Ma che vuole Dominioni
Secondo il Presidente
delle Camere Penali
Oreste Dominioni il
“Patto per la Giustizia”
firmato il 10 luglio in Cassazione
da ANM, OUA e
Sindacati del personale giudiziario
- artefice e sponsor
Maurizio de Tilla – è “ inutile
propaganda” .
E’ - incalza Dominioni –
una “improvvida iniziativa
al ribasso” con cui si evadono
i temi di una seria
riforma della Giustizia penale
e si appiattisce l’Avvocatura
“sulle istanze di conservazione
della magistratura
associata” ( da Corsera
dell’11.07.2009).
Critiche ingenerose che
sembrano in realtà rivolte,
più che alla sostanza e agli
scopi della iniziativa, all’attivismo
di de Tilla, nuovo
Presidente dell’Organismo
Unitario dell’Avvocatura,
che, alla guida dell’ Organismo
Forense, pone a frutto
l’esperienza acquisita sui
problemi dell’Avvocatura
al vertice della Cassa Avvocati
e dell’Organismo Internazionale
dell’Avvocatura
nel corso di innumerevoli
occasioni di approfondimento
e dibattito. L’iniziativa
intelligente e tempestiva
di de Tilla turba all’evidenza
gli equilibri consolidati;
tra questi in particolare
la pretesa delle Camere
Penali di esclusiva egemonica
sui problemi della giustizia.
Senonchè proprio le
Camere Penali non hanno
titolo alla critica; ed infatti
tra le ragioni della debolezza
dell’avvocatura italiana
sul piano delle riforme v’è
il rifiuto dell’Unione delle
Camere Penali di far parte
organicamente e unitariamente
.degli Organismi di
rappresentanza degli avvocati.
Questa apartheid nasconde
in realtà il disegno
di una collocazione antinomica
rispetto alla Magistratura
vista come avversario
da combattere o condizionare,
non si sa bene se per
scelta culturale o per mandato
politico. De Tilla invece,
con brillante intuizione,
mira ad associare più debolezze
- Magistratura Avvocatura
Personale della giustizia
– così da accrescerne
la forza contrattuale nei
confronti del potere politico
che, al di là di roboanti
promesse e di mini riforme
cartacee, nulla fa da sempre
per potenziare e rendere
tempestivo ed efficace il sistema
delle tutele. E poi, e
poi finalmente, per mano di
de Tilla, è l’Avvocatura che
prende l’iniziativa, è l’Avvocatura
che si presenta al
pubblico degli utenti come
protagonista. Ed ecco che
nel telegiornale nazionale
di maggiore ascolto de Tilla,
a nome dell’Avvocatura
Italiana, presenta al Capo
dello Stato il nuovo ordinamento
forense. Era ora!
Questa è la strada.
Altro che appiattirsi sulle
istanze di conservazione
della Magistratura. Il programma
deve essere piuttosto
quello di non appiattirsi
sul programma di conservazione
dello statu quo che,
sulla crisi della giustizia, è
stata sempre, ieri e oggi la
scelta costante della classe
politica di destra o di sinistra.
Ovviamente non bastano
le presenze e gli
schieramenti. Resta il problema
dei contenuti che registrano
purtroppo ancora
le istanze di conservazione,
queste si, della classe forense:
come appare dal progetto
del nuovo ordinamento
forense in viaggio parlamentare,
fermamente ancorato
al passato; come appare
dalla perdurante e deliberata
assenza dell’Avvocatura
italiana dal tavolo dal negoziato
sull’economia del
Paese nel quale incalzano
ormai anche le piccole imprese.
Ma questa è un’altra storia.
Giorgio Della Valle
Avvocato del Foro di Roma