L'anticopyright nella new economy
Mi presento. Sono il
giudice Francione
che emise nel
2001 la sentenza anticopyright.
Assolsi quattro venditori
di cd extracomunitari per
stato di necessità (fame),
avendo rilevato un danno
sociale in concreto inesistente
per il limitato numero di
copie vendute e per analogia
con la diffusione anticopyright
dell'arte libera e gratuita
in rete.
Tutti compravano e comprano
cd per strada, tutti scaricavano
e scaricano musica e
altro dalla rete col peer to
peer e condannare a 8 mesi
quei poveracci mi sembrava
davvero ingiusto.
Oltre a giudice (ora in pensione)
sono un drammaturgo
e hactivist socioculturale a
tempo pieno. In veste di artista
ho elaborato una nuova
teoria del diritto d’autore in
chiave anticopyright che ho
esposto nel recente convegno
UN SALTO QUANTICO
PER L’ECONOMIA (
27-28-29 gennaio 2011; La
Sapienza Università di Roma
- Facoltà di Economia)
nella mia relazione La New
Economy attraverso il diritto
e l’arte
Reputo che l’opera d’arte non
sia dell’autore ma dell’Umanità,
da cui l’artista ricava
tutti i materiali, pur riconoscendogli
una paternità morale
e un limitato diritto di sfruttamento commerciale.
In questa strategia sono
andato oltre le Creative
Commons, che rappresentano
una riforma
moderata del diritto
d’autore conservatore
attuale ma non risolvono
i problemi
di fondo. Le licenze
CC. sono
comunque sottoposte
alla
volontà dell'autore
che potrebbe
anche non rilasciarle.
Nell'anticopyright,
invece, all'autore "va imposta
la diffusione libera e gratuita
delle sue opere nella
Cyberteca Universale" salvo
a lucrare per quanto può sul
prodotto confezionato.
Come funziona l'anticopyright.
Finisce il ricatto del prodotto
artistico che può essere utilizzato
solo pagando. L'arte
e' di tutti!
Con l'anticopyright, se hai i
soldi, paghi il mio prodotto
confezionato (ad es. libro
cartaceo). Se hai pochi soldi,
paghi il prodotto degradato
(dvd, cd, dischetto etc.). Se
non hai soldi, usufruisci gratuitamente
della mia opera
in rete. Ciò grazie alla cyberteca
universale dove ogni
autore è tenuto a depositare
e mostrare la sua opera.
E l'autore guadagna? Certo
che guadagna: in primis il
vero profitto per l'autore è
veder diffusa la sua opera
ma poi anche materialmente
guadagna ad es. col vendere
comunque il prodotto confezionato
o degradato, con l'esecuzione
dei suoi pezzi, col
ricevere dal server una percentuale
in rapporto al tempo
necessario a scaricare la
sua opera e così via.
Sintetizzando il motto del
copyright, in certo senso “ricatto
legalizzato” della
old economy, è: "Prima
paghi e poi leggi,
ascolti la musica, vedi
il film";
Il motto dell'anticopyright,
autentico
potlach ovvero
dono vicendevole
della
new economy,
è: "Prima
l e g g i ,
ascolti, vedi
e poi,
eventualmente,
acquisti".
La verità è che la rete e il
mondo sono già anticopyright.
Che il legislatore possa
adeguarsi, se no i magistrati,
noi fruitori liberi di arte e
cultura, ci mandano tutti in
galera… Anche se per la verità
non basterebbe un continente
come l’Australia per
contenerci tutti!
Altre informazioni:
http://www.antiarte.it/eugius/
sentenza_anticopyright1.
htm
Mail: azuz@inwind.it.
Gennaro Francione