Festeggiato il compleanno della fondazione del giornale con la presentazione del libro "Da Piazzale Appio a Piazzale Clodio
Martedì 14 dicembre
2010, presso il “Circolo
Canottieri di Roma”, si
è svolta la festa di compleanno
della rivista “la PAROLA
al POPOLO”, che celebra
35 anni di vita. Essa nacque,
nel dicembre del 1975, come
uno dei primi giornali romani
di quartiere, con l’idea di
fornire un’informazione più
“vicina” ai cittadini, che provenisse
dal basso e fosse
strumento di partecipazione
alla vita cittadina.
La pubblicazione, oggi, porta
il nome di “InGIUSTIZIA
– la PAROLA al POPOLO”,
ed è un mensile conosciutissimo
nell’ambiente legale
romano (e non solo…); le
sue pagine sono sempre
puntuali nel rilevare le problematiche
della giustizia e
della politica italiana – grazie
anche all’abilità impareggiabile
del suo direttore.
Tornando all’evento succitato,
rileviamo che esso è stato
reso “immortale” dalla
pubblicazione di un libro
(presentato in occasione della
festa) dal titolo “Da Piazzale
Appio a Piazzale Clodio”,
che ripercorre gli anni
di storia di Roma e dell’Italia
attraverso le pagine di una
testata che ha visto protagonisti
oltre cinquecento
redattori e collaboratori
– politicamente bipartisan
– molti dei quali
oggi giornalisti RAI (o
di prestigiose testate),
politici di spicco o
imprenditori ai vertici
di importanti aziende.
Il volume è andato letteralmente
a ruba!
Alla festa di compleanno
hanno partecipato, tra gli altri,
il segretario nazionale de
La Destra Francesco Storace,
l’On. Teodoro Buontempo,
l’Avv. Massimo Mannocchi,
responsabile della
Segreteria Generale del Circolo,
il dott. Giampiero Castellotti,
l’On. Francesco
Maria Orsi, il dott. Fausto
Pellegrini, l’Avv. Romolo
Reboa – direttore della rivista
e ideatore del libro, l’On.
Luca Malcotti, l’Avv. Antonio
Conte – Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli
avvocati di Roma, Tommaso
Le Pera, l’Ing. Luciano Piacenti
e tanti altri illustri personaggi.
Presente in sala anche
donna Assunta Almirante,
moglie dell’indimenticato
leader del Movimento Sociale
Italiano.
Hanno allietato la serata la
band del maestro Maestro
Jacovella e un ricco buffet.
I lavori di presentazione del
libro sono stati aperti dal
dott. Fausto Pellegrini il
quale ha affermato
che “Si trattò, sin dall’inizio,
di un singolare
esperimento editoriale:
una palestra
di idee e spazio di libera
dialettica in
cui i giovani e non,
di destra e di sinistra,
hanno sempre
convissuto, scrivendo
e formandosi
autonomamente
e passando spesso,
in seguito, a
testate di rilievo
n a z i o n a l e ” .
“Unico
vincolo da
rispettare, nella nostra redazione”,
ha ricordato Romolo
Reboa, tra i fondatori
nel 1975 e tuttora direttore
responsabile, “è stato
sempre quello del reciproco
rispetto e del dialogo
costruttivo”. Era la
metà degli anni settanta,
periodo caratterizzato
da un furore ideologico
che, a sinistra come a
destra, inquinava e
deformava non solo la
politica, ma spesso anche
i più semplici
e disinteressati rapporti
di amicizia; in questo clima,
un gruppo di giovani decise
di fare qualcosa di diverso:
un giornale davvero indipendente,
che si finanziava con
la semplice raccolta pubblicitaria
e col contributo, spesso,
degli stessi redattori. Lo
scopo precipuo era quello di
dare, da un lato, voce a chi
non aveva a disposizione
“santi in paradiso” (clericali
o ideologici), né megafonidella propaganda; e, dall’altro,
di approfondire sul
campo quelle notizie locali
(ma non per questo meno incidenti
sulla vita dei cittadini),
che anche sui principali
quotidiani romani avevano a
disposizione solo
poche righe.
“Abbiamo cercato – aggiunge
Reboa – di far progredire,
anche in Italia, una vera
cultura dei diritti e dei doveri
del cittadino: nello spirito,
anzitutto, degli artt. 2 e 3
della Costituzione”. Uno spirito,
questo, ripreso poi da altre
testate romane (“Porta
Portese” e “Il Difensore Civico”),
successive rispetto a
“la PAROLA al POPOLO”.
“Appunto, ripensando agli
episodi di violenza assassina disposizione solo
poche righe.
“Abbiamo cercato – aggiunge
Reboa – di far progredire,
anche in Italia, una vera
cultura dei diritti e dei doveri
del cittadino: nello spirito,
anzitutto, degli artt. 2 e 3
della Costituzione”. Uno spirito,
questo, ripreso poi da altre
testate romane (“Porta
Portese” e “Il Difensore Civico”),
successive rispetto a
“la PAROLA al POPOLO”.
“Appunto, ripensando agli
episodi di violenza assassina
dell’epoca – ha concluso
l’assessore regionale alla
Casa e alla Tutela dei consumatori,
Teodoro Buontempo
– risulta ancor più
significativo l’esperimento
di cultura del dialogo e delatla
tolleranza,nel senso migliore
del t e r m i n e , della rivista la PAROLA
al POPOLO: in quei
terribili anni
’ 7 0 - ’ 8 0 ,
quando sulla
pelle di
tanti giotualivani, di destra e di sinistra,
si consumò uno dei più micidiali
inganni del sistema,
che li portava a odiarsi e uccidersi
reciprocamente per
mantenere intatti determinati
equilibri di potere”.
Il tema
d e l l e
periferie,
con
i loro
problemiproblemi
e
criticità,
ha sempre trovato ampi
spazi sulla rivista, che era
ampiamente diffusa nei territori
corrispondenti oggi alle
circoscrizioni IX e X; i
problemi erano in un certo
senso gli stessi di oggi e riguardavano
i trasporti, i parcheggi,
i mercati di zona,
l’illuminazione pubblica, la
viabilità e la sicurezza;
sembrerebbe, quindi, che
in 35 anni non sia cambiato
nulla.
In realtà, le periferie di
quegli anni erano profondamente
diverse dalle atla
tolleranza,
nel
senso migliore
del
t e r m i n e ,
della rivista
la PAROLA
al POPOLO:
in quei
terribili anni
’ 7 0 - ’ 8 0 ,
quando sulla
pelle di
tanti giotuali;
ma se i
problemi sono
gli stessi, vuol
dire che l’azione
di pianificazione
e governo
del territorio
non ha saputo
dare una risposta
valida alle esigenze
della gente.
Tale azione
non è progredita
di pari passo con i
mutamenti sociali
che hanno connotato
la capitale in
questi decenni, né con la trasformazione del
modello urbano di Roma.
Vanno evidenziate anche
le numerose azioni dei
cittadini, i quali, con un
ammirevole atto di coscienza
civica, si autoorganizzarono
spesso
per difendere il loro territorio.
Un giorno, si
batterono con successo
per difendere un’area
dalla speculazione edilizia e dal degrado,
e sulle pagine giornale
se ne diede ampia testimonianza.
Altre zone hanno comunque
subìto nel tempo profonde
modificazioni, con la costruzione
di nuove “centralità”,
nate dall’inserimento nei
tessuti periferici di “funzioni
forti”, quali centri direzionali
e commerciali, che hanno
aumentato la gravitazione
sulla zona – modificando in
senso negativo tutti i concetti
di organizzazione e fruizione
del territorio.
Per quanto riguarda i trasporti,
nel 1980, l’entrata in
funzione della metro A e l’eliminazione
contemporanea
di buona parte delle linee di
superficie, sembrò risolvere
i problemi del traffico; ma
così non è stato, atteso che la
metro ha interessato nuove
aree rispetto al percorso del
vecchio tram e fornisce da
sempre un pessimo servizio.
Anche il dott. Francesco
Rocca ha dimostrato
di apprezzare la festa
di compleanno della rivista,
con la pubblicazione
del relativo libro
– che ha ripreso scritti
del passato e spunti di
oggi. L’archivio di 35 anni di fatti,
foto e
commenti, è
a dir poco
una miniera
d’oro. Centinaia
di pagine
dense di contenuti
sulla storia
di Roma e d’Italia.
In un’epoca,
come quella attuale,
di grandi divisioni,
la rivista
diventa ancor più
un fiore all’occhiello
dato che, nella redazione,
lo spirito è
stato sempre bipartisan
nel senso più sano del
termine.
Appare opportuno
dare conto – in conclusione
– delle vicissitudini
attraversate
dalla Stamperia
Wage, con la relativa
tipografia, che
sarà costretta a
chiudere definitivamente
i battenti a
causa del mutare
dei tempi e delle
difficoltà economiche
delle imprese
artigiane. Romolo
Reboa ha
voluto ringraziare pubblicamente
la stamperia, auspicando
che la letture
delle pagine ad essa dedicate
stimoli le autorità culturali
capitoline ad assumere
iniziative per evitare che
questo grande patrimonio
culturale romano scompaia,
magari per fare posto ad un
ristorante cinese…
L’evento si è concluso con il
saluto finale dell’Avvocato
Romolo Reboa il quale ringraziando
la platea ha ribadito
come
“non tutti
nella vita hanno una oppurtunità,
è dovere di chi ha delle
possibilità crearne per gli
altri.
Gabriele Sabetta