«Proroga di termini e disposizioni urgenti ordinamentali
». Ovvero: «qualcuno» non fa il suo lavoro
Se ci fosse un nesso tra le materie, nella cui regolamentazione
si sono prorogati i termini, potremmo
pensare a qualche motivo contingente che ha spinto
alla emanazione del decreto di proroga, o richiesto tempi
più lunghi per l'attuazione di qualche provvedimento inerente
la materia stessa. Tuttavia, tra l'Ordine dei ragionieri
e l'incremento delle razze equine non sembra esserci
un nesso, come pure tra l'autotrasporto di merci e i consorzi
agrari, o tra la coltivazione di idrocarburi e la riqualificazione
urbana della città di Palermo. Sembra piuttosto,
questa proroga generale, dettata da motivi familiari:
«Ne riparliamo a febbraio prossimo, che ci ho mia figlia
che si sposa …». Spicca soltanto, in questa sonnacchiosa
dilazione di tempi, l'urgenza dettata dall'articolo 18, che
rende valido il decreto dal giorno successivo alla sua
pubblicazione. Di fronte a un gran numero di proroghe
che dovessero diventar costume, c'è il rischio che il Parlamento
venga preso per stanchezza, e distrattamente
possa passare, tra decine di proroghe, una che reciti così:
«Il mandato al governo Berlusconi è prorogato al 2023».