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Giurisprudenza: Le Camere Penali chiedono la totale riservatezza durante le indagini
Posted by InGiustizia on Tuesday, January 11 @ 19:08:22 CET
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No alla giustizia spettacolo

«Con delibera del 18.10.2010, la Giunta delle Camere Penali Italiane nel condividere l’astensione dalle udienze da parte della Camera Penale di Benevento, esprimendo piena solidarietà ha manifestato “la più viva preoccupazione per il ripetersi di episodi di violazione del diritto intangibile alla segretezza dei colloqui tra difensore e assistito” e ha invitato “le forze politiche ad approvare rapidamente la riforma dell’art. 103 cpp pendente in parlamento”, “… nel senso di imporre il divieto, assoluto e inderogabile, all’ascolto e alla acquisizione di dati relativi a conversazioni o comunicazioni tra difensore e proprio assistito, quand’anche su utenze intestate a terzi e la relativa annotazione e documentazione”.
Come è noto, nelle scorse settimane, i gravi fatti di cronaca (di Avetrana e altri) hanno ancora una volta evidenziato una situazione insostenibile per quanto riguarda lo spettacolo “indecoroso” mostrato da tutti i mass media, sia televisivi che della carta stampata, oltre via internet. Pur riconoscendo doveroso e sacrosanto il diritto e la libertà di informazione, non si può non censurare quanto hanno scritto al riguardo i giornali, ma soprattutto trasmesso le televisioni.
Invero, numerose trasmissioni hanno dedicato quotidianamente tutto il loro spazio agli avvenimenti verificatisi, con l’intervento di esperti (o presunti tali), i quali esprimono giudizi quasi ad anticipare i provvedimenti della magistratura, che assumono un ruolo secondario, se non addirittura inutile; il tutto con l’evidente unico intento di fare audience.
Si assiste, ormai, ad un completo stravolgimento dei diversi ambiti, giudiziario ed informativo, con effetti ben immaginabili.
Spesso si verifica che le prove raccolte durante le indagini preliminari vengano dirottate integralmente nel circuito informativo, a volte trasmesse anche in diretta (interrogatori degli indagati, dichiarazioni in genere rese da persone informate sui fatti), in violazione totale delle norme del codice di procedura penale.
Tale fenomeno ha raggiunto ormai livelli e dimensioni preoccupanti, costituendo un vero e proprio intralcio per gli operatori della giustizia.
Purtroppo, a ciò contribuiscono anche alcuni difensori, i quali violano palesemente l’obbligo alla riservatezza, forse con il malcelato intento di farsi pubblicità.
Tali situazioni portano spesso all’invocazione, da parte dell’opinione pubblica, di una pena esemplare, auspicata a volte anche da politici pronti a sfruttare l’emozione del momento.
E’ certamente auspicabile un intervento da parte dello Stato per evitare il rischio di “abdicare definitivamente alla funzione giudiziaria e alla tutela dei diritti degli individui”.
Non meno importante, però, dovrà essere il contributo dei difensori, i quali dovranno astenersi dai detti comportamenti, nel pieno rispetto della deontologia.
“Siamo rimasti gli unici (conclude la Giunta UCPI) a considerare la libertà della giurisdizione come bene da tutelare nei confronti di qualsiasi aggressore? E ad esigere l’osservanza delle regole del codice?Siamo rimasti i soli a pretendere che gli avvocati rispettino il riserbo o perlomeno la deontologia.
Forse, ma non per questo siamo disposti ad osservare in silenzio il pessimo spettacolo di questa ”.

Gabriele Sabetta

 
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