10 domande senza sesso
Lo scorso numero titolavo
«Volare alto»,
auspicando che i
candidati alle cariche istituzionali
forensi abbandonassero
i luoghi comuni tipici
di trent’anni di campagne
elettorali per il rinnovo del
Consiglio dell’Ordine e si
dedicassero all’esame dei
problemi concreti dell’avvocatura
e, quindi, della
giustizia.
Con la poca finezza che mi
è solita quando è necessario
prendere di petto le questioni
scottanti, mi lamentavo
come la maggioranza dei
colleghi candidati non avesse
le palle per distaccarsi
dai temi triti e ritriti ed affrontare
le questioni di tutti
i giorni, le quali magari non
sono di per sé «prestigiose
», ma costituiscono il reale
disagio di chi quotidianamente
deve operare all’interno
di quel foro.
Il quotidiano La Repubblica
ha deciso, reiterando
ogni giorno dieci domande,
di tentare di modificare il
corso politico italiano in dipendenza
del comportamento
erotico notturno del
Presidente del Consiglio affermato
da una escort ed intercettato
nelle sue conversazioni
con un affarista senzscrupoli che hanno messo in
difficoltà anche la giunta di
sinistra della Regione Puglia
(la par condicio del sesso
mercenario…).
Mentre redigo queste righe, la
campagna mediatica del quotidiano
non ha ottenuto il risultato
desiderato dai propri
ideatori e, quindi, utilizzare lo
stesso sistema per cercare di
cambiare qualcosa all’interno
di quel microcosmo che è il
foro di Roma potrebbe apparire
una scelta perdente sotto
il profilo mediatico.
La differenza è che InGIUSTIZIA
la PAROLA al POPOLO
non è un quotidiano
prestigioso come La Repubblica
e non si rivolge, né come
lettori né come interlocutori,
alla medesima platea e, quindi,
non gli interessano questioni di
sesso, ma problemi di vita quotidiana
sui quali si ritiene che
almeno i candidati alle elezioni
forensi dovrebbero esprimersi.
Questa testata vuole conoscere
se vi siano avvocati che si
candidano alle prossime elezioni
forensi impegnandosi a
fornire ai propri colleghi nel
più breve tempo possibile e,
comunque, nel limite del proprio
mandato biennale, una risposta
ai seguenti quesiti:
1. Chi sono i destinatari dei
permessi di parcheggio all’interno
degli uffici giudiziari?
Se tra gli stessi vi sono degli
avvocati, con quali criteri essi
vengono scelti e, se non vi sono,
per quale motivo i rappresentanti
dei professionisti rimangono
quotidianamente silenti
rispetto alla concessione
di questo privilegio solo ad
altri operatori della giustizia?
2. Per quale motivo i nuovi
elettronici con lettori ottici
delle note di iscrizione a ruolo,
la cui messa in funzione
avrebbe dovuto eliminare le
ignobili code per tale incombente,
giacciono inutilizzati
presso gli uffici giudiziari?
3. Per quale motivo i candidati
alle varie elezioni forensi
non hanno inserito nel proprio
programma elettorale
l’obiettivo di ottenere che le
dirigenze del Tribunale e della
Corte di Appello di Roma
emanino un regolamento per
la assegnazione ai professionisti
dei vari incarichi di nomina
giudiziaria (arbitrati,
curatele fallimentare, custodie
immobiliari, ecc.?) ed un
sistema di pubblicità continua
dei medesimi (ad esempio
pubblicazione su un sito internet
di incarichi e compensi)?
4. Quali iniziative concrete
sono state assunte e si ha in
animo di assumere per l’apertura
di uno sportello o presso
i relativi uffici giudiziari o, almeno,
in zona Prati per l’assolvimento
dell’imposta di registro
sugli atti giudiziari?
5. Quali iniziative concrete
sono state assunte con il Comune
di Roma e/o si ha in
animo di assumere al fine di
ottenere il trasferimento degli
uffici del Giudice di Pace Penale
in locali limitrofi a p.le
Clodio?
6. Sempre con riferimento agli
Uffici del Giudice di Pace Penale
quali iniziative concrete
sono state assunte con il Comune
di Roma al fine di ottenere
l’autorizzazione per l’utilizzo
da parte degli avvocati
dell’antistante parcheggio?
7. Quali iniziative sono state
assunte in seguito alla eliminazione
del servizio informatizzato
di notifiche da parte
della Corte di Appello di Roma
e per quali motivi, dopo
la disdetta dello stesso da
parte della Cast srl un analogo
servizio non è stato organizzato
dal Consiglio dell’Ordine
degli Avvocati?
8. Per quali motivi si tace,
che al fine di ridurre le file all’ufficio
notifiche di Roma, ci
si può avvalere del servizio
con l’Unicredit Banca di Roma,
che però opera in regime
di monopolio, imponendo anche
ai propri correntisti di
aprire un c/c presso lo sportello
interno di via Lepanto?
9. Per quali motivi i verbali
delle sedute del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati,
immediatamente dopo la loro
approvazione, non vengono
pubblicate sul sito internet
del Consiglio, ma solo sul
Foro Romano che giunge
agli avvocato solo dopo mesi?
Forse per evitare gli echi
immediati della litigiosità di
cui si legge nei verbali?
10. Quali sono i criteri di designazione
dei componenti le
commissioni di esame per
l’abilitazione all’esercizio
della professione?
Dieci domande anche da parte
di questa testata, senza sesso,
che probabilmente i candidati
riterranno anche senza senso e cui, quindi, non risponderanno, nella speranza che, trattandosi di una rivista mensile, il quesiti non incideranno
sulla scelta dei candidati
da parte delle migliaia di avvocati
il prossimo gennaio.
Il fatto è che la gente non ne
può più di sentirsi parlare addosso
da persone che spesso
non mettono costantemente
piede nelle aule di tribunale da
anni e, magari, si permettono
di dare lezioni di etica: e, allora,
delle domande che, dall’alto
della loro prosopopea, potrebbero
giudicare come un
gioco goliardico, si rovesceranno
come macigni sulla
campagna elettorale forense.
Un comico sta scompaginando
la vita del Partito Democratico,
solo perché dice delle cose
serie: il gioco della democrazia
è questo e, con oltre 20.000
iscritti ed una marea di professionisti
semidisoccupati o sottoccupati,
nessuno può pensare
che tutti accettino che il vertice
del più grande foro di Italia
resti ancorato a vecchi ed
obsoleti schemi, quale, ad
esempio, la dignità della toga
che, però, nessuno in concreto
fa rispettare.
Per molti le rivoluzioni non hanno
senso, ma senza la Rivoluzione
Francese l’Europa sarebbe
ancora ferma al feudalesimo.
Romolo Reboa
Avvocato del Foro di Roma