Essere genitori
Date: Monday, February 14 @ 00:00:00 CET
Topic: 2004


Quanti anni prima di capire questo messaggio



Quanto, la trasformazione della realtà, costantemente in movimento, sia di fatto da noi stessi per primi sempre negata.
Quanto, la paura della trasformazione, ci faccia legare a cose vuote di passioni ma dense di obblighi e di rituali, e come molto spesso tutta la nostra vita sia un susseguirsi di liturgie dove l’emozione è un ospite sgradito, ed accettato solo a parole.
La paura di trascorrere, di mutare stadio, di capire se stessi, il difficile compito di sbrogliare la matassa delle emozioni della nostra infanzia, di conoscere e di comprendere, profondamente, le scintille che ci creano le emozioni.
A quali stimoli esse siano legate e come il lato inconscio delle emozioni sia senza eguale, perché composto di quella prima sensazione, di quell’imprinting, che si è affermato nel nostro Io fanciullo.
Se tutto questo è dimostrato, al di là di mere ipotesi, da una copiosa letteratura scientifica, allora perché non immaginare un corso di sostegno, di ausilio alla vita di coppia, quando sia in arrivo un bimbo.
Il miracolo della vita dell’uomo, la sua futura serenità, ed il suo vivere in un purgatorio od in un inferno emotivo, sono legati agli esseri che gli hanno dato la vita.
La genesi esperienziale nell’uomo non è legata solo al riconoscimento della realtà ed all’apprendimento delle tecniche di sopravvivenza, come per gli animali, ma comprende anche, e soprattutto, le modalità di riconoscimento dell’affetto nel suo futuro ripresentarsi.
Ed una coppia genitoriale, attraversata da turbamenti getterà le basi per gli stress affettivi dei figli.
Tali turbamenti sono assolutamente slegati all’evento della separazione e sono costituiti dall’incapacità di dare quel genuino riconoscimento, quell’affetto regalato al figlio perché effettivamente desiderato, a quell’incapacità di far sentire il bimbo al suo posto, degno del suo status, quel non difenderlo da cose ed emozioni che non appartengono alla sua età (adultizzazione, complesso dell’infermiera).
La mancanza di questi scambi emozionali, veramente vissuti e comunicati per via empatica e comportamentale al figlio, e non solo ripetute con mere fasi che celebrano la famiglia, potranno sviluppare nel successivo adulto comportamentalità compulsive alle quali non potrà sottrarsi, e che saranno tanto più difficili da risolvere, tanto più profondamente rimosse (dal bambino per sopravvivere ed adattarsi).
La società, da che mondo è mondo, quasi inconsciamente si è resa conto di come la figura della famiglia “mulino bianco” sia un’utopia, e quindi si è difesa, proprio per meglio tutelare la sua stessa essenza, sviluppando una serie di patti, contratti, giuramenti, che vanno e durano, oltre la vita affettiva di una coppia, come se la tutela di questa, “formalmente” in vita, sia l’unica tutela da poter dare ai bimbi.
Certo, nessuno si nasconde le difficoltà nell’operare una consapevolizzazione sociale del mondo familiare su vasta scala, ma il negare ogni approccio al problema spostando le aree di intervento su tematiche formalistico-obbligatorie, o sviluppare dissertazioni sulla necessità della presenza della diade genitoriale nella vita del minore, senza per altro far nulla affinché gli adulti comprendano meglio cosa significhi quell’ “esser genitori”, è colpevolmente miope.
Forse il turbamento comportamentale, la difficoltà nel saper vivere ed affrontare le emozioni, quella paura di soffrire che attraversa, come un brivido, la nostra società del benessere, è indotta proprio perché operare per la sua soluzione significherebbe avere esseri umani meno influenzabili, e più capaci di decidere in via autonoma.
Non può sfuggire a nessuno la circostanza che l’ansia e la paura ci impongono dei comportamenti sempre più omologanti ed omologati, mentre la serenità ed una maggior consapevolezza ci consente di scegliere ciò che effettivamente si vuole: la compagna od il compagno di una vita, un lavoro e la scelta di un “modo di vivere” più equilibrato, a misura d’uomo appunto!

di Giorgio Vaccaro
Avvocato del Foro di Roma, Presidente del Circolo Psicogiuridico







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