Grandi manovre in preparazione delle elezioni del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma del Gennaio 2004
Vi sono notizie le quali hanno la caratteristica di passare inosservate
in quanto nessuno dei protagonisti, in realtà, vuole che delle stesse
si abbia conoscenza.
Si tratta, per lo più, di eventi apparentemente di scarso rilievo i quali,
ad una lettura sommaria, appaiono come di ordinaria amministrazione o di organizzazione
interna: a volte dietro di essi vi può essere la volontà di ottenere
un risultato diverso da quello pubblicamente dichiarato o di preparare quella
che scacchisticamente può essere definita la “prossima mossa”.
Se, quindi, comprensibile è il riservo del “manovratore” (o
presunto tale), meno lineare è il comportamento del destinatario passivo
dell’iniziativa, il quale avrebbe tutto l’interesse a dare alla stessa
quella pubblicità che gli consentirebbe di sventare l’attacco.
Quando anch’egli pubblicamente tace, ciò può essere per vari
motivi. Il primo, più semplice e più banale, è che anche
in autorevoli consessi vi sono menti più capaci di altre in determinati
giochi di potere e, quindi, il destinatario passivo si rende conto di ciò
che sta succedendo e, soprattutto, di come potrebbe reagire solo allorché
tutto si è già concluso.
Vi è poi il fatto che il cosiddetto “manovratore” è
quasi sempre un alleato, membro autorevole dello stesso consesso o associazione,
con il quale potrebbe essere pericoloso aprire un contenzioso ufficiale che
potrebbe far saltare l’alleanza, con rischi sicuramente maggiori per il
destinatario passivo.
Vi è infine l’umana passione per gli scacchi, che porta ad accettare
le sfide, con la speranza o l’illusione di essere capaci di preparare contromosse
e di riuscire a battersi in maniera paritaria.
Sono partite che logorano, specie chi ha accettato di vedersi ridotto il proprio
spazio di potere e non ha il coraggio di ribellarsi ufficialmente, temendo di
perdere di più e di ritrovarsi isolato.
Incominciano così i mugugni, le voci di corridoio, la calma apparente
che precede la tempesta. Nel silenzio si ode il rumore delle armi che vengono
preparate e si scorge il via vai degli ambasciatori che si destreggiano nel
tentativo di gettare le basi per nuove alleanze o per riscrivere i trattati
delle vecchie.
Passata l’ubriacatura dei telefax estivi e delle mega parcelle sportive
che aveva portato l’avvocatura romana al commissariamento ed al rinnovamento
di quasi tutti i volti all’interno del Consiglio dell’Ordine, cui
erano seguiti il taglio dei fondi a strutture portatrici di voti forensi nelle
quali il rinnovamento dei volti sarebbe stato impossibile o troppo dispendioso,
gli avvocati romani hanno sostanzialmente cessato di polemizzare tra di loro.
Armi gettate di fronte ad un avversario con troppo consenso o unanimismo di
convenienza?
Sicuramente è difficile combattere un avversario pieno di iniziative
che incontrano il favore degli iscritti e contro il quale non possono essere
lanciate accuse più o meno velate di disonestà. E ciò tanto
più allorché ci si trova di fronte ad uno studioso di strategie
elettorali con alle spalle una famiglia sana che non solo gli lascia il tempo
di dedicarsi alla cura delle public relations, ma coadiuva attivamente con lui.
Uomini di questo genere vengono quindi accusati, a torto o a ragione, di prevaricare
gli altri nella gestione del potere. Accuse che trovano origine (o risposta)
in altre, di cui alcune più o meno ufficiali, quali l’insufficiente
impegno di fronte alle necessità dell’istituzione o dell’associazione,
ed altre bisbigliate, quali potrebbe essere l’incapacità di assolvere
determinati incarichi.
Gli impegni elettorali dividono o rinsaldano le alleanze, a seconda dei rischi
che alcuni abbiano a “correre da soli” e della necessità di
fare “fronte comune” rispetto ad avversari appartenenti ad un entourage
diverso da quello degli alleati contendenti.
Le elezioni di primo grado per la Cassa Forense e quelle di secondo grado per
il Consiglio Nazionale Forense costituiscono da sempre una stanza di compensazione
per le ambizioni di avvocati autorevoli, i quali non hanno il tempo di ricercare
o la capacità di ottenere il numero dei voti necessari per essere eletti
consiglieri dell’Ordine romano.
Tuttavia l’impegno elettorale per la Cassa Forense è stato congelato
in dipendenza della proroga ministeriale alla attuale dirigenza, derivata dalla
approvazione del nuovo statuto che, riducendo giustamente il numero dei delegati,
ha creato i presupposti per una prorogatio ex lege della attuale dirigenza dell’ente
previdenziale.
Un’altra di quelle notizie alle quali non si è dato rilievo, malgrado
il lodevole dinamismo dell’attuale Presidente, avv. Maurizio de Tilla,
che ha portato la Cassa ad essere un ente, oltre che previdenziale, di servizi
per l’intera categoria professionale.
Considerato che le elezioni del componente romano del C.N.F. si terranno prima
di quelle per il Consiglio dell’Ordine (salvo approvazione della nuova
legge professionale e conseguente proroga di un anno di tutti i consigli forensi)
e che i “papabili” sono almeno cinque, di cui alcuni eletti in liste
diverse da quella capitanata dall’attuale presidente, avv. Federico Bucci,
è facile comprendere come la buona gestione e l’assenza di eventi
per i quali sia indispensabile costituire liste contrapposte abbiano rafforzato
la figura del Presidente all’interno del Consiglio dell’Ordine romano.
Con una maggioranza impensabile due anni or sono, il 19 Dicembre 2002, il Consiglio
ha riorganizzato sia l’attività dei procedimenti disciplinari che
di alcune competenze riferibili alla propria segreteria, rafforzando di fatto
il controllo e la figura del presidente ed eliminando, di fatto, quella sorta
di dualismo istituzionale con il Consigliere Segretario, avv. Domenico Condello.
Un tentativo di revisione della decisione ha trovato il consenso del solo Consigliere
Tesoriere, avv. Carlo Testa.
Alcuni recenti articoli apparsi sul sito internet Foro Europeo, diretto dall’avv.
Condello, quali “ La calunnia è un venticello ...” o “Caccola,
Caccolone. Le possibili definizioni” ricordano tanto la pantomima degli
scherzi e degli equivoci tra il Presidente della A.S. Roma, Franco Sensi, ed
il suo allenatore, Fabio Capello.
Tutto lascia quindi pensare che le prossime elezioni del Consiglio dell’Ordine
riserveranno qualche sorpresa nelle liste, ma le smentite, in queste partite
a scacchi, sono sempre possibili.
Romolo Reboa
avvocato del Foro di Roma