Il 29 settembre il Governo
ha approvato
contestualmente alla
Finanziaria 2004 un decreto
recante «Disposizioni
urgenti per favorire
lo sviluppo e per la correzione
dell'andamento
dei conti pubblici», contenente anche la riduzione del
coefficiente
moltiplicatore che consentiva
un trattamento straordinario
di integrazione salariale
e pensionamento
anticipato per i lavoratori
esposti all’amianto.
Il 29 settembre il Governo
ha approvato
contestualmente alla
Finanziaria 2004 un decreto
recante «Disposizioni
urgenti per favorire
lo sviluppo e per la correzione
dell'andamento
dei conti pubblici».
Si tratta del decreto 269,
il cosiddetto «decretone
», che contiene un articolo
il quale ha scatenato
la dura protesta di molti
lavoratori e dei sindacati:
il 47, peraltro rettificato
in maniera peggiorativa
poco dopo la sua approvazione,
intitolato «Benefici
previdenziali ai lavoratori
esposti all’amianto
».
Quali siano i benefici
non si sa, visto che il paragrafo
riduce un coefficiente
moltiplicatore previsto
da una legge del
1992 (la 257) da 1,5 a
1,25. Che significa? L’articolo
13 della legge 257
(«Norme relative alla
cessazione dell’impiego
dell’amianto») prevedeva
un trattamento straordinario
di integrazione salariale
e pensionamento
anticipato per i lavoratori
esposti all’amianto. Al
comma 8, si era stabilito
che «ai fini del conseguimento
delle prestazioni
pensionistiche, i periodi
di lavoro soggetti all'assicurazione
obbligatoria
contro le malattie professionali
derivanti dall'esposizione
all'amianto
gestita dall'INAIL quando
superano i 10 anni sono
moltiplicati per il
coefficiente di 1,5».
Il decretone ha, come
detto, diminuito tale
coefficiente introducendo
anche un’altra novità negativa:
il coefficiente si
deve applicare ora «ai
soli fini della determinazione
dell’importo delle
prestazioni pensionistiche
e non della maturazione
del diritto di accesso
alle medesime».
Come se non fosse già
sufficiente tutto ciò, il
Governo ha pensato bene
di concedere i benefici
previsti dall’articolo 13
della legge del 1992
«esclusivamente ai lavoratori
iscritti all'assicurazione
obbligatoria contro
le malattie professionali,
gestita dall'INAIL, che
per un periodo non inferiore
a 10 anni, sono stati
esposti all’amianto in
concentrazione media
annua non inferiore a
100 fibre/litro come valore
medio su otto ore al
giorno». Facile pensare
che molte persone abbiano
svolto anche una piccola
parte della giornata
lavorativa fuori da ambienti
in cui erano esposti
all’amianto, pur avendo
corso i medesimi rischi
degli altri ed essendo
soggetti oggi ai medesimi
problemi dei loro
colleghi. E’ logico che,
purtroppo, sia necessario
in un modo o nell’altro
un limite alla concessione
di benefici, se non altro
per evitare abusi, ma
quello stabilito nell’articolo
47 sembra veramente
eccessivo. Inoltre il risparmio
per le casse dell’esecutivo
è minimo.
Nonostante le vaghe promesse
della maggioranza
di risolvere la questione
(con emendamenti della
maggioranza bocciata…
dalla stessa maggioranza
nell’apposita commissione!),
i sindacati non hanno
esitato ovviamente a
protestare contro l’articolo
47 del decretone.
CGIL CISL e UIL hanno
richiesto «la soppressione
dell’articolo 47, considerando
‘una commedia
indecente’ quella che
è stata giocata dal Governo
e dalla maggioranza
sulla pelle dei lavoratori
e solo per fare cassa
».
Più o meno sulla stessa
linea l’UGL: «Le norme
sui benefici previdenziali
dei lavoratori esposti all'amianto,
previste dal
Governo con il decreto
269, devono essere modificate
perché rappresentano
una grave disuguaglianza
sociale e una
penalizzazione lavorativa
pesante che non possiamo
accettare - ha sostenuto
Renata Polverini,
vice segretario generale
dell’UGL - un’ingiustizia
che intendiamo contrastare
in ogni modo».