Le nuove frontiere della contestazione
Il social network più
cliccato, Facebook,
non deve essere considerato
esclusivamente un
luogo d’incontro tra adolescenti
in cerca di qualsivoglia
“emozione”, ma anche,
e soprattutto, un valido
strumento per creare
dei blog ove tutti possano
esprimere liberamente le
proprie opinioni. Tra i
gruppi più interessanti non
può non essere segnalato “E’ un gruppo nuovo
che conta già più di 2000
iscritti. Qui non vi sono
“fans” ma solo utenti che
in qualche modo gridano
ciò che nell’ormai lontano
1987, ben l’80% degli italiani
scrisse su una scheda
nel celebre referendum. Le
discussioni all’interno del
gruppo sono tutte indirizzate
verso una comune
opinione: la necessità di
una legge che conceda ai
cittadini un valido strumento
di reazione avverso
gli errori commessi dai
giudici nell’espletamento
delle loro funzioni.
È bene ricordare, infatti,
che successivamente al referendum
del 1987 fu approvata
la c.d. “legge Vassalli”,
la quale, a parere
anche di alcuni giudici, risulta
discostarsi, e non di
poco, dal risultato referendario.
Nessuno vuole negare
la delicatezza della
materia (la necessità, cioè,
di tutelare l’autonomia del
potere giudiziario), ma la
soluzione non può essere
Le nuove frontiere della contestazione
Giuosdsiecriv aszioontet os u Facebook
di VINCENZO MORELLI
I n t e r n e t
quella di “chiudere gli occhi”
dinanzi a macroscopici
errori dei giudicanti. Secondo
il testo della L.
117/1988, il cittadino leso
nei suoi diritti da errori dovuti
a dolo o colpa grave
dei magistrati può essere
risarcito dallo Stato, il quale
può, a sua volta, rivalersi
sul giudice entro il limite
di un terzo di annualità
dello stipendio. Poco, troppo
poco, per sanzionare
chi, nel delicato compito di
giudicare, spesso causa dei
danni incalcolabili alle vite
umane.