Le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma, ovvero quando il gioco si fa duro … i “duri” cominciamo a scrutare … meno male che è arrivata la pizza
Quando Ti arriva una comunicazione dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati sono sempre cattive notizie. Il 14 dicembre arriva un fax intestato
C.d.O. di Roma.
Il già Presidente Cassiani mi comunica, con la
solita affettuosità, che sono stato nominato
scrutatore alle imminenti elezioni per il rinnovo
del Consiglio. La convocazione (la seconda,
quella buona, come per le assemblee condominiali)
è prevista da sabato 30 gennaio a martedì
2 febbraio: quattro - dicasi quattro - dalle ore
8,30 alle ore 13,30. Non basta! C’è poi l’inevitabile
ballottaggio: altri quattro – dicasi quattro – giorni, da sabato 6 a martedì 9 febbraio più il micidiale, lunghissimo, faticosissimo scrutinio finale che potrebbe spingersi fino alle prime luci mio seggio: donna, tedesca, severissima. Si elabora una sorta di turnazione.
Mi presento sabato mattina al mio seggio
visibilmente assonnato, anzi forse in fase R.E.M.
Ovviamente ho saltato le lezioni-dimostrazioni
sulle meraviglie del voto elettronico che verrà
sperimentato per l’occasione.
Grazie al Cielo “Das Prezident” conosce
il fatto suo e mi rassicura materna. Iniziano le
operazioni di voto, e già il primo giorno, alle ore
8,31 esatte c’è un collega - più anziano del Codice
Rocco - che sente il bisogno di votare con urgenza.
Cerchiamo di dirottare i colleghi-elettori sul voto elettronico, perché pensiamo che siano meno schede da scrutare per noi alla fine delle fiere,
ma veniamo immediatamente rimbrottati.
Dei quindici componenti del seggio fra scrutatori,
vice-presidente e presidente se ne presenta solo
la metà. Tuttavia siamo coadiuvati dai tecnici
della società che ha realizzato il voto elettronico
(bravi ragazzi) e soprattutto dagli impiegati del Consiglio dell’Ordine (bravissimi ragazzi, che
Dio li benedica). Siamo confortati dal buffet che
viene allestito nei grigi corridoi del “Palazzaccio”
(per lo scrutinio finale arriva addirittura la
pizza). I colleghi- questori faticano a tenere
l’ordine pubblico e l’esuberanza di taluni candidati,
i quali cercano di convincere lo svogliato
elettore a dar loro l’agognata preferenza fino alla
porta della tenebrosa aula avvocati della Cassazione (qui – mi dicono - venivano giudicati gli
dell’alba. Non basta ancora: il Presidente Cassiani
prolunga manu militari l’orario dei seggi fino alle 16,00 gli ultimi due giorni (lunedì 8 e martedì 9 febbraio). Insomma, neanche fossero le elezioni in Iraq e in Afghanistan post-occupazione…due week-end rovinati. Chi ha il coraggio di dirlo alla fidanzata?
Scattano immediatamente febbrili consultazioni
con i colleghi di studio per risparmiarsi
l’indesiderata corvé.
Tante domande si affollano nella mente: fare lo
scrutatore è un obbligo deontologico? Se non ci
vado che mi succede? Ma … se mi facessi fare
un certificatino medico che attesta che soffro del
“gomito dello scrutatore” e devo stare a casa?
Alla fine prevale il senso del dovere, anzi no, forse
la curiosità. Vengo contattato dal Presidente del
Elezioni COA 2010 antifascisti durante il
Ventennio), dove sono allestiti i seggi. Qualche
collega di vecchio stampo si indigna e protesta
per l’entusiasmo per i candidati. Ma non c’erano
le severissime disposizioni del Presidente
Cassiani in materia? Il pavimento è cosparso di
“santini” elettorali. Attraversare il corridoio
che porta a destinazione per gli avvocati che vogliono recarsi è – come di consueto – impresa ardua.
Mille mani vogliono stringere le tue, e ancora: pacche sulle spalle, sorrisi, strizzatine d’occhio. Imparo subito a fare il giro più lungo per saltare l’assedio elettorale.
Nonostante la fatica e il freddo, le articolate e
puntuali domande dei colleghi/elettori che Ti mettono in crisi, le diatribe infinite sulle sintetiche
norme elettorali, si va avanti. Anzi diventa
quasi una lieta occasione per incontrare amici, nemici conoscenti e parenti.
Prevale comunque il buon umore e la simpatia. Al ballottaggio siamo più rodati e organizzati e tutto sembra filare più liscio. Occorre ora lo sprint finale per lo scrutinio finale (il voto elettronico non ha sfondato, diciamo così, quindi ci sono tante schede cartacee da esaminare). Una fatica improba, complicata dalla circostanza che le preferenze espresse nella maggior parte dei casi pescano indiscriminatamente in tutte le liste presentate, e dunque il lavoro risulta più complesso.
Ora la stanchezza si fa sentire. Tutte quelle crocette
sui nomi dei candidati fanno strabuzzare gli occhi: qualche battuta, la pizza e un paio di volenterosi questori ci aiutano. Finalmente tutti i seggi consegnano i risultati. Partono persino gli applausi (ormai in Italia si applaude in tutte le occasioni,
anche ai funerali). La tensione si allenta, e la sala avvocati sembra improvvisamente più grande e meno triste. Neanche troppo tardi Giovanni Cipollone annuncia i nomi degli eletti (ma sapete
bene che, mai come quest’anno, i risultati non possono considerarsi definitivi). Chi ha vinto
festeggia e chi ha perso si amareggia. Scorrono
fiumi di spumante fra vincitori e vinti. Baci,
saluti e abbracci fra scrutatori dello stesso seggi(pare che in questa sede nascano spesso amicizie, e persino storie d’amore sfociate in matrimoni).
Sapete che vi dico? Io alla fine mi sono pure divertito!
Rodolfo Capozzi
* Avvocato del Foro di Roma