affermazione e quale il
ruolo delle donne nel Welfare?
Questa generalizzazione offende le donne. Perché l’aver individuato qualche donna a fare la spesa durante l’orario di servizio non significa
che tutte le donne si comportino così. Tantissime sono infatti le donne che lavorano seriamente,
senza mai spostarsi dalla propria postazione ed addirittura tante si portano il lavoro a casa. Ciò perché ricoprono all’interno della Giustizia ruoli di grande responsabilità, con delle scadenze precise e portare il lavoro a casa significa grande sacrificio perché è tutto tempo che si sottrae alla famiglia. Quindi bando alle generalizzazioni.
Se ci sono donne che sono state sorprese a fare la spesa nell’orario lavorativo, io sono ancora più dura di Brunetta, licenziamento punto e basta. Perché ciò vuol dire che non sanno che approfittano
e che quindi addirittura commettono un reato quello del peculato. Quindi non sono solo
da licenziare, ma anche da denunciare.
A tal proposito come giudica la proposta di prolungare per le donne del pubblico impiego gli
anni di servizio prima della pensione?
Anche questa proposta non è da me condivisa e spiego il perché. Si è sempre parlato di volontarietà…
Sì ma l’Europa? Quando vogliamo ci adeguiamo alle direttive europee quando non ci fa comodo
no! Per questo la volontarietà delle donne è fondamentale.
Perché se in passato è stata fatta una legge che distingueva le donne dagli uomini sul lavoro, è stata
fatta perché la donna è caricata di altro lavoro che è appunto la cura della famiglia, della casa e degli
anziani. Quindi ritengo che la volontarietà deve essere alla base di una scelta di questo tipo. Anche se, guardando le statistiche, alla fine ci siamo accorti che la donna poi volontariamente va in pensione un po’ come gli uomini. Perché prolunga
il tempo, poiché magari accede al mondo del lavoro più tardi rispetto all’uomo e di conseguenza
per arrivare ad avere una pensione dignitosa prolungano il tempo di attività professionale. Anche in questo caso generalizzare è errato.
La volontarietà deve essere alla base di questa scelta.
Sono note le difficili condizioni di lavoro in cui
opera il personale giudiziario e le continue
proteste per il progressivo smantellamento
del sistema giudiziario.
Quali gli interventi per risolvere i problemi evidenziati? Intanto “mettere subito le mani”
sulle riforme che sono state fatte in questi anni. Che hanno ingigantito la burocrazia e quindi
reso molto più difficile l’azione giudiziaria. In pratica, coloro che lavorano negli uffici giudiziari (e
l’80% sono donne) combattono ogni giorno con la mancanza di mezzi informatici e il mancato ammodernamento del sistema che li obbliga ancora al cartaceo. Allora per evitare lo smantellamento del sistema giudiziario occorre intanto non diminuire le piante organiche,
che invece con il “decreto Brunetta” sono state decurtate del 10% cancellando circa 500 posti in
pianta organica che virtualmente devono essere coperti. Ma che purtroppo non lo saranno mai in quanto del tutto cancellati. Poi coprire i posti lasciati liberi da chi è andato in pensione, dal turn-over, che invece non saranno più coperti in
quanto non sono previste assunzioni.
Quindi, chi va in pensione lascia un vuoto ed il proprio lavoro viene ridistribuito tra gli altri lavoratori aggravandoli ulteriormente oltre le
carenze cui facevo riferimento poc’anzi che hanno reso la burocrazia ancora più affannosa e affannata…
Quindi come risolvere? Intanto, come già detto, piante organiche in cui il rapporto tra carichi di lavoro e personale presente sia un rapporto equo. Riforme vere che snelliscono il sistema giudiziario, informatizzazione vera affidata al nostro personale e non come in passato a ditte private. Ed infine, la riqualificazione del personale che è stata operata in tutti i settori del pubblico impiego eccetto che nel sistema giudiziario, che attualmente si trova nel caos più totale. Tanto che stiamo in perenne stato di agitazione e andremo avanti finchè il Ministro Alfano non comprende che riformare la giustizia significa riformare l’organizzazione della giustizia. Infatti, lentezza, eccesso di burocrazia e sistemi
obsoleti hanno portato a questa situazione di collasso.
Carmen Langellotto