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Etica: Divagazione sulle strutture informatiche
Posted by InGiustizia on Tuesday, January 11 @ 19:49:02 CET
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Il rapporto tra l'uomo e l'informatica

Divagazione sulle strutture informatiche del tribunale e sui vantaggi che queste possono dare come tessere di quel mosaico che domani dovrà essere un mondo migliore.
Questa è l’utopia: rideterminare l’uso delle tecniche nel programma dell’era dell’acquario.
Oggi non c’è luogo per l’utopia se non nel pensiero vincente ed è l’era del matrimonio necessario tra una buona scienza e le sue innovazioni figlie di un’etica vincente.
Nei limiti del diritto applicato in concreto nel Nuovo Ordine Mondiale.
Platone nella “ Repubblica “diceva che compito della filosofia è quello di dare sapere, altrimenti è inutile.
Oggi la filosofia per farlo abbraccia la scienza.
Naturalmente mantenendo il quadro che dà senso al percorso dell’umanità.
L’informatica sta invadendo i territori della giustizia perché il processo possa recuperare, nei tempi brevi del virtuale, un risultato di certezza utile alla economia dei rapporti sociali.
L’iter e lo schema delle procedure, alleggerite dalle sovrabbondanze di antichi rituali cartacei, è un territorio nuovo sul quale dovrebbe navigare la Giustizia.
In parallelo infatti, se fosse riequilibrato il rapporto tra queste semplificazioni (l’hard) e gli operatori del servizio (giudici, avvocati, funzionari dipendenti dall’organismo giustizia tutti), gli utenti e i cittadini riconoscerebbero, nello svolgimento e nell’esaurimento dei processi, la Polis.
Quella che l’opinione pubblica vorrebbe nel vivere comune rimotivato con buona salute (sanità) anche della cultura (scuola).
La società si incardina e vive in queste tre funzioni: la legge, la salute, la cultura.
Nell’induzione di queste proposizioni vorremmo ricavare la deduzione (la reductio ad unum), impossibile sino a quando la mole dei processi sarà tale da ingorgare il normale rapporto sociale della società.
In definitiva sarà sempre in evidenza, percepito come tale, solo un rapporto di informazione automatica (informatica: quella che non riscalda il cuore) per i cittadini ostacolati nel vivere civile nella città.
Quante tonnellate di carte riemergono dal ritardo di riequilibrio che si svolge, ad esempio, a Roma, tra le parti sociali?
Ricchi e poveri sono, su fronti opposti ma omologati dai media, nella frana delle dinamiche economiche che non torneranno umane se non riequilibrando quella bilancia che è ben figurata nelle aule del tribunale. Così, analizzato il problema,quello della organizzazione e funzionamento della Giustizia, ed, a caduta, le connessioni possibili per un riordino della società, dobbiamo prendere atto della necessità della totale rielaborazione del quadro.
Questo è innestato nelle accelerazioni dei tempi virtuali che sconfessano gli equilibri culturali e antropologici della Polis. L’uomo è condizione condizionato dei cambiamenti che vive nella società ed allora deve rimodellare le priorità di intervento risalendo alle radici del problema che è l’uomo sociale. Questo è “elementare” direbbe Sherlock Holmes a Watson.
Allora nuovi paradigmi devono regolare il progresso delle civiltà secondo i tempi e i luoghi dell’oggi in cui ogni innovazione deve vivere nella filosofia del sapere.
La reductio ad unum degli statuti delle religioni, delle costituzioni degli stati, può essere, pur nelle articolazioni diverse come è legge di vita, nella rifondazione di quel principio ineludibile del diritto di ogni cittadino del mondo, nel pianeta globale dell’oggi, di avere concreta giustizia nella sapienza di una nuova cultura. Oltre la violenza degli antagonismi che ha come traguardo solo Hiroscima.
Piccoli passi di corrispondenza appaiono all’orizzonte nella attuazione di principi e leggi dove può, nello specifico, essere fattuale la difesa dei più deboli, i menodotati, i malati, i vecchi ed anche la speranza non ci deve lasciare se vediamo tornare al sole 33 minatori persi a settecento metri di profondità.

Giovanni Lombardi
Avvocato del Foro di Roma - www.viapanisperna.com

 
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