La risorsa intangibile
Lo sconvolgimento a livello planetario che
stiamo vivendo nel mondo della finanza e del “fare
impresa/business” in generale fa crescere sempre di più l’importanza della gestione delle informazioni e delle relazioni con l’ambiente esterno.
In questo ambito le risorse immateriali (INTANGIBILE), viste, appunto, come beni intangibili, rappresentano i principali
driver di crescita dell’azienda/impresa.
I beni immateriali si rilevano fondamentali per l’Azienda perché vengono utilizzati nell’ambito
del processo di diffusione e creazione del valore:
cresce quindi la necessità della loro considerazione nel quadro degli strumenti di comunicazione economico-finanziaria. Infatti quanto meglio
le imprese gestiscono il loro patrimonio immateriale e ne segnalano le risultanze negli
strumenti di comunicazione esterna tanto meglio sono valutate dagli operatori di mercato.
La centralità del ruolo svolto dalle risorse immateriali nel nuovo contesto economico/finanziario evidenzia la criticità
di alcuni aspetti quali: l’inadeguatezza dei tradizionali strumenti economico-finanziari
nella misurazione/rappresentazione delle risorse immateriali e l’ascesa di nuove ed interessanti
tipologie di strumenti. Recenti analisi rilevano
la presenza di rilevanti fabbisogni informativi, insoddisfatti di tali parametri sia da parte del management che da parte delle diverse tipologie di
“stakeholders” esterni quali i clienti, i fornitori, gli azionisti e gli operatori di mercato. Nonostante
questo però, si registrano significativi ritardi delle
imprese e, perché no, della pubblica amministrazione nel dotarsi di strumenti informativi
appropriati in grado di dare risposta a tali esigenze.
E’ infatti ancora raro trovare, nei documenti ufficiali
divulgati, rappresentazioni del patrimonio immateriale (intangibile). Le ragioni di questo
ritardo sono molteplici: una prima ragione è riconducibile al fatto che l’attenzione all’ “Intangibile” ed al suo contributo alla vitalità
economica dell’impresa e quindi alla partecipazione
fondamentale ai processi di creazione del valore è relativamente recente sebbene non nuovo. In secondo luogo fa capo alla indubbia complessità di rappresentazione e quantizzazione di tali risorse
immateriali e dei loro effetti nella catena del valore. A ciò si aggiungono gli atteggiamenti
dei responsabili che si sono dimostrati per lungo
tempo tendenzialmente indifferenti e poco propensi, se non contrari ed ostili, alla diffusione
all’esterno di informazioni riguardanti il patrimonio
immateriale a causa della indubbia esigenza di riservatezza orientata a non divulgare all’esterno notizie riferite al profilo strategicooperativo
della gestione. Infatti l’esigenza di riservatezza
può essere correlata al rischio che i concorrenti (per le aziende) o gli amministrati (per le imprese/amministrazioni pubbliche) possono venire a conoscenza di esiti negativi con
immediate ricadute sull’immagine delle aziende o degli amministratori.
Il principale problema però viene dai tradizionali strumenti economico-finanziari che non riescono ad effettuare in maniera corretta la misurazione/
rappresentazione del patrimonio immateriale. La rilevazione e la valutazione tradizionali delle risorse intangibili si muovono dalle modalità
di acquisizione di tali beni e proseguono con la determinazione del valore da iscrivere a bilancio, il che implica di stabilire la durata della loro vita utile e le modalità di ammortamento il calcolo delle svalutazioni le rivalutazioni di tali beni. Occorre
infine sottolineare che le criticità relative alla rappresentazione di tali risorse sono legate
alla necessità di spesare in conto economico gli investimenti in risorse immateriali.
Infatti in molte imprese domina il principio della prudenza: investire in ricerca e sviluppo, ad esempio,non è detto che porterà l’azienda ad avere nuove tecnologie o servizi avanzati. Così gran parte delle aziende preferisce non investire in
ricerche che non garantiscono sicuro successo per evitare perdite ritenute inutili da amministrazioni
tradizionali e miopi.
Giuseppe Brancati