Amianto, pericoloso come certe norme
Date: Tuesday, February 08 @ 15:41:47 CET
Topic: 2003


Il 29 settembre il Governo ha approvato contestualmente alla Finanziaria 2004 un decreto recante «Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici», contenente anche la riduzione del coefficiente moltiplicatore che consentiva un trattamento straordinario di integrazione salariale e pensionamento anticipato per i lavoratori esposti all’amianto.



Il 29 settembre il Governo ha approvato contestualmente alla Finanziaria 2004 un decreto recante «Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici».
Si tratta del decreto 269, il cosiddetto «decretone », che contiene un articolo il quale ha scatenato la dura protesta di molti lavoratori e dei sindacati: il 47, peraltro rettificato in maniera peggiorativa poco dopo la sua approvazione, intitolato «Benefici previdenziali ai lavoratori esposti all’amianto ».
Quali siano i benefici non si sa, visto che il paragrafo riduce un coefficiente moltiplicatore previsto da una legge del 1992 (la 257) da 1,5 a 1,25. Che significa? L’articolo 13 della legge 257 («Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto») prevedeva un trattamento straordinario di integrazione salariale e pensionamento anticipato per i lavoratori esposti all’amianto. Al comma 8, si era stabilito che «ai fini del conseguimento delle prestazioni pensionistiche, i periodi di lavoro soggetti all'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall'esposizione all'amianto gestita dall'INAIL quando superano i 10 anni sono moltiplicati per il coefficiente di 1,5».
Il decretone ha, come detto, diminuito tale coefficiente introducendo anche un’altra novità negativa: il coefficiente si deve applicare ora «ai soli fini della determinazione dell’importo delle prestazioni pensionistiche e non della maturazione del diritto di accesso alle medesime».
Come se non fosse già sufficiente tutto ciò, il Governo ha pensato bene di concedere i benefici previsti dall’articolo 13 della legge del 1992 «esclusivamente ai lavoratori iscritti all'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, gestita dall'INAIL, che per un periodo non inferiore a 10 anni, sono stati esposti all’amianto in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno». Facile pensare che molte persone abbiano svolto anche una piccola parte della giornata lavorativa fuori da ambienti in cui erano esposti all’amianto, pur avendo corso i medesimi rischi degli altri ed essendo soggetti oggi ai medesimi problemi dei loro colleghi. E’ logico che, purtroppo, sia necessario in un modo o nell’altro un limite alla concessione di benefici, se non altro per evitare abusi, ma quello stabilito nell’articolo 47 sembra veramente eccessivo. Inoltre il risparmio per le casse dell’esecutivo è minimo.
Nonostante le vaghe promesse della maggioranza di risolvere la questione (con emendamenti della maggioranza bocciata… dalla stessa maggioranza nell’apposita commissione!), i sindacati non hanno esitato ovviamente a protestare contro l’articolo 47 del decretone.
CGIL CISL e UIL hanno richiesto «la soppressione dell’articolo 47, considerando ‘una commedia indecente’ quella che è stata giocata dal Governo e dalla maggioranza sulla pelle dei lavoratori e solo per fare cassa ».
Più o meno sulla stessa linea l’UGL: «Le norme sui benefici previdenziali dei lavoratori esposti all'amianto, previste dal Governo con il decreto 269, devono essere modificate perché rappresentano una grave disuguaglianza sociale e una penalizzazione lavorativa pesante che non possiamo accettare - ha sostenuto Renata Polverini, vice segretario generale dell’UGL - un’ingiustizia che intendiamo contrastare in ogni modo».







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