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Costume: La giustizia e le strade dell’informatica
Posted by Reboa on Friday, December 18 @ 17:34:51 CET
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Facebook: la nuova frontiera degli studi informatici

Si sa, la pubblicità è l’anima del commercio, e, se poi si considera che face book è ormai considerato il social network più diffuso (e più visitato), il connubio è inevitabile. A questo treno che corre a folle velocità, si sono agganciati anche gli studi legali; si badi bene, gli scopi sono molteplici, non solo azioni di marketing muovono questa iniziativa, bensì anche la possibilità di scambiarsi opinioni, consigli pratici, aprire forum, insomma in poche parole per espandere e sviluppare la professione e la professionalità dello studio legale. Poiché grazie alla facilità e alla intuitività del social network, far giungere alle masse le proprie idee e/o opinioni risulta un compito molto più agevole di quanto non lo fosse non più di qualche anno fa. Infatti Facebook “pullula” di gruppi, l’iscrizione ai quali dà la possibilità agli studi legali di diffondere in nuovi spazi (altrimenti irraggiungibili) i concetti più profondi del sistema giustizia.
Attenzione, però, non è tutto oro ciò che luccica.
Ogni medaglia ha il proprio retro. L’utilizzo di questa tecnologia, ha causato al mondo giuridico non pochi problemi; è notizia recente infatti, riportata dal Financial Times, di un tribunale australiano che ha stabilito la possibilità di utilizzare Facebook come mezzo di notifica nei confronti di imputati irreperibili ma iscritti al social network. Fondamentale poi non sottovalutare il rischio che l’attività svolta dagli studi legali sul portale possa ledere la privacy dei propri clienti e non solo.
Bisogna quindi prestare bene attenzione a cogliere i soli vantaggi del fenomeno, che consentano di utilizzare il social network che vanta il maggior numero di accessi giornalieri per raggiungere giovani e non, al fine di diffondere e sviluppare la conoscenza del mondo giuridico, la quale non risulta più “ingabbiata” tra studi legali, notarili, aule di tribunale e facoltà universitarie, ma libera di raggiungere spazi molto più aperti ove il confronto e la discussione non incontrano “paletti” o rigidi formalismi.

Vincenzo Morelli

 
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