Scarsa partecipazione dell'Avvocatura alla manifestazione del 4 novembre
Troppe volte si scende
in piazza per manifestare
per motivi
non ben precisati, il detto
“piove Governo ladro!” e
le manifestazioni studentesche
succedutesi sotto i
Governi di ogni colore politico
ce lo ricordano. Tanto
che ormai possiamo notare
una diffusa disaffezione
verso la piazza. Eppure
ogni tanto, sarà la voglia di
veder cambiare questo paese,
che siamo unanimi nel
giudicare in panne, sarà la
voglia di partecipare o lo
sdegno “perché questa volta
l’hanno fatta troppo
grossa” ci si ricasca. La
stragrande maggioranza
delle manifestazioni difettano
però di obiettivi concreti
e chiari, per trovarli
bisogna andare a cercare
manifestazioni di settore,
quasi spontanee e con i partecipanti
che si contano sulle
dita di una mano.
È stato questo il caso della
manifestazione del 4 novembre
davanti al Senato,
dove più ad essere scese in
piazza le toghe degli avvocati,
che a Roma sono un
esercito di più di 20.000
anime, è scesa qualche toga.
Qualche toga che però
ha avuto un effetto dirompente:
se tanti altri protestano
non si sa per o contro
cosa, gli eroici difensori
dell’Avvocatura “ordinistica”
le idee le avevano molto
chiare. Così quattro gatti
in toga davanti a Palazzo
Madama sono riusciti ad
incidere più, in proporzione,
che non eventi clamorosi
e di massa quali occupazioni
di facoltà o presidi
permanenti sulle gru. Che
cosa hanno ottenuto? Che i
senatori scendessero ad
ascoltarli e, ritornati in Aula,
votassero la loro richiesta
di abolire la norma che
determina la compatibilità
“tra lavoro subordinato privato
ed esercizio della libera
professione forense con
conseguente ulteriore "sovraffollamento"
degli Albi
e contrazione di possibilità
di lavoro presso aziende ed
imprese”.
Sarà forse il fatto che da
sempre l’Avvocatura è una
delle categorie ritenute più
ascoltate e ogni tanto lo è
davvero, o forse la forza di
uno schieramento trasversale
in un momento di incertezze
dell’Esecutivo,
ma anche dell’opposizione.
La mia opinione è che
qualsiasi manifestazione
deve avere dei motivi e
questa, giusta o sbagliata a
seconda che si voglia propendere
per il modello “associazionista”
o per quello
“ordinista”, dei motivi ce li
aveva.
Massimo Reboa