Non ci avrete mai dove volete voi!
Su qualche punto nell’avvocatura non può che essere
tutti d’accordo: gli uffici giudiziari devono funzionare.
Poi i problemi in genere nascono sul “come”. Certo
è che per poter funzionare i tribunali devono stare tutti in uno stesso quartiere se non nello stesso edificio, specie in una città grande come Roma.
Il rischio sarebbe quello di far fare trasbordi inutili agli avvocati con conseguente traffico, perdite di tempo e anche un certo sforzo logistico. Oggi tribunali e strutture annesse sono concentrati tutti in zona Prati o dintorni, grazie da ultimo allo spostamento del TAR del Lazio su via Flaminia. Una situazione che, se non proprio ideale, in quanto i tribunali non sono collocati nel medesimo luogo e mancano ancora mezzi di trasporto pubblico adeguati, possiamo certamente almeno definire accettabile. Allora perché imbarcarsi in nuove avventure invece di rimanere sulla sicura strada vecchia? La saggezza popolare dei proverbi
non è più attuale?
È da un po’ che si parla di decentramento, di accorpamento dei servizi e di possibilità di creare una nuova grande città giudiziaria, così da recuperare le cubature delle ex caserme e
delle altre strutture occupate dai tribunali per destinarle a spazi residenziali. Un progetto a dir poco ambizioso, ma di cui gli avvocati forse non sentono la necessità. Necessità che forse è più presente nei costruttori romani che, dopo la levata di scudi che vide due anni fa questa testata e il suo
direttore, l’Avv. Romolo Reboa, in prima fila nella difesa della sede del tribunale civile, oggi sembrano dissotterrare l’ascia di guerra e ripartire all’attacco.
Alla Romanina, quindi dove il presidente del
X Municipio Sandro Medici ipotizzò il tribunale, sembra infatti che dovrà invece sorgere la nuova Cinecittà, il Geode, il nuovo museo della Scienza, nuovi spazi per l’università di Tor Vergata e via dicendo con altri progetti a non finire. Già Alemanno, appena eletto sindaco, propose l’edificazione di quest’area e della Tenuta di Maccarese per dare alloggio ai molti in cerca di
abitazione nella capitale. Poi il progetto fu sospeso perché una simile edificazione, con una crisi economica in corso, avrebbe danneggiato più che
favorito gli interessi dei costruttori romani, i quali allo stesso tempo sono anche proprietari di ingenti patrimoni immobiliari. Ma ora che si può smettere di preoccuparsi della crisi economica, ormai quasi
alle spalle, si deve ricominciare a pensare alla tutela dell’agro romano, che potrebbe rimanere
vittima del micidiale connubio espansione ediliziaelezioni regionali. Se infatti già nelle elezioni dei papi i ‹palazzinari› giocavano un ruolo di primo piano, possiamo immaginare quanto possano
influenzare questa tornata elettorale, ben più politica.
Data per buona allora la ‹necessità› di riempire questo vuoto lasciato alla Romanina, in quest’area di proprietà del costruttore Scarpellini e ormai
destinata urbanisticamente a funzione pubblica, il ministro Alfano ha ipotizzato di porvi lì il nuovo carcere di Roma, che secondo il piano nazionale da
lui stesso varato dovrà sostituire il vecchio Regina Coeli. Ed ecco allora che in proposito si fa risentire la voce il minisindaco del X municipio Medici, che torna sull’idea degli avvocati in periferia: «Altri sarebbero i trasferimenti necessari verso i nostri territori: per esempio da tempo proponiamo la nuova città giudiziaria in una delle nostre centralità, ma riceviamo la ferrea opposizione delle grandi corporazioni del settore». Parafrasando Nino
Frassica in uno dei suoi primi varietà: è meglio essere belli, ricchi e famosi che poveri, brutti e sconosciuti. Ovvero gli avvocati valorizzerebbero
il territorio e farebbero salire il prezzo degli immobili, i carcerati no: ma questo sinceramente
ce lo aspettavamo. Ci si dimentica però che con il trasferimento di strutture così importanti se da una parte comune e costruttori avrebbero tutto da guadagnarci dalla riqualificazione delle ex caserme e dall’edificazione di nuove aree, dall’altra avvocati, magistrati e tanti altri utenti si vedrebbero
costretti a trasferire il proprio studio e la propria abitazione.
È inimmaginabile la conseguente perdita economica di queste categorie e gli effetti sul
mercato immobiliare. Quando l’avvocatura si è mossa unita e compatta i poteri forti hanno dovuto necessariamente cedere il passo e andare
a cercare altre prede di cui nutrirsi.
Infatti il terreno di Scarpellini verrà occupato dal nuovo stadio della AS Roma, traslocato dalla Massimina alla Romanina. Ma, come si accennava,
il pericolo è tutt’altro che tramontato: per questo
l’avv. Reboa, in occasione di un incontro pubblico dell’esponente del PDL Malcotti, ha riproposto il tema per avere ulteriori assicurazioni. Al che
Malcotti ha paventato l’ipotesi di uno spostamento dei tribunali nella nuova zona in corso d’edificazione nei pressi di Tor di Quinto, dove con un’opera faraonica potrebbe sorgere una nuova città giudiziaria che riunisse tutti gli uffici attualmente sparsi per il quartiere Prati.
Se sicuramente questa sarebbe una soluzione più prossima alle esigenze degli avvocati, certamente
non farebbe il loro interesse, spostando fuori dal
centro strutture che anche storicamente vi abitano. Perplessità in tal senso sono venute anche da parte dell’avv. Angelini, di Gianni Zanzonico e più
in generale da tutte le persone presenti all’evento.
L’Odissea del sistema giustizia nella difesa delle sue sedi non sembra dunque finita. Riuscirà
la ‹forte› categoria dell’avvocatura a non essere sopraffatta in questa tornata elettorale dagli
interessi del vero potere forte, quello dei costruttori?
Massimo Reboa