Il fenomeno dell'abusivismo
edilizio a Roma: il nuovo condono edilizio
Un’area grande due
volte Firenze. E’
la stima dell'ACER,
l’Associazione dei
costruttori edili romani,
dell'abusivismo nella Capitale.
Qualcosa come 80
milioni di metri cubi, relativi
a 562.000 vani.
Il fenomeno dell'abusivismo
edilizio non riguarda
certo soltanto Roma, anche
se qui produce un effetto
speciale. Per Milano
si potrebbe indicare un'area
due volte Brescia, per
Napoli un’area due volte
Bari. E così continuando
a fotografare la situazione
nelle cento città d'Italia.
A fronte di questi dati, il
Parlamento ha approvato
un nuovo condono edilizio
all'interno dei provvedimenti
una tantum della
manovra finanziaria
2004, proposta dal Governo
Berlusconi. Non
piace praticamente a nessuno,
ma servirà secondo
le intenzioni del premier,
a non fare aumentare le
tasse. Servirà a «non mettere
le mani nelle tasche
degli italiani», così come
piace definire questa scelta
ai membri del governo.
Ma quanto hanno fruttato
all'erario tutti i condoni
della storia repubblicana?
Un raccolto di 26 miliardi
di euro, circa 50 mila miliardi
di vecchie lire, dal
‘73 a oggi. E il calcolo,
compiuto dall'Agenzia
delle Entrate, non tiene
conto dell'ultima sanatoria.
La storia dei condoni parte
con quello del governo
Rumor nel 1973, basato
sulla riforma fiscale del
repubblicano Bruno Visentini.
Per chiudere con
il passato e anche per far
cassa, l'esecutivo diede
vita a una operazione che
riscosse un clamoroso
successo. Furono due milioni
700 mila i contribuenti
e le imprese che
aderirono e il gettito ammontò
a 3 mila miliardi
di lire dell'epoca. Era un
introito eccezionale, se si
considera che l'importo
complessivo delle entrate
fu quell'anno di circa 20
mila miliardi. Il più grande
condono, tuttavia, fu
quello di Formica, che
partì nel 1982 e fu più
volte riaperto durando
due anni con un gettito
globale di 11 mila miliardi
di lire. Sempre Formica
nel '91, replicò l'operazione
che si attestò a 6
mila 500 miliardi. L'ultima
sanatoria prima di
quella attuale risale al governo
Dini: un condono
edilizio, che fruttò solo 5
mila miliardi di lire. Secondo
verdi, postcomunisti
e sindacalisti «a Roma
e nel Lazio l’abusivismo
edilizio ha prodotto negli
anni danni enormi al patrimonio
ambientale e alle
città: i condoni edilizi
non dovrebbero avere più
cittadinanza». Il condono
è una misura «inefficace
e pericolosa», anche secondo
il sindaco di Roma,
Walter Veltroni e
«non può che preoccupare
e allarmare chi ogni
giorno è impegnato sul
territorio contro l'abusivismo
e per il rispetto delle
regole». Ma la posizione
più «inaspettata» giunge
dal presidente della Regione
Lazio. «Mi preoccupa
questo condono edilizio
- afferma Francesco
Storace - e non ho capito
quali buchi deve tappare
questa manovra. Abbiamo
portato la questione
in giunta e unanimemente
abbiamo dato mandato all'Avvocatura
regionale di
preparare il ricorso alla
Corte costituzionale».
Storace ha spiegato i motivi
del suo no al condono:
«è sicuramente un
danno per il territorio,
però se ci fosse un ristoro
economico, lo si potrebbe
anche spiegare alla gente:
puoi costruire case, strade,
infrastrutture, etc.
Con questa finanziaria,
invece - ha spiegato il governatore
del Lazio - non
vediamo alcun ritorno;
diventa perciò difficilmente
spiegabile al cittadino
cosa comporti questa
misura». Berlusconi e
Tremonti non possono
ancora avere la certezza
che il loro condono edilizio
abbia successo, ma un
«miracolo» già lo hanno
compiuto: il ricorso di
Storace avrà l'appoggio
anche della sinistra.
DI Gianluca Gioia